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Bankitalia, in Sicilia perduti trentaquattromila posti di lavoro

Bankitalia, in Sicilia perduti trentaquattromila posti di lavoro

Bankitalia, in Sicilia perduti trentaquattromila posti di lavoro

di Patrizia Penna -

PALERMO - “Caro presidente, ci permettiamo di insistere. Bankitalia conferma le nostre preoccupazioni. E' ora di innescare il turbo e mettere a fuoco assieme indirizzi e priorità per ripartire al volo quando Bruxelles e Roma sbloccheranno i soldi del Recovery plan”. Così Sebastiano Cappuccio, segretario della Sicilia, all’indirizzo di Palazzo d’Orleans, dopo l’uscita della nota congiunturale sull’economia regionale elaborata dalla Banca d’Italia.

Lo studio dell’Istituto di via Cavour segnala tra l’altro che la Sicilia, nel primo semestre di quest’anno, ha perso 34 mila posti di lavoro rispetto a un anno fa: -2,5 per cento, -1,7 la media Italia; che il tasso di occupazione per la popolazione tra 15 e 64 anni è sceso di 0,7 punti attestandosi al 39,8 per cento. E che quest’anno, nel secondo trimestre, il tasso di attività per la popolazione tra 15 e 64 anni ha toccato il minimo storico: 47,1 per cento.

“Insomma, rischiamo una debacle”, rimarca Cappuccio, ricordando che “proprio la Regione nella nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza regionale per il 2021-2023, parlando di ‘sfida epocale’ che la Sicilia ha di fronte, fa appello a uno ‘sforzo corale’ a istituzioni, professioni e forze sociali”.

“Quelle parole - rileva la Cisl - finora non hanno avuto seguito nonostante le ripetute richieste del sindacato di poter dare il proprio contributo affinché la Sicilia riesca a uscire dal tunnel in cui anche il Covid l'ha cacciata”.
“Al presidente Musumeci - si legge nella nota del sindacato - se mai riusciremo a sederci allo stesso tavolo, desidereremmo dire che, per quanto ci riguarda, in cima all’agenda degli interventi vanno messe le politiche per il lavoro, le infrastrutture, la scuola, la sanità e l’inclusione sociale. Non servono mille progetti, non serve disperdere in mille rivoli le risorse su cui si potrà far leva. Né servono sterili contrapposizioni o facili scaricabarile”. "I dati di Bankitalia sull'economia dell'Isola fotografano una situazione disastrosa". Così Giuseppe Lupo capogruppo del Pd all'Ars commenta i dati di Bankitalia sull'andamento economico in Sicilia nel secondo semestre del 2020.

"Il governo regionale - aggiunge - non ha fatto nulla per scongelare gli aiuti e dare ossigeno alle imprese con i fondi previsti nella finanziaria dello scorso aprile. A distanza di sette mesi le aziende aspettano ancora i 125 milioni del Bonus Sicilia, una misura che avrebbe dovuto rappresentare un'opportunità mancata che si è rivelata solo una delusione. Il turismo è in ginocchio mentre i 45 milioni per l'attivazione del programma See Sicily, che avrebbero potuto incidere positivamente sulla stagione turistica, sono ancora fermi. Il presidente Musumeci esca dal suo isolamento e si confronti con forze parlamentari e parti sociali sulla programmazione del 'Recovery Fund'".

Vediamo adesso alcuni dei dati più significativi emersi dal documento presentato ieri

Persi 34mila posti di lavoro, penalizzate donne e autonomi
Sul mercato del lavoro siciliano le ripercussioni dell’emergenza sanitaria sono state rilevanti soprattutto nel secondo trimestre del 2020. La riduzione dell’occupazione, notano gli analisti, ha interessato in particolare le donne, gli autonomi e chi lavorava con contratto a tempo determinato; il blocco dei licenziamenti e il ricorso alla Cassa integrazione guadagni hanno attenuato l’impatto sull’occupazione permanente. Nel corso del primo semestre la forte riduzione di assunzioni con contratto a termine ha pesato sulla marcata flessione delle attivazioni nette di posizioni di lavoro dipendente nel settore privato. Il numero di occupati, nella media del semestre, si è ridotto di circa 34.300 unità rispetto allo stesso periodo del 2019 (-2,5 per cento); il calo è in linea con quanto avvenuto nel Mezzogiorno (-2,6 per cento) ma è stato più intenso rispetto al dato medio italiano (-1,7 per cento).
Nello stesso periodo sono diminuite significativamente sia le ore lavorate per addetto sia quelle complessive. Il tasso di occupazione per la popolazione tra 15 e 64 anni è sceso di 0,7 punti percentuali, al 39,8 per cento (di 0,8 nel Mezzogiorno e nella media nazionale, rispettivamente al 43,6 e 58,0 per cento).

Tasso di attività al 47,1%, minimo storico
Nel secondo trimestre del 2020 il tasso di attività in Sicilia ha raggiunto il minimo storico a quota 47,1%- è uno dei dati contenuti nella nota congiunturale sull’economia regionale diffusa oggi dalla Banca d’Italia.
“Nella media del primo semestre dell’anno le forze di lavoro sono calate sensibilmente rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-7,1 per cento)”, si legge nell’analisi, “e nel secondo trimestre il tasso di attività per la popolazione tra 15 e 64 anni ha raggiunto il suo minimo storico (47,1 per cento). La minore partecipazione al mercato del lavoro si è riflessa in una riduzione del tasso di disoccupazione, che è risultato pari al 17,3 per cento nella media dei primi due trimestri del 2020 (-3,8 punti percentuali rispetto al periodo corrispondente del 2019)”.

Sostegno al reddito per 275mila famiglie, il 13,7% del totale
Sono circa 275 mila le famiglie siciliane (il 13,7% del totale) che ricevono il reddito di cittadinanza o il reddito di emergenze, misure di sostegno che hanno permesso di “tenersi a galla” nel 2020 caratterizzato dalla pandemia e dall’erosione del reddito disponibile causato dalla pandemia. I dati sul reddito di cittadinanza sono in aumento rispetto allo scorso anno.
Secondo i dati più recenti dell’Inps, notano gli analisti della Banca, in Sicilia i nuclei familiari che tra gennaio e settembre 2020 hanno usufruito del Reddito di cittadinanza per almeno un mese sono circa 230.000, in aumento rispetto allo scorso anno e pari all’11,5 per cento delle famiglie residenti in regione (erano l’8,5 nel 2019); sono cresciuti lievemente anche l’incidenza sul totale italiano dei beneficiari (al 18,0 per cento dal 17,7 nel 2019) e l’importo medio mensile erogato (622,3 euro per famiglia; 570,0 la media italiana). Mentre le famiglie che hanno sperimentato condizioni di disagio a causa dell’emergenza epidemiologica hanno potuto contare su uno strumento straordinario di sostegno al reddito, il Reddito di emergenza. In base agli ultimi dati dell’Inps aggiornati all’8 ottobre e riferiti al 31 luglio, i nuclei che in regione hanno usufruito della misura sono pari a circa 44.500 (il 2,2 per cento delle famiglie residenti in regione e il 15,3 per cento delle famiglie beneficiarie in Italia), per un importo medio di 582,9 euro per nucleo (557,7 euro il valore medio nazionale).

Edilizia, compravendite residenziali -26,1%
Nel primo semestre del 2020 l’attività edilizia si è nettamente ridotta, con un calo delle ore lavorate di oltre un quarto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il livello di attività, particolarmente basso nei mesi primaverili a seguito del blocco della maggior parte dei cantieri in risposta al diffondersi della pandemia, spiegano gli analisti, è risalito nei mesi estivi pur risultando ancora inferiore a quello dell’anno precedente. Le compravendite residenziali si sono ridotte del 26,1 per cento nel primo semestre del 2020. Il calo, più marcato nel secondo trimestre dell'anno, è stato più accentuato rispetto alla media nazionale e ha interessato con un’intensità analoga tutte le province siciliane. Anche le compravendite di immobili non residenziali si sono ridotte di circa un quarto nei primi sei mesi dell'anno. Secondo le elaborazioni su un ampio insieme di annunci presenti sulla piattaforma digitale Immobiliare.it riferiti ai capoluoghi di provincia, il numero di abitazioni messe in vendita e l’attività di ricerca online da parte dei potenziali acquirenti, crollati nel bimestre marzo-aprile, nei mesi successivi hanno gradualmente recuperato, portandosi nel periodo maggio-settembre su livelli in linea con quelli dell’anno precedente.

Pil, in Sicilia perdita meno grave che nel resto d'Italia
La crisi economica ingenerata dal Coronavirus comporterà un calo del Pil inferiore in Sicilia rispetto al resto di Italia. Mentre a livello nazionale la perdita si attesta tra il 9 e il 10% in Sicilia dovrebbe fermarsi al -8%.
Lo dicono diversi dati di osservatori economici, non ultimo la Nadefr del governo della Regione, e sono confermate anche dagli analisti della sezione regionale della Banca di Italia. "La struttura economica siciliana ha fatto si che ha risentito meno del blocco produttivo di marzo e aprile perché molte attività erano ritenute essenziali", spiegano, "e non hanno risentito del blocco come l'agroalimentare come il settore pubblico, due settori che hanno anche un peso superiore rispetto al valore aggiunto del resto d'Italia". "Rimane comunque la crisi più pesante dal dopo guerra ad oggi", aggiungono dalla sede regionale.

Si ferma aumento del credito alle famiglie siciliane
La diffusione dell'epidemia ha avuto ripercussioni anche sulla dinamica del credito alle famiglie consumatrici siciliane: nel primo semestre del 2020 la crescita dei finanziamenti erogati da banche e società finanziarie si è quasi azzerata, dal 3,1 per cento di dicembre 2019. Il tasso di crescita del credito al consumo è diminuito dal 6,9 all'1,1 per cento; vi ha inciso sia il ridimensionamento della spesa delle famiglie siciliane sia l'inasprimento dei criteri di offerta praticati dalle banche. Tra le principali tipologie di finanziamento si sono ridotti i prestiti personali, che rappresentano circa la metà del totale del credito al consumo, e quelli connessi all'utilizzo delle carte di credito; le operazioni di cessione del quinto e, in misura più lieve, i finanziamenti finalizzati all'acquisto di autoveicoli hanno continuato a fornire un contributo positivo alla crescita.

Erogazione nuovi mutui -20%
La contrazione delle compravendite si è riflessa sulla domanda di prestiti finalizzati all'acquisto di abitazioni: nel primo semestre dell'anno le erogazioni di nuovi mutui, al netto di surroghe e sostituzioni, si sono ridotte di circa il 20% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Le condizioni di finanziamento si confermano favorevoli: alla fine del secondo trimestre dell'anno in corso il Taeg medio sui nuovi finanziamenti è ulteriormente diminuito all'1,67 per cento (era 1,83 alla fine del 2019). A fronte di un differenziale di costo tra i finanziamenti a tasso fisso e quelli a tasso variabile negativo per il terzo trimestre consecutivo, si è accentuata la preferenza delle famiglie per i contratti a tasso fisso che a giugno rappresentavano oltre i due quinti del totale delle consistenze.

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