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Consorzi di bonifica, quella riforma eterna incompiuta

Consorzi di bonifica, quella riforma eterna incompiuta

Consorzi di bonifica, quella riforma eterna incompiuta

di Michele Giuliano -

PALERMO - I consorzi di bonifica sono ancora un progetto in divenire che non riesce a trovare compimento. A riportarli alla ribalta, qualche giorno fa, è stato Vincenzo Figuccia, deputato regionale dell’Udc: “Occorre un riordino complessivo della norme che regolano il funzionamento dei Consorzi di Bonifica e del personale assegnato - dichiara - . Le scelte politiche regionali possono imprimere una svolta anche sull’indotto che gravita nel settore agroalimentare. Le norme vigenti necessitano una revisione per far garantire ai Consorzi di bonifica un servizio efficace ed efficiente”.

Di fatto, ad oggi è passato un anno dall'individuazione di una cabina di regia assessoriale, che aveva come obiettivo la chiusura dei contenziosi accumulati dai Consorzi siciliani e l'apertura del turnover per tutto il personale operaio stagionale, per cui non si è fatto ancora nulla.

Unico percorso avviato – sottolinea il segretario regionale del Sifus Confali, Ernesto Abate - è la riqualificazione del personale a tempo indeterminato. Per queste ragioni il Sifus ha sensibilizzato la deputazione regionale nelle persone del deputato dell'Udc Vincenzo Figuccia e del Presidente dell'Assemblea Gianfranco Miccichè, che si è assunto l'impegno di trattare l'argomento per trovare la migliore soluzione”.

Il processo di riforma va avanti ormai da parecchio tempo, di cui si è cominciato a discutere alla fine degli anni Novanta, ma poco è stato fatto. “La riforma sui consorzi di bonifica, una volta che è stata approvata dalla giunta regionale di governo, è passata all’Ars - precisa l'assessore regionale all'Agricoltura Edy Bandiera -. Il testo è stato approvato ed ha superato il vaglio della III commissione Attività produttive, ora invece si trova in commissione Bilancio per le dovute verifiche e soprattutto perchè poi possa approdare in parlamento per la discussione definitiva e l'eventuale approvazione. Quindi possiamo dire che prosegue e continua l'iter della riforma”.

Negli anni sono anche aumentati i dirigenti all'interno dei Consorzi di bonifica con un aumento dei costi di circa 400 mila euro annui: da 1,7 milioni l'anno si arriva oggi a 2,1, sulla base di quanto ricavato andando a spulciare la sezione on line dell'amministrazione trasparente dei rispettivi consorzi. Sostanzialmente invariato il personale, con qualche diminuzione di unità che è praticamente quasi fisiologica: rimane un “esercito” di più di 2 mila persone, tra tempo indeterminato, precari e stagionali, i quali costano altri 73,2 milioni di euro l'anno. E in mezzo al marasma burocratico, il lavoro da fare rimane indietro, e il fatto che tra condotte colabrodo e altre problematiche tecniche oggi si riescono ad irrigare appena 61 mila ettari dei 176 potenziali. Insomma, tanto spreco di risorse finanziare per un sistema che, è proprio il caso di dirlo, fa acqua da tutte le parti.

Il quadro che ne viene fuori è veramente critico. Gli agricoltori sono in ginocchio e costretti a pagare per un servizio che non è per nulla parametrato sulle loro esigenze. Già nel 2018 erano state presentate delle ulteriori proposte di modifica da apportare alla legge al fine di migliorarne la funzionalità dei Consorzi, rappresentando, in particolare, l’esperienza della Cooperativa “Consorzio irriguo Jato”, che ha gestito la distribuzione dell’acqua nel comprensorio irriguo per oltre 30 anni.

Il ‘modello’ democratico di gestione che fu della Cooperativa è stato proposto quale uno degli strumenti della nuova legge attraverso il quale distribuire l’acqua nei grandi comprensori irrigui della Sicilia. Una soluzione, l’ultima proposta in un disegno di legge regionale, è la costituzione di un solo Consorzio di bonifica in tutta la Sicilia: meno strutture di governance e più servizi.

Nascerà, così come prevede il testo, un unico Consorzio, articolato in quattro comprensori territoriali, con l'obiettivo di restituire agli agricoltori uno strumento efficiente attraverso, anzitutto, un aumento significativo della superficie irrigua. Un obiettivo, questo, da raggiungere grazie a un capillare ammodernamento delle reti per le quali non si fanno investimenti da oltre un decennio e che potrà portare un incremento del reddito in agricoltura di circa un miliardo di euro.

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