Nei primi nove mesi del 2025, la Sicilia registra una delle peggiori performance italiane in tema di export, con una diminuzione del 5,1% rispetto allo stesso periodo del 2024. La contrazione complessiva delle Isole arriva al 7,3%, con un impatto negativo significativo sull’export nazionale. In valore indica il calo degli euro effettivamente incassati, mentre tendenziale confronta periodi identici: gennaio-settembre 2025 vs gennaio-settembre 2024.
Settori in calo: il peso del petrolio
Il settore più colpito è quello dei prodotti petroliferi raffinati, con un crollo del 19,11%. Questo comparto, molto rilevante soprattutto nell’area industriale di Siracusa, contribuisce a sottrarre 1,1 punti percentuali alla crescita nazionale dell’export.
Anche chimica, farmaceutica, tessile e estrazione mineraria mostrano una flessione significativa, spiegando in parte il calo complessivo dell’export siciliano.
Settori in crescita: moda, agricoltura e agroalimentare
Non tutto è negativo. Alcuni comparti registrano aumenti rilevanti:
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Abbigliamento: +40,51%
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Agricoltura, silvicoltura e pesca: +13,77%
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Alimentare, bevande e tabacco: +11,92%
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Articoli in gomma e materie plastiche: +11,73%
Questi risultati mostrano che la Sicilia ha economie diverse, alcune in difficoltà e altre in piena espansione.
Confronto con il resto d’Italia
A livello nazionale, l’export cresce del 3,6%, con forti differenze regionali:
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Centro Italia: +14,3% (Toscana +20,2%, Lazio +14%)
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Nord Italia: +1,9%
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Sud senza Isole: +3,2%
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Sud e Isole (terzo trimestre 2025): -0,9%
La Sicilia appare così particolarmente vulnerabile a causa della forte dipendenza dal settore petrolifero.
Strategia per il futuro dell’export siciliano
La lezione principale è chiara: diversificare l’economia e valorizzare i settori in crescita è fondamentale. Solo consolidando le filiere emergenti e riducendo la dipendenza dal petrolio, la Sicilia potrà sviluppare un export stabile e resistente ai cambiamenti dei mercati globali.
di Michele Giuliano
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