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Famiglie siciliane costrette a spendere sempre di più per le spese obbligate

Famiglie siciliane costrette a spendere sempre di più per le spese obbligate

Famiglie siciliane costrette a spendere sempre di più per le spese obbligate

PALERMO - Le famiglie siciliane sono costrette a spendere sempre di più per quelle che sono spese essenziali – affitto, manutenzioni e riparazioni, bollette – e a dover centellinare le altre spese.

I dati raccolti dall’Istat, negli anni che vanno dal 2011 al 2019, raccontano un trend in continua ascesa per moltissime categorie di spesa. E la situazione è anche peggiorata se si considera che negli anni successivi al 2019 è scoppiata una pandemia e la guerra i Ucraina, con l’inflazione che sta galoppando a ritmi forsennati.

Numeri che quindi ancora non sono stati influenzati da quella che poi sarebbe stata la pandemia, e la crisi ulteriormente aggravata dalla successiva guerra in Ucraina. Le cifre più alte, in questo dossier decennale dell’Istat, si registrano in Sicilia in ciò che riguarda la casa: dal 2011 è stata una continua crescita fino al 2019, con un aumento dell’8,20%, che si traduce in un miliardo e 300 milioni di euro spesi in più in un solo anno, su un totale 17 miliardi.

Altre percentuali importanti riguardano le bevande alcoliche e i tabacchi, che crescono del 9,6%, e 348 milioni di euro spesi in più nel 2019, su quasi 4 miliardi di euro. Anche alimenti e bevande non alcoliche crescono del 5,56%, e una spesa aggiuntiva di 645 milioni di euro.

La categoria che segna, in percentuale, il maggior aumento è la sanità che cresce dell’11,56%, e 229 milioni di euro spesi in più su più di 2 miliardi. Tra le spese non essenziali, invece, forte aumento della spesa per alberghi e ristoranti, che crescono del 14,96%: 719 milioni di euro su 5 miliardi e mezzo di euro. In crescita anche le spese per i trasporti, in aumento del 5,68%: 465 milioni di euro su un totale di 8 miliardi e mezzo di euro. In discesa, invece, le spese per le comunicazioni (servizi postali, apparecchiature e materiale telefonico, servizi telefonici), che scendono del 19,44%, con una riduzione di 328 milioni di euro e una spesa totale di 1,358 miliardi di euro; diminuiscono anche le spese per vestiario e calzature, per cui l’Istat, nel 2019, rispetto al 2011, segna una contrazione in negativo del 4,60%, e un taglio di 218 milioni di euro su un totale finale di 4 miliardi e mezzo di euro.

Cesura importante anche per la spesa relativa a mobili, articoli e servizi per la casa (mobili, tappeti e articoli di arredamento, prodotti tessili per la casa, elettrodomestici ed altri apparecchi per la casa, cristalleria vasellame e utensili, strumenti e attrezzi per la casa ed il giardino, beni e servizi per manutenzione ordinaria casa): sono stati spesi in meno ben 329 milioni di euro, per un tasso in negativo del 7,99%, per un totale di circa 3 miliardi e 800 milioni di euro.

I dati per il 2020, aggregati in macro categorie, parlano di una riduzione netta della spesa, come prevedibile, a causa dell’avvento improvviso della pandemia, del lockdown e di tutte le successive limitazioni: nel 2020, infatti, le famiglie hanno speso in totale 7 miliardi in meno, e il taglio ha riguardato principalmente i servizi e i beni non durevoli.

L’indagine dell’Istat permette di analizzare e seguire l’evoluzione dei comportamenti di spesa delle famiglie secondo le loro principali caratteristiche sociali, economiche e territoriali. Inoltre, consente l’analisi delle condizioni abitative e dei comportamenti di viaggio e rappresenta la base informativa per le stime ufficiali di povertà relativa e assoluta in Italia.

L’indagine è di tipo campionario e coinvolge, ogni anno, circa 32 mila famiglie residenti in circa 540 comuni italiani. In considerazione della cessazione dello stato di emergenza sanitaria, l’Istat sta procedendo ad una progressiva ripresa delle attività statistiche secondo le metodologie ordinarie, cioè attraverso l’incontro delle famiglie con gli incaricati per la somministrazione.

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