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G7, il premier Draghi, nessun motivo per ritardare le riaperture

G7, il premier Draghi, nessun motivo per ritardare le riaperture

G7, il premier Draghi, nessun motivo per ritardare le riaperture

Il G7 "è stato anche il primo vertice di Biden e l'ultimo della Merkel, l'incontro è iniziato con una rassegna di tipo economico, in cui mi è stato chiesto di fare il punto che è un punto positivo: è un buon momento per le nostre economie, ci sono preoccupazioni e rischi a cui fare attenzione". Lo ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi, nella conferenza stampa al termine del G7.

"L'atmosfera del G7 è stata fondamentalmente positiva ma realistica: siamo 7 paesi in cui le economie vanno bene o benissimo, la ripresa va consolidandosi, la campagna vaccinale prosegue in tutti i paesi con diversi stadi di avanzamento ma l'atmosfera è cambiata molto".

"Biden ha voluto riscostruire quelle che sono le alleanze tradizionali degli Stati Uniti dopo il periodo di Trump in cui queste alleanze sono state seriamente incrinate".

VACCINI E RIAPERTURE

Dopo la vicenda di Camilla e delle vaccinazioni con Astrazeneca, "ora cerchiamo di portare a termine la campagna vaccinale nel modo migliore possibile, non è solo la ripresa economica in questione è la ripresa della vita sociale".

"Non abbiamo parlato del fatto che aziende americane possano cominciare a produrre anche in Italia ma di fatto ci sono accordi" e "ce ne sono vari. Mi pareva di averlo annunciato in precedenza, di una in particolare, ma ora si è aggiunta anche Moderna. Ci sono siti produttivi che verranno utilizzati a questo fine. L'impressione è che le cose stiano andando bene su questo fronte" ha concluso.

"Non c'è motivo di pensare che questo possa" ritardare le riaperture ma "dipende molto dalla dimensione dei contagi. Dovessero schizzare su di nuovo i contagi...ma non è questo che vediamo in altri paesi europei". Ha detto il presidente del Consiglio rispondendo ad una domanda sulla possibilità che la variante indiana possa rinviare le riaperture in Italia. "Però come sempre bisogna essere pronti a reagire immediatamente se le cose non vanno secondo i piani" ha aggiunto Draghi.

CLIMA E DAZI

"L'Italia ha speso moltissimo negli ultimi 10 anni per migliorare le emissioni ma se non possiamo fidarci delle politiche interne degli altri Paesi si comincerà ad applicare una tassa che aggiusti la differenza dei costi di produzione, questo è il primo passo verso il protezionismo".

Sul clima, ha sottolineato, "ci sono stati molti impegni presi, c'è la conferenza di Glasgow Cop26 che comincia a sigillare degli impegni. Le cifre sono molto grandi: le spese per il cambiamento climatico ammontano a 390 mld di dollari l'anno e il contributo alla disuguaglianza è incredibile. 9 tra i 10 Paesi più colpiti dal cambiamento climatico sono a basso o medio reddito, cioè poveri o molto poveri. Quindi la lotta al cambiamento climatico è anche una questione di uguaglianza.

In giro, non tra i G7, le posizioni non sono perfettamente allineate: c'è chi dice sono d'accordo, sono pronto a finanziare la lotta al cambiamento climatico, ma continuo a emettere fino a che non si trova una alternativa commercialmente sostenibile, che oggi non c'è. Se dovessimo aspettare di creare una alternativa non avremmo tempo di farlo. Dobbiamo fare questi cambiamenti entro 10 anni. L'adesione agli impegni finanziari comporta coerenza con le politiche energetiche interne".

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