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Inflazione, ma siamo sicuri che con il rialzo dei tassi ne usciremo?

Inflazione, ma siamo sicuri che con il rialzo dei tassi ne usciremo?

Inflazione, ma siamo sicuri che con il rialzo dei tassi ne usciremo?

Più ci rassicurano e più la preoccupazione sale. Il fallimento della Silicon Valley Bank e di altre banche regionali negli Stati Uniti, così come l’acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs in Svizzera hanno costretto l’Unione europea ad una seria riflessione su due dossier a cui aveva iniziato a lavorare ma senza venirne a capo: quello sul sistema di gestione delle crisi bancarie e quello sui fondi di garanzia dei depositi nazionali.

Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, nel suo intervento al forum Febaf di qualche settimana fa ha ribadito con forza che la solidità del sistema bancario europeo è fuori discussione ma, quasi ammettendo che margini su cui ancora lavorare e migliorare ce ne sono, ha al contempo annunciato che la Commissione Ue è già al lavoro sui due dossier prima menzionati e definiti “difficili” a causa delle divergenze consistenti tra paesi. Divergenze che sarà necessario superare tenuto conto delle turbolenze sui mercati delle ultime settimane.

Antonio Patuelli, presidente Abi, ha lanciato l’allarme qualche giorno fa: “A febbraio abbiamo un miliardo in più di sofferenze rispetto al mese precedente e nonostante massicce vendite di crediti deteriorati”.A preoccupare è un’instabilità dei mercati finanziari ormai più che prolungata, un nervosismo quasi “strutturale” che sta mettendo a dura prova il sistema bancario ma anche quello creditizio. La sensazione è che mentre si discute di paure irrazionali sulla tenuta dei bilanci delle banche, si sta sottovalutando l’effetto legato alla diminuzione del flusso di prestiti concessi dalle banche a imprese e famiglie proprio perché più onerosi a causa del rialzo dei tassi di interesse. Anche negli Usa è arrivato il credit crunch: -150 miliardi di dollari nelle ultime due settimane di marzo. Attesa per i conti trimestrali dei grandi istituti americani che saranno diffusi venerdì.

L’economista Marco Onado parla  dei recenti sconquassi dei sistemi bancari americano ed europeo

“Banche, in caso di crisi sistemica a pagare saremmo tutti”

ROMA - “C’è stata una grande crisi finanziaria e le banche centrali sono state le uniche a salvare l’economia mondiale portando i tassi fino a zero. L’eccesso di potere delle banche centrali è dovuto a questo. Il punto è che nessun Paese ha fatto una riforma seria sugli aspetti essenziali della finanza”.

Sono le parole di Marco Onado, uno dei maggiori esperti di diritto bancario. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per discutere sull’attuale quadro finanziario delineato dall’innalzamento dei tassi di interesse che mettono in difficoltà famiglie, imprese e mercati e dai casi bancari nella Silicon Valley e in Svizzera.

Professore, ha ragione Bonomi quando dice che non si può combattere l’inflazione solo con l’innalzamento dei tassi?

“Diciamo che altra medicina diversa dall’innalzamento dei tassi non si conosce e credo che non occorra aver studiato troppo teoria monetaria per capirlo. È una cosa necessaria. Adesso si tratterà di dosarla meglio di come abbiano fatto, anche perché i prezzi stanno aumentando in maniera insopportabile”.

La conseguenza diretta è sulle famiglie e sulle imprese…

“Esatto, e anche sui mercati. Devo dire che è stato molto rapido però dura da un anno. Casi come quello di Sylicon Valley bank dimostrano che queste banche non hanno agito adeguatamente perché era chiaro ed è chiaro che lo scenario è di un continuo e prolungato aumento dei tassi”.

Un eventuale, ulteriore aumento dei tassi metterebbe in difficoltà il nostro sistema imprese?

“Evidentemente sì”.

Dopo SVG, il terremoto Credit Suisse ha scosso i mercati: il sistema bancario italiano è così lindo e al sicuro come molti dicono?

“È veramente così. Credit Suisse ne ha fatte più di Bertoldo. Ricordiamoci tutti gli scandali che sono successi e le multe salatissime che ha avuto per riciclaggio di capitali. Non è una vicenda che è scoppiata a sorpresa, è una banca molto attiva in queste operazioni internazionali spesso sospette e in operazioni speculative. Fortunatamente queste cose le nostre banche non le fanno. Detto questo, se dovesse arrivare una crisi sistemica alla fine poi tutti ne pagheranno le conseguenze. Prima o dopo, come è stato per le banche italiane nel 2008”.

Anche qualora il sistema bancario italiano fosse solido, abbiamo imparato che, nell’era globale, i destini dei Paesi si intersecano e si condizionano a vicenda. Lo stesso Visco intanto dice che le tensioni della finanza mondiale possono avere impatto sul quadro economico europeo: è d’accordo?

“Certo che sono d’accordo. Mi sembra abbastanza evidente”.

G.D.

Marco Vitale, economista

“Probabile che l’inflazione duri a lungo continuando l’opera di impoverimento della classe media”

L’economista Onado ammette che non esiste una medicina “alternativa” all’innalzamento dei tassi per “curare” l’inflazione ma che allo stesso tempo questa medicina va dosata meglio? È d’accordo? Se sì, come dosarla meglio? Sono d’accordo con Onado, ma con alcune puntualizzazioni. L’innalzamento dei tassi per fronteggiare e contenere l’inflazione è indispensabile? Sì. Esiste una medicina “alternativa”?

"No. Ma esistono altri strumenti che, insieme con il rialzo dei tassi, possono aiutare a contenere l’inflazione e, insieme, a dosare meglio il rialzo dei tassi. Non dimentichiamo che veniamo da anni nei quali chi poteva impiegare in buone attività produttive il credito bancario, lo poteva fare a condizione di enorme favore, praticamente quasi gratuitamente. Molti si sono abituati a vivere in una sorta di Paese dei Balocchi, dal quale bisogna uscirne, anche con metodi bruschi, urgentemente. Per mettere a fuoco le possibili altre misure, per ora sappiamo troppo poco di questa inflazione. Dobbiamo scavare più a fondo su a chi giova e chi è danneggiato. Alcuni fattori, quelli più ricorrenti in ogni inflazione, li conosciamo. Ma altri più specifici di questa inflazione non li conosciamo sufficientemente. Ad esempio, io penso che una peculiarità di questa inflazione rispetto a quelli degli anni Settanta del ‘900, sia che si tratti di un’inflazione in parte dovuta a eccesso di profitti e di rendita. E quindi chi può contare su profitti e su rendite (comprese le rendite politiche) ha un forte interesse che l’inflazione continui ed anzi aumenti. E dunque l’aumento dei tassi non è la risposta principale, anzi è una risposta che rende ancora più avvantaggiata la classe dei privilegiati e sempre più emarginata e impoverita la classe dei lavoratori e dei risparmiatori. Andando avanti così bisognerà presto ritornare alla scala mobile o ad altre forme di indicizzazione dei salari e stipendi".

L’Abi ha lanciato l’allarme: a febbraio un miliardo in più di sofferenze per colpa dei tassi elevati. Non è che il rischio è quello di buttare via il bambino con tutta l’acqua?

“La situazione è molto più grave e pericolosa di quanto l’ABI possa immaginare o affermare. SVB e Credit Suisse non sono saltate per ragione di tassi ma per ragioni di management, di vocazione speculativa e di errori fondamentali nella valutazione dei rischi”.

Sistema bancario italiano è solido ma l’incertezza della finanza internazionale sta diventando una sorta di “certezza” (perdoni il gioco di parole): i risparmiatori italiani devono preoccuparsi?

“Sino a quando i gestori del sistema bancario internazionale ed europeo continueranno a credere che le dimensioni sempre più grandi delle banche siano una difesa contro i rischi mentre la verità è che le dimensioni troppo grandi aumentano i rischi perché essere ‘too big to fail’ (troppo grandi per fallire) vuol anche dire essere ‘too big to be managed’ (troppo grandi per essere gestite con efficacia). La ‘certezza’ dell’incertezza non è un gioco di parole. è la cruda verità con la quale dovremo convivere a lungo. I risparmiatori però non devono preoccuparsi troppo in quanto tali perché i loro depositi saranno sempre protetti. Al limite con la nazionalizzazione del sistema bancario come si fece negli anni Trenta del ‘900, sviluppo che ritengo estremamente probabile. La domanda vera da porsi è non se il sistema bancario italiano è solido o meno. Bisogna piuttosto chiedersi se il sistema bancario italiano è funzionale alle necessità dei risparmiatori e delle imprese e degli enormi investimenti che è necessario finanziare in tanti campi. La risposta qui è sicuramente un grande: NO. Per cui è probabile che anche l’inflazione duri a lungo continuando l’opera di impoverimento della classe media”.

Gabriele D'Amico e Patrizia Penna

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