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Mezza Pa siciliana bloccata nel medioevo digitale, occorre colmare il gap tecnologico e professionale

Mezza Pa siciliana bloccata nel medioevo digitale, occorre colmare il gap tecnologico e professionale

Mezza Pa siciliana bloccata nel medioevo digitale, occorre colmare il gap tecnologico e professionale

di Paola Giordano -

PALERMO – La digitalizzazione nelle Pubbliche amministrazioni degli Enti locali della Sicilia è ancora una chimera.

Il Rapporto ICity Rank 2020, realizzato dal Forum Pa con il supporto di Enel X sulla base di otto indicatori (accessibilità on line dei servizi pubblici, disponibilità di app di pubblica utilità, adozione delle piattaforme digitali abilitanti, utilizzo dei social media, rilascio degli open data, trasparenza, implementazione di reti wi-fi pubbliche e delle tecnologie di rete intelligenti) rileva un pesante ritardo dell’Isola – e del Mezzogiorno più in generale – nei processi di trasformazione digitale: sono ben sette i capoluoghi siciliani a piazzarsi sul fondo della classifica, con Agrigento maglia nera regionale e nazionale.

Interpellato dal QdS in merito alla pessima performance di Agrigento, il neo sindaco Franco Miccichè conferma che nel suo programma di rilancio dell’antica Girgenti c’è spazio anche per recuperare il gap sul fronte della digitalizzazione.

Il primo cittadino agrigentino spiega anche come, a suo dire, si è arrivati a questo punto: “Appena insediati, abbiamo scoperto che la precedente Amministrazione ha perso cinque milioni di euro di finanziamenti per la digitalizzazione del Comune, degli edifici comunali, delle scuole. Ci siamo rivolti subito alla Regione ma era ormai troppo tardi: siamo costretti ad aspettare il prossimo bando”.

Tornando alla classifica, relegate nel medioevo digitale si trovano, spalmate tra la 74^ posizione ricoperta da Siracusa e la 107^ di Agrigento, Ragusa (77^), Trapani (83^), Caltanissetta (88^), Messina (89^) ed Enna (105^).

Catania, con il suo 49° posto, si pone invece nel livello intermedio e Palermo è l’unica mosca bianca tra le siciliane ad avvicinarsi, con la sua 13^ posizione, alla top ten, dominata da Firenze, Bologna e Milano, che sono rispettivamente medaglie d’oro, argento e bronzo.

Il caso palermitano, insieme a quelli di Cagliari e Bari mostra – come si legge nel report – che l’innovazione può svilupparsi anche in contesti caratterizzati da livelli relativamente meno elevati di ricchezza e crescita economica.

Oltre alla doppia “A” conseguita nel rating della trasformazione digitale (“avanzata”), Palermo risulta infatti prima per gli “open data”, a pari merito con Firenze e Milano ed è nella “top ten” per l’offerta dei “servizi on line” (8° posto complessivo, unico capoluogo metropolitano del Sud) e per la “trasparenza” (10°).

“Questo importante risultato – dichiara il sindaco, Leoluca Orlando – è frutto di un lavoro di squadra che coinvolge l’Ufficio innovazione, la Sispi e la Segreteria generale, sempre pronti a dialogare e collaborare per lo sviluppo di servizi innovativi per l’Amministrazione e per i cittadini. Il lockdown e il perdurare della pandemia hanno imposto a tutti noi una svolta digitale e Palermo non si è fatta trovare impreparata. Questo riconoscimento deve però essere stimolo affinché l’innovazione continui ad estendersi sempre più, permettendo una sempre maggiore accessibilità e facilità di fruizione dei servizi per i cittadini”.

“Sono risultati frutto di dati oggettivi – afferma l’assessore palermitano all’Innovazione, Paolo Petralia Camassa – che sottolineano l’importanza attuale e anche strategica di questo importante processo di digitalizzazione della città. Questo è anche l’anno in cui si è svolta la Digital Business Week che ha messo Palermo al centro del dibattito sul digitale e le sue annesse opportunità così come l’anno nel quale, con il ricorso massiccio al digitale e ai servizi smart, la città ha potuto affrontare la pandemia limitando il più possibile l’impatto sul rapporto fra cittadini e pubblica amministrazione".

Il citato rapporto rivela che “sul versante della digitalizzazione delle attività amministrative e del rapporto con i cittadini il processo appare in larga misura avviato, anche se resta il tema delle disparità territoriali e delle aree deboli”. Ciò che ancora manca, specie nelle città meridionali, è la diffusione di una cultura digitale, sia all’interno delle amministrazioni (in termini di competenze e di organizzazione) sia tra i cittadini.

Sul versante della implementazione e interconnessione delle reti intelligenti, invece, si è ancora a una fase iniziale in cui c’è ancora moltissimo da fare “tanto dal punto di vista della comprensione delle opportunità esistenti quanto da quello della loro effettiva utilizzazione per condurre i centri urbani italiani anche oltre i modelli di smart cities verso quelli ancora più avanzati di responsive e adaptive cities capaci di raccogliere e utilizzare al meglio le informazioni per la gestione dei servizi e la definizione delle scelte sugli assetti urbani che coinvolga tutti gli attori disponibili”.

Insomma, la strada della trasformazione digitale degli Enti locali dell’Isola è ancora tutta in salita, ma bisogna recuperare in fretta.

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