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Il Mezzogiorno affonda e trascina l’Italia, necessari investimenti e infrastrutture

Il Mezzogiorno affonda e trascina l’Italia, necessari investimenti e infrastrutture

Il Mezzogiorno affonda e trascina l’Italia, necessari investimenti e infrastrutture

PALERMO – L’ennesimo disastro tutto siciliano, certificato questa volta dall’annuale classifica sulla qualità della vita realizzata da Italia Oggi. Le nove province dell’Isola, infatti, sono tutte raccolte tra l’88° e il 106° posto (su 107 posizioni), certificando il fallimento delle politiche portate avanti a livello locale.

Qualità della vita, tutto il Mezzogiorno nella seconda metà della classifica

Il problema, però, non è limitato esclusivamente alla Sicilia, poiché è tutto il Mezzogiorno, se si esclude qualche virtuosa eccezione, a essere relegato nella seconda meta della classifica: sintomo di come la Questione meridionale non possa più essere gestita come una problematica a sé stante, ma come parte di un problema ben più ampio inserito nel sistema Italia, che fino a oggi non è stato adeguatamente affrontato.

In testa alla classifica le solite note

Ma torniamo per un attimo alla classifica di Italia Oggi, realizzata in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma e giunta in questo 2023 alla sua 25^ edizione. In testa ci sono sempre le solite note: sul gradino più alto del podio la provincia di Bolzano (già al secondo posto nel 2022), seguita da Milano e Bologna, che rispettivamente migliorano (dal 5° piazzamento) e confermano la performance del 2022. A seguire, per completare la top 5 Trento (scivolata appena fuori dal podio dopo il primato dello scorso anno) e Firenze.

Qualità della vita "buona" in 63 province su 107

Come è stato evidenziato dai responsabili dell’analisi, “quest’anno la qualità della vita in Italia è risultata buona o accettabile in 63 province su 107, in linea con gli ultimi due anni (erano 64 nel 2022; 63 nel 2021; 60 nel 2020, anno dell’emergenza pandemica). Si tratta per lo più di province dell’arco alpino, centrale e orientale, della pianura padana e dell’appennino tosco-emiliano, con ramificazioni verso Toscana, Umbria e Marche”.

“Al contrario – hanno aggiunto - le province del Sud e delle Isole compaiono quasi integralmente nei gruppi 3 e 4 dell’indagine, in cui la qualità della vita è valutata scarsa o insufficiente. L’indagine 2023 conferma una tendenza: la frattura tra il Centro-Nord, più performante e resiliente, e l’Italia meridionale e insulare, caratterizzata da una persistente vulnerabilità”.

Un disastro annunciato

Un disastro annunciato, dunque, non soltanto per quanto riguarda la classifica generale ma anche sui singoli indicatori analizzati da Italia Oggi e La Sapienza per stilare la graduatoria definitiva. Esaminando infatti le top five in relazione ai singoli campi di studio è possibile scoprire come tali posizioni siano a totale appannaggio dei centri settentrionali del Paese. L’ambito “Affari e lavoro” premia infatti nell’ordine Bolzano, Bologna, Cuneo, Trento e Belluno; quello relativo all’“Ambiente” ancora Bolzano, Padova, Mantova, Milano e Reggio Emilia; in tema di “Sicurezza sociale” le prime in Italia sono Prato, Bolzano, Vicenza, Cuneo e Savona; per quanto riguarda la “Popolazione” svettano sempre Bolzano, Trento, Treviso, Monza e Brianza e Brescia; in relazione al “Tempo libero” le prime cinque del Paese sono infine Siena, Rimini, Aosta, Verbano-Cusio-Ossola e Grosseto.

Piccole sorprese si trovano invece per quanto riguarda gli indicatori “Reati e sicurezza”, in cui le aree del Paese migliori risultano essere Ascoli Piceno, Pordenone, Frosinone, Benevento e L’Aquila e “Sistema salute”, che premia Isernia, Terni, L’Aquila, Benevento e Caltanissetta. La provincia nissena, in questo caso, è l’unica siciliana a comparire fra le prime cinque posizioni all’interno di tutti gli indicatori analizzati nel report. Un magro risultato per la Sicilia, ma che comunque è opportuno evidenziare.

Un’Italia che avanza a due velocità

Tirando le somme, è evidente come un’Italia che avanza a due velocità non possa riuscire mai a crescere in modo sensibile e di conseguenza competere a livello comunitario e mondiale, perché fin quando una parte del Paese resterà indietro, tutto il sistema continuerà a soffrirne.

Come abbiamo già evidenziato, le responsabilità non possono che ricadere su un governo locale che non è stato in grado di competere con i migliori del Paese, ma non possono nemmeno essere trascurate le colpe di una classe politica che per troppi anni ha visto il Sud come un problema e non come una potenziale soluzione ai problemi italiani.

Occorre investire davvero sul Mezzogiorno

Investire davvero sul Mezzogiorno, a cominciare dalle infrastrutture, metterebbe infatti quella parte d’Italia nelle condizioni di svilupparsi in modo strutturale, favorendo così sviluppo e occupazione, e permettendo all’economia nazionale di svilupparsi in maniera organica, potendo correre finalmente su due gambe davvero solide.

L’Italia, lo abbiamo scritto più volte su queste colonne, dovrebbe finalmente essere “vista da Sud”: un cambio di prospettiva indispensabile per invertire un trend che fino a oggi non ha fatto altro che danneggiare il sistema Paese nel suo complesso. Soltanto cambiando il modo di vedere le cose, ragionando sul Mezzogiorno come una risorsa e non un problema da nascondere, sarà possibile indirizzare tutto il Paese sui binari di una crescita che possa essere finalmente bilanciata tra Nord e Meridione.

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