Con la circolare n. 130 del 30 settembre 2025, l’Inps ha fatto chiarezza sul tema del pignoramento dello stipendio, riepilogando le norme vigenti e gli orientamenti giurisprudenziali.
In caso di debiti, i creditori possono aggredire solo 1/5 della busta paga, mentre i restanti 4/5 devono restare intatti a garanzia dei bisogni primari del lavoratore e della sua famiglia.
Quali somme restano escluse dal pignoramento
Non tutte le voci della retribuzione possono essere pignorate. Alcune indennità hanno natura assistenziale o di sostegno al reddito e sono quindi impignorabili in modo assoluto.
Tra queste, indicate dall’Inps, rientrano:
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Indennità di malattia: sostegno economico per i periodi di assenza dal lavoro dovuti a problemi di salute.
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Congedi parentali: misure economiche per assistere i figli, a tutela della famiglia.
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Indennità antitubercolari: agevolazioni destinate a chi contrae la tubercolosi.
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Permessi e congedi straordinari per disabili: previsti dalla Legge 104, indispensabili per l’assistenza familiare.
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Assegni familiari (ANF): contributo destinato ai nuclei con figli o familiari a carico.
Tutte queste prestazioni non possono essere toccate dai creditori.
Anticipo Naspi: pignorabile o no?
Diverso il caso dell’anticipo Naspi, cioè il capitale erogato ai disoccupati che intendono avviare un’attività autonoma o imprenditoriale.
Poiché non si tratta di un’indennità di sostegno assistenziale ma di un incentivo all’impiego, questa somma può essere soggetta a pignoramento.
Conclusioni
Il pignoramento della busta paga 2025 è possibile solo entro i limiti di legge: massimo un quinto dello stipendio. Restano escluse tutte le indennità con finalità assistenziale e familiare, a tutela della dignità e della sicurezza economica del lavoratore.
di Federico Rosa
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