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Povertà in Sicilia, il 9,6% vive in stato di grave deprivazione

Povertà in Sicilia, il 9,6% vive in stato di grave deprivazione

Povertà in Sicilia, il 9,6% vive in stato di grave deprivazione

PALERMO - In Sicilia il 9,6% vive in uno stato di grave deprivazione. Il 38,1% è a rischio povertà e il 43,5% è a rischio povertà ed esclusione sociale. Sono alcuni dei dati che emergono dall’indagine Istat: con riferimento alla nostra Isola, tutti e tre i dati registrano una riduzione rispetto al 2019 ma ciò non toglie che il Mezzogiorno rimane l’area del Paese con la percentuale più alta di individui a rischio di povertà o esclusione sociale (41,2%), stabile rispetto al 2020 (41%) e in diminuzione rispetto al 2019 (42,2%).

La ripresa post-covid registrata dall'economia italiana nel 2021 non ha ridotto la quota di italiani a rischio di povertà o esclusione sociale: un quarto di italiani ancora 'esposti', con una quota di popolazione a rischio che lo scorso anno è rimasta praticamente stabile al 25,4%, rispetto al 25,3% del 2020 e 25,6% del 2019. L'istituto di statistica certifica anche per il 2020 un lieve peggioramento per la disuguaglianza con il reddito totale delle famiglie più abbienti è 5,8 volte quello delle famiglie più povere (era 5,7 volte nel 2019). Nell'anno dell'emergenza covid questo valore, peraltro, sarebbe stato decisamente più alto (6,9) in assenza di interventi di sostegno alle famiglie. Quanto al livello medio di reddito netto delle famiglie per il 2020 l'Istat lo fossa a 32.812 euro annui. Gli interventi di sostegno (reddito di cittadinanza e altre misure straordinarie) ne hanno limitato il calo (-0,9% in termini nominali, -0,8% in termini reali).

La riduzione del rischio di povertà o esclusione sociale riguarda in particolare la Puglia e la Sicilia mentre è in sensibile aumento in Campania per l’incremento della grave deprivazione e della bassa intensità lavorativa.

Tra le misure preesistenti di contrasto alla povertà, il reddito di cittadinanza (RdC) ha assunto un ruolo chiave. Nel 2019, le 970 mila famiglie beneficiarie (3,8% circa) hanno usufruito in media di importi annui poco oltre i 3.980 euro. Nel 2020, l’anno dell’esplosione dell’emergenza sanitaria, si stima che il RdC abbia raggiunto oltre 1,3 milioni di famiglie (5,3%), con un beneficio annuo di 5.216 euro pro capite; questa quota sale al 15,2% per le famiglie del quinto più povero e al 6,1% per quelle del secondo quinto. L’impatto del trasferimento è stato in media pari al 29% del reddito familiare complessivo (46,5% per il quinto di famiglie più povere).

Il 10,7% delle famiglie residenti nel Mezzogiorno ha ricevuto almeno una mensilità del RdC, quota di gran lunga superiore a quella registrata nel Nord-est (1,7%), nel Nord-ovest (2,9%) e nel Centro (3,6%).Le famiglie con 5 o più componenti ne hanno usufruito in misura maggiore, 10,9% contro 5% delle altre.Circa il 10% delle famiglie con almeno un componente straniero ha percepito il RdC, quota doppia rispetto alle famiglie formate da soli cittadini italiani.

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