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Povertà, più di un quarto degli italiani a rischio

Povertà, più di un quarto degli italiani a rischio

Povertà, più di un quarto degli italiani a rischio

"Il Mezzogiorno rimane l’area del Paese con la percentuale più alta di individui a rischio di povertà oesclusione sociale": lo conferma il report Istat "Condizioni di vita e reddito delle famiglie" relativo agli anni 2020-2021. Dallo stesso documento, emerge che in Italia più di un quarto della popolazione (il 25,4%, per l'esattezza) è a a rischio di povertà o esclusione sociale: un dato che deve far riflettere, soprattutto il 17 ottobre, quando si celebra la Giornata internazionale per l'eliminazione della povertà.

Per la Sicilia, la situazione è in miglioramento rispetto al 2019. Il rischio di povertà o esclusione sociale, infatti, è passato dal 48,7% del 2019 al 43,5% del 2021. Sarebbe una bella notizia, se l'isola non rimanesse al secondo posto a livello nazionale (va peggio solo a Campania, al 50,2%) e se famiglie e imprese non dovessero sostenere il terribile peso del caro bollette.

Povertà in Sicilia e nel resto d'Italia: la fotografia dell'Istat

In Italia, nel 2021, il 20,1% dei residenti è a rischio povertà e presenta un reddito netto inferiore al 60% di quello mediano (cioè 10.519 euro). Si tratta di ben 11 milioni e 800mila persone. Un numero spaventoso, per quanto vicino a quello del 2020 e del 2019 (e questo nonostante gli effetti la crisi pandemica). Il 5,6% (3 milioni e 300mila persone circa), poi, si trova in stato di grave deprivazione materiale. E l'11,7% degli individui vive in famiglie a bassa intensità di lavoro (cioè con componenti tra i 18 e i 59 anni che hanno lavorato meno di un quinto del tempo considerato). In Sicilia queste tre percentuali sono superiori alla media: dal report Istat, infatti, risultano il 38,1% dei residenti risulta a rischio povertà, mentre quelli in stato di grave deprivazione materiale e a bassa intensità di lavoro sono rispettivamente il 9,6% e il 22,9%.

I dati e la combinazione dei 3 fattori sopra considerati (rischio povertà sulla base del reddito medio annuo, deprivazione materiale e bassa intensità di lavoro) restituiscono il dato spaventoso citato in apertura: 14 milioni 983mila persone, il 25,4% dei residenti in Italia si trova in una delle 3 condizioni citate ed è quindi a rischio.

Chi sono i (potenziali) poveri italiani

Il dramma della povertà, in Italia come nel resto del mondo, non conosce distinzione di razza, sesso o età. Tuttavia, ci sono delle differenze e delle persone che - in virtù del loro impiego, se ne hanno uno, o del proprio nucleo familiare - risultano purtroppo più esposte di altre al rischio di povertà o esclusione sociale.

Il report Istat, in relazione al 2021, sottolinea per esempio che il rischio povertà aumenta sensibilmente per gli individui che vivono in famiglie numerose (al 38,1% per nuclei di 5 o più componenti). Il rischio è maggiore per le famiglie con 3 o più figli (41,1%, in aumento rispetto al 34,7% del 2019), tra i single di età inferiore ai 65 anni (34,6%) e nei nuclei monogenitoriali (33,1%). Secondo l'Istat, invece, il rischio di esclusione sociale o povertà appare più alto per le famiglie con almeno un cittadino straniero nel nucleo (42,2% nel 2021 contro il 23,4% degli individui che vivono in famiglie di soli italiani). Deprivazione e povertà sembrano più esposte al rischio di povertà e grave deprivazione, meno alla bassa intensità lavorativa.

Al Sud e nelle isole, le famiglie che accedono a misure di sostegno del reddito sono molte di più rispetto al resto del Paese. Nello specifico, il 10,7% delle famiglie del Mezzogiorno percepisce il reddito di cittadinanza; al Nord Est la percentuale si abbassa all'1,7. In termini di età, a percepire il reddito - e quindi a essere reputati a maggior rischio povertà al punto da ottenere una misura di sostegno - sono per lo più individui tra i 45 e i 54 anni e tra i 55 e i 64 anni. Persone vicine all'età della pensione, insomma. Risulta, però, considerevole anche il numero di under 35 beneficiari di reddito di cittadinanza (277mila) e reddito di emergenza (51mila).

Cosa significa povertà relativa e assoluta e qual è la soglia in Italia

Analizzando i principali dati Istat su povertà e condizioni di vita in Italia, sorge spontanea una domanda: cosa significa povertà? E quando questa si può definire assoluta o relativa? La povertà assoluta è un parametro che l'Istat definisce come "la distanza media percentuale della spesa per consumi equivalente delle famiglie povere dalla linea di povertà". Indica quante persone vivono con meno di 1,90 dollari circa al giorno (dato del 2018). In poche parole, indica il numero di persone che non possono permettersi di affrontare le spese minime per sopravvivere. I dati Istat del 2021 rivelano che in Italia vivono in povertà assoluta poco più di 1,9 milioni di famiglie (7,5%) e circa 5,6 milioni di individui (9,4%).

La povertà relativa, invece, ha come parametro di riferimento gli standard di vita di una determinata comunità e quindi varia da Paese a Paese.

I pericoli tra caro bollette, disoccupazione e rischio recessione

Nel 2022 la povertà è relativamente stabile ma comunque allarmante in Italia: questo hanno rivelato i più recenti dati Istat. Tuttavia, la preoccupazione principale è l'impatto che la situazione attuale avrà sul futuro della popolazione italiana.

Tra guerra e rincari senza sosta, imprese e famiglie sono allo stremo già da alcuni mesi. E non si vedono miglioramenti all'orizzonte, soprattutto in vista dell'arrivo della stagione invernale e dell'ennesima "stangata" prevista sulle bollette di luce e gas [6] a gennaio 2023. All'incredibile aumento delle cifre inserite in fondo alle bollette si aggiungono i dati poco incoraggianti sull'occupazione, con contratti dignitosi diventati ormai un "miraggio" e inattivi in crescita costante.

Secondo gli esperti, la situazione attuale potrebbe segnare l'inizio di un periodo di recessione in Italia e nel resto d'Europa. E potrebbe essere anche una recessione dagli enormi costi sociali, capace di mettere a repentaglio una stabilità nazionale e internazionale già messa a dura prova dagli eventi recenti.

L'agenda 2030 e la Giornata per l'eliminazione della povertà

L'obiettivo 1 dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite è "Porre fine alla povertà nel mondo". Un obiettivo ambizioso, ma ancora lontano dall'essere realizzato, purtroppo. E i dati Istat sul rischio povertà in Italia, una nazione del G7, ne sono la dimostrazione.

In questo incredibile momento storico, caratterizzato dalla pandemia prima e dalla guerra e i rincari adesso, la Giornata internazionale della povertà assume un significato nuovo. Importante, perfino decisivo. Non si tratterà solo di eradicare uno dei mali del mondo, ma di impedire che sempre più persone cadano nella "trappola" della povertà. La sfida non riguarda solo il nuovo Governo nazionale ma anche le autorità Ue e la comunità internazionale. Bisogna annullare la povertà e tutti i mali a essa associati, dalla guerra alla carestia.

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