Tra pochi mesi l'Italia riceverà i miliardi del Recovery Fund. Giuseppe Ursino, quale CEO del JO Group, cosa consiglia per sfruttare al meglio questa grande occasione?
“Il Recovery Fund rappresenta un’occasione unica per riparare ai torti subiti dalla Sicilia nella dotazione infrastrutturale. Il confronto su dove allocare quest’enorme massa di miliardi, i cui destini si decideranno nelle prossime settimane, dovrebbe esser oggi il più importante argomento di discussione e pressione sui tavoli decisionali dell’intero ceto dirigente siciliano.
Mi domando, ad esempio, per quanto ancora ci dovremo accontentare di non avere neanche un anello autostradale che completi il triangolo della Sicilia? Per quanto ancora dovremmo subire il danno economico e sociale di non aver l’alta velocità ferroviaria? Per quanto ancora dovremmo subire lo smacco di un aeroporto catanese depotenziato dalla mancanza di una pista di atterraggio lunga per far crescere i voli diretti che sono il più efficace volano di traffico turistico?”
Data la sua lunga esperienza nella gestione di progetti con fondi europei, per il Recovery Plan da dove si dovrebbe partire?
“Il Recovery Plan richiede una visione strategica fondata prima di tutto su cosa sia da intendersi per sviluppo e io partirei dal paradigma che l’accessibilità è il fattore chiave per lo sviluppo economico di ogni territorio. Inoltre, porrei attenzione all’equità sociale. Ad esempio, quando saranno finalmente applicati i livelli essenziali di assistenza (LEA) per tutte le prestazioni, i servizi e le attività del servizio sanitario nazionale (SSN), affinché si abbiano prestazioni uniformi su tutto il territorio nazionale?”
In passato nella gestione dei fondi ci sono stati sprechi e inefficienze a non finire, ha qualche consiglio da dare per non rifare gli stessi errori?
“Da oltre un ventennio sono coinvolto in centinaia di progetti finanziati direttamente dalle Agenzie della Commissione Europea o tramite i fondi strutturali e quindi posso affermare di conoscere molto bene queste dinamiche. Ebbene, secondo me, la gestione operativa del Recovery Plan andrebbe affidata ad un nuovo ente creato ad hoc, lasciando fuori Ministeri e Regioni dove lentezza e pasticci non si contano. Io creerei una specie di nuova Cassa per il Mezzogiorno.
Oltre all’efficienza che potrebbe aver un nuovo ente snello e dotato di funzionari motivati, considererei essenziale che quest’ente lavori su uno storytelling che rielabori in chiave positiva l'attrattività della Sicilia per costi contenuti, cervelli, clima, storia, cibo... e organizzi un roadshow mondiale per invitare tutti ad investire nell’Isola.
In altre parole, l’obiettivo del Recovery Plan per me dovrebbe consistere nel fare le infrastrutture che riunifichino le due Italie e nel permettere a quel punto al Sud di poter attrarre capitali interni ed esteri per ripartire con un respiro di lungo periodo”.
Cosa tratta il progetto sulle ceneri vulcaniche che la vede protagonista e che si è posizionato al primo posto nel bando regionale 2019 Smart Cities & Communities?
“In quanto CEO di PMF Research, che fa parte del cluster di imprese JO Group con core business in digital transformation e consulenza fondi europei, sono capofila di un consorzio di imprese risultato il primo classificato per i progetti su “Smart Cities & Communities” afferenti alla Strategia Regionale dell’Innovazione per la Specializzazione Intelligente. Con SECESTA VIASAFE sviluppiamo dei modelli di simulazione della ricaduta della cenere vulcanica sulle strade per fornire a Comuni e Province delle informazioni utili all’organizzazione dei lavori di pulizia e alla messa in sicurezza delle strade, puntando anche ad installare pannelli luminosi informativi sull’autostrada Catania-Messina”.
Si parla oggi di smart cities, città intelligenti e sostenibili. La PMF Research è in prima linea, ma è davvero possibile immaginare città futuristiche nei prossimi anni?
“L’abbinata di 5G e intelligenza artificiale cambierà il nostro modo di vivere e alcune delle attività che si vedono nei film di fantascienza diventeranno normali. Ci vorranno anni e come sempre si andrà a macchia di leopardo. Certo che, per chi è nato prima della rivoluzione digitale, adattarsi non sarà semplicissimo, ma, mi creda, sarà divertentissimo!”
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