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Redditi da lavoro dipendente, in Sicilia tra i più bassi

Redditi da lavoro dipendente, in Sicilia tra i più bassi

Redditi da lavoro dipendente, in Sicilia tra i più bassi

PALERMO - In Sicilia i dipendenti guadagnano sempre meno. Ed è sempre più difficile, per le famiglie siciliane, tirare avanti. I redditi, già bassi, nell’isola prima della pandemia sono ulteriormente scesi e l’aumento dell’inflazione e del costo della vita stanno incidendo in maniera drammatica sulla vita di molti, che si ritrovano ad avere difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena.

I dati dell’Istat dell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti per il 2020 dipingono una condizione impietosa: in ben 5 province su 9, e precisamente a Trapani, Agrigento, Messina, Enna e Ragusa, il reddito percepito varia tra i 10.829 e i 14.277 euro, il range più basso tra quelli segnalati dall’istituto di statistica. Le altre province non sono messe molto meglio, perché salgono appena al gradino successivo, con redditi che arrivano al massimo a 17.195 euro.

Le conseguenze della crisi pandemica sono particolarmente visibili se si confrontano gli indicatori più recenti del Bes, il dato statistico Istat del “benessere economico” con il 2019. Nel primo anno di crisi da Covid-19 il reddito si è ridotto di quasi il 6% a livello nazionale, più per le donne (-6,7%) che per gli uomini (-5,6%).

In provincia di Trapani la peggiore flessione, che arriva al 10,8%, a dimostrare come nell’Isola gli accadimenti si ripercuotano sempre con maggiore intensità rispetto ad altre regioni, che posseggono in qualche modo gli strumenti per contrastare le vicissitudini che si presentano.

A livello nazionale, la riduzione ha riguardato, senza alcuna eccezione, tutte le province italiane, ma è stata mediamente più contenuta al Nord (-5%) e decisamente più severa al Mezzogiorno (-8%) dove i livelli iniziali erano già decisamente più bassi.Altri dati nettamente negativi si segnalano a Napoli (-10,4%) e a Taranto (-10,0%); al centro emerge in negativo il trend della provincia di Prato (-11,1%).

L’indicatore Istat considera l’ammontare del reddito percepito dal complesso dei lavoratori dipendenti, siano essi a tempo pieno o parziale, a tempo indeterminato o a termine e indipendentemente dal numero di rapporti di lavoro e di giornate lavorate. I numeri rispecchiano la diversa struttura dell’occupazione e delle retribuzioni, ma anche la maggiore continuità o discontinuità nella partecipazione all’occupazione dipendente che connota i sistemi locali.

Nel 2020, a fronte di un valore medio nazionale di 20.658,10 euro, il reddito nella provincia di Milano la più “ricca” d’Italia, (29.631,40 euro) è 2,7 volte quello di Vibo Valentia (10.828,90 euro), ultima nella distribuzione. Un dislivello economico netto e che sembra mostrare, all’interno del Paese, una condizione economica tale da far pensare a un doppio registro, con una parte della penisola che procede spedita e l’altra che arranca e non riesce in alcun modo a tenere il passo. Differenze non indifferenti si registrano anche se si guarda al genere: il reddito complessivamente percepito dai dipendenti uomini (23.858,50 euro) è invece 1,5 volte quello delle dipendenti donne (16.285,40 euro). Nel 2019 gli stessi rapporti erano pari a 2,6 e 1,4.

È evidente come la pandemia abbia influito molto sulla scelta di molte donne di abbandonare il lavoro in un momento come il lockdown e tutte le limitazioni che sono succedute. La differenza tra le aree del Paese è netta: nessuna provincia del centro o del nord occupa la coda della distribuzione, in cui invece si concentrano tutte le province meridionali ad eccezione di quelle abruzzesi.Le differenze territoriali più marcate rimangono quelle tra le ripartizioni, mentre le province di una stessa ripartizione conservano una relativa omogeneità.

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