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Reddito di cittadinanza 2023, le novità della riforma

Reddito di cittadinanza 2023, le novità della riforma

Reddito di cittadinanza 2023, le novità della riforma

La manovra è attesa in consiglio dei ministri domani 22 novembre. E ne fa parte anche la riforma del reddito di cittadinanza. Tra modifiche annunciate e scontri politici, la discussione è ancora in corso. La linea che il governo vorrebbe seguire è di toglierlo agli occupabili (con una fase transitoria di 6 mesi). Ma non è l'unica ipotesi in campo. In queste ore, infatti si ragiona anche di limiti di età e della possibile riduzione dell'assegno. L'aiuto invece resterà per i poveri, ma si valuta una lotta ai 'furbetti' del reddito.

Reddito di cittadinanza, riforma graduale

La rivoluzione del reddito di cittadinanza in realtà sarà un processo lento, graduale. Lo stesso sottosegretario al Lavoro e alle politiche sociali Claudio Durigon, ha sottolineato che non può essere una cosa che si dà a vita a chi può e deve andare a lavorare "ma non finirà il 31 dicembre". La misura, dunque, verrà inizialmente rinnovata con qualche novità. L'intenzione del governo è quella di mantenere il sostegno economico per i soggetti che non sono nella condizione di lavorare, invalidi, chi non ha reddito e chi ha figli minori di cui farsi carico, andando invece a modificare l'impostazione per chi è in grado di lavorare. Ovvero gli occupabili.

Niente reddito di cittadinanza agli occupabili

Secondo l’ipotesi allo studio del governo, da giungo 2023 i percettori di reddito di cittadinanza che verranno considerati nelle condizioni di trovare lavoro non avranno più accesso all’assegno mensile. Già nei giorni scorsi il viceministro dell’Economia Maurizio Leo lo aveva sottolineato: "La nostra strategia politica è di separare i casi in cui le persone non possono lavorare, che vanno sempre salvaguardati, e gli altri su cui si può intervenire". Con questa iniziativa il governo punta a destinare i fondi risparmiati alla lotta al caro bollette. Ma si sta valutando anche di avviare una verifica a tappeto su tutti i percettori del reddito, per valutare se tutti siano in regola.

I limiti di età

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari ha ipotizzato anche dei limiti di età per valutare chi è occupabile e chi no: "Chi ha tra i 18 e i 59 anni, senza minori a carico, ed è in grado di lavorare perderà l'assegno legato al reddito di cittadinanza, anche se non immediatamente. Lo manterranno, invece, gli invalidi, chi è in difficoltà, chi ha minori a carico senza avere adeguati mezzi di sostentamento. Ovviamente non sarà fatto immediatamente. Prima della riforma della Naspi l'assegno di disoccupazione era di 6 mesi, questo può essere un tempo congruo".

Reddito di cittadinanza, taglio dell'importo e corsi di formazione

Il governo sta valutando l'introduzione di corsi di formazione, preparazione, inserimento". L'obiettivo, infatti, resta l'inserimento nel mondo del lavoro. L'idea è che dopo i primi 18 mesi di reddito di cittadinanza si possa andare avanti al massimo per altri due anni e mezzo ma con una riduzione dell'importo. Dunque se dopo 18 mesi di sussidio il percettore non ha ancora trovato un lavoro verrà sospeso dal beneficio e inserito in un percorso formativo o lavorativo. Se dopo ulteriori 6 mesi risulterà ancora senza lavoro potrebbe ottenere nuovamente il sussidio ma con un importo tagliato del 25% e una durata ridotta a 12 mesi. Nel frattempo continuerebbe a fare formazione.

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