Fondi pensione, perché aderire è importante per il futuro

Fondi pensione, perché aderire è importante per il futuro

Fondi pensione, perché aderire è importante per il futuro

Un lavoratore iscritto a un fondo pensione, che versa il proprio TFR e un contributo personale, può accumulare nel tempo una somma significativamente più elevata grazie al versamento aggiuntivo del datore di lavoro, che, per ipotesi, può essere pari al 2% della retribuzione annua lorda (RAL). Questo è quanto emerge dall’analisi condotta dall’Osservatorio Italian Welfare.

Tuttavia, se il lavoratore sceglie di destinare al fondo pensione solo il TFR, senza aggiungere un proprio contributo, perde automaticamente il contributo aziendale. Si tratta di una somma che può variare tra 34.000 e 54.000 euro in 30 anni, considerando i versamenti del datore di lavoro e i relativi rendimenti.

L'importanza di un contributo personale

L’Osservatorio Italian Welfare evidenzia come la semplice adesione con il solo conferimento del TFR non sia sufficiente per massimizzare il proprio assegno pensionistico. Un contributo volontario medio di circa 450 euro annui, totalmente deducibili, attiva il diritto al contributo del datore di lavoro, che altrimenti andrebbe irrimediabilmente perso.

Negli ultimi mesi si è parlato molto dell’importanza della previdenza complementare, poiché le pensioni INPS nei prossimi anni potrebbero ridursi fino al 40% rispetto all’ultima retribuzione. Tuttavia, si presta poca attenzione al modo corretto di aderire ai fondi pensione. Un lavoratore dipendente può scegliere tra due modalità di adesione ai fondi negoziali: versare solo il TFR o aggiungere un contributo personale. Questa seconda opzione, apparentemente marginale, è invece fondamentale per non perdere il supporto economico del datore di lavoro.

Simulazioni: quanto si può accumulare

Secondo le simulazioni dell’Osservatorio Italian Welfare, con un’ipotesi di contribuzione aziendale pari al 2% della retribuzione annua e un rendimento medio annuo del 3%, il montante previdenziale finale accumulato in 30 anni varia in base alla RAL:

  • Retribuzione annua di 35.000 euro → Contributo aziendale annuo di 700 euro → Montante finale: 34.301,87 euro
  • Retribuzione annua di 45.000 euro → Contributo aziendale annuo di 900 euro → Montante finale: 44.102,41 euro
  • Retribuzione annua di 55.000 euro → Contributo aziendale annuo di 1.100 euro → Montante finale: 53.902,95 euro

Aderendo al fondo solo con il TFR, il lavoratore rinuncia quindi a un’importante risorsa finanziaria che potrebbe fare la differenza nel lungo periodo.

Un errore da evitare

“Non aderire a un fondo pensione, o farlo limitandosi al solo TFR, equivale a una perdita economica concreta”, avverte Stefano Castrignanò, direttore dell’Osservatorio Italian Welfare. “Ogni giorno, migliaia di lavoratori si privano inconsapevolmente di una risorsa essenziale per il loro futuro. Non sfruttare le potenzialità della previdenza complementare significa rinunciare a stabilità economica e sicurezza negli anni della pensione”.

L’analisi dell’Osservatorio mostra inoltre che nelle aziende con meno di 50 dipendenti, l’84,03% dei lavoratori non aderisce a un fondo pensione o si limita a versare solo il TFR. Nelle imprese con più di 50 dipendenti, il dato scende al 53,95%. Questo dimostra la necessità di misure efficaci per sensibilizzare i lavoratori, soprattutto considerando che oltre il 90% delle imprese italiane ha meno di 50 dipendenti.

Un appello ai giovani: il tempo è il miglior alleato

Il tasso di adesione ai fondi pensione in Italia è ancora basso: solo un lavoratore su tre ne fa parte, un dato inferiore alla media europea. Il rischio è che molti giovani non comprendano l’importanza di iniziare a contribuire il prima possibile.

“Il tempo è la risorsa più preziosa nella costruzione della propria pensione complementare”, prosegue Castrignanò. “Anche piccoli contributi, grazie all’effetto cumulativo dei rendimenti, possono trasformarsi in somme considerevoli al termine della carriera lavorativa. È fondamentale diffondere una maggiore cultura previdenziale a livello contrattuale, aziendale e personale per garantire un futuro pensionistico più sicuro e stabile”.

In un contesto in cui le pensioni pubbliche potrebbero non essere sufficienti a coprire le necessità di vita quotidiana, costruire un solido piano di previdenza complementare non è solo una scelta finanziaria intelligente, ma un atto di responsabilità verso sé stessi e la propria famiglia.

(Adnkronos)

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