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Lavoro, l’Ue: “Ecco i mestieri del domani” ma giovani senza competenze

Lavoro, l’Ue: “Ecco i mestieri del domani” ma giovani senza competenze

Lavoro, l’Ue: “Ecco i mestieri del domani” ma giovani senza competenze

Tra i profili professionali più difficili da trovare in Sicilia ci sono specialisti in scienze economiche e gestionali di impresa, conduttori di mezzi di trasporto e specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche. Un vero paradosso per un’Isola con tassi record di disoccupazione e dove dal 2004 al 2015 si è registrata una spesa di 2,6 miliardi di euro per organizzare i corsi di formazione: a cosa sono serviti? A nulla.

Anche le prospettive future sono nere se si considera che secondo uno studio del World Economic Forum, il 65% degli alunni di scuola primaria svolgerà un lavoro che ancora non esiste perché ad oggi non è facile prevedere quali saranno le nuove professioni considerando la velocità con cui si sta registrando un mutamento continuo del mercato del lavoro. Non a caso l’Ue ha stimato che in tutto il territorio europeo vi è una mancanza di competenze per un totale di oltre 700 mila posti vacanti nel solo settore dell’Ict, quindi delle tecnologie.

Su questi temi abbiamo sentito l’assessore regionale alla Formazione, Roberto Lagalla.

Assessore, per la Sicilia si continua a parlare di difficile reperimento di lavoratori specializzarti. Come mai?
“La formazione professionale è stata ferma per troppi anni. Fin dal mio insediamento, abbiamo lavorato per riavviare il sistema attraverso l’apertura di un nuovo e più evoluto dialogo con le organizzazioni datoriali e sindacali. Oggi, anche alla luce del rapporto avviato con il mondo delle imprese, l’obiettivo è quello di creare competenze coerenti con le reali esigenze del mercato locale; per farlo, è necessario continuare ad orientare l’azione di governo verso la creazione di percorsi formativi adeguati alle dinamiche del nostro tessuto economico, coinvolgendo in un disegno unitario la scuola superiore, l’Università, la formazione professionale e gli Its. In tale direzione va, ad esempio, l’Avviso 33: un bando innovativo che, da quest’anno, porta la formazione direttamente dentro le imprese, sostenendo la creazione di nuove abilità e l’aggiornamento delle competenze dei lavoratori. Siamo molto soddisfatti della risposta delle aziende, tanto che è stato appena disposto l’aumento della dotazione finanziaria da 6 a 9 milioni. Le proposte progettuali, provenienti dagli enti di formazione professionale e predisposti, per la prima volta, in stretta collaborazione con le aziende, mirano ad aumentare, grazie alle risorse del Fondo Sociale Europeo, le possibilità di inserimento lavorativo di disoccupati e inoccupati. Inoltre, come governo regionale, abbiamo sostenuto il potenziamento e l’ampliamento dell’offerta formativa degli Its 2020-2022, sia rafforzando i percorsi già in essere che introducendo ulteriori opportunità, grazie al riconoscimento di ulteriori sei Fondazioni che si aggiungono alle cinque già esistenti. Si tratta di un sistema formativo che mette in rete istituti scolastici superiori, università, centri di ricerca ed enti locali, con la partecipazione di soggetti privati ed aziende appartenenti ai settori di riferimento: turismo, agroalimentare, ambiente, tecnologie innovative ed energie rinnovabili. L’obiettivo è quello di accrescere la competitività̀ delle imprese e dei giovani, favorendo la formazione di profili professionali altamente specializzati e immediatamente spendibili nel mercato del lavoro. Infatti, i dati più recenti dimostrano come, grazie agli Its, circa l’80% dei diplomati trovi rapidamente occupazione al termine degli studi, anche nella nostra regione".

Oramai da oltre un quinquennio la formazione si sviluppa a singhiozzo: questi lunghi “buchi formativi” non creano un danno al sistema del lavoro soprattutto nell'ottica del reperimento di specifiche professionalità?
“Come governo regionale ci siamo subito posti l’obiettivo di recuperare i ritardi e rimediare all’inattività del sistema che, inevitabilmente, ha creato, negli ultimi anni, gravi disagi. Con l’Avviso 2 siamo riusciti a rimettere in moto la macchina, aggiornando i profili professionali e promuovendo il riconoscimento delle qualifiche a livello nazionale. Ad oggi, siamo concentrati sull’Avviso 8, in stallo da oltre quattro anni, che mette a disposizione circa 136 milioni di euro. Queste risorse potranno garantire continuità al sistema e saranno certamente utili per dare positiva risposta alle numerose attese sociali maturate a riguardo, soprattutto in un momento di difficoltà economica come quello che stiamo vivendo a causa della pandemia da Covid-19. Prevediamo che i nuovi corsi di formazione professionale potranno rivolgersi ad una potenziale platea di circa diecimila giovani e disoccupati siciliani e permetteranno di riassorbire una ulteriore quota di lavoratori non ancora impegnati nel sistema. Inoltre, l’Avviso rappresenta una valida opportunità per coloro che al momento non sono impegnati in percorsi professionali o formativi, i cosiddetti Neet, che in Sicilia ancora oggi rappresentano una considerevole percentuale. Inoltre, in questi anni di governo Musumeci, la Sicilia è riuscita a superare i ritardi accumulati nel tempo sugli Iefp, i percorsi per l’Istruzione e la Formazione professionale in obbligo scolastico, collocandosi al quarto posto in Italia, con circa 40 mila studenti coinvolti, quando nell’anno scolastico 2017/2018 gli iscritti non superavano i 13 mila. Si tratta di un risultato molto importante che incide positivamente sull’inserimento lavorativo dei giovani i quali, attraverso percorsi triennali o quadriennali, conseguono una qualifica professionale".

Non ritiene che la vera svolta, in vista anche delle opportunità che ci offre il Next generation Eu, sia quella di uscire da un sistema “assistenzialistico” (si foraggiano solo corsi e formatori) e puntare ad un sistema che metta concretamente in collegamento domanda e offerta di lavoro?
“Premesso che, in questi anni, abbiamo avviato una significativa azione di contenimento dello storico modello assistenzialistico, è indubbio che una rilevante parte dei fondi del programma Next Generation EU, pensato allo scopo di sostenere le economie dei Paesi europei messe a dura prova dalla pandemia da Covid-19, dovrà essere destinata proprio ai progetti innovativi in materia di istruzione, formazione professionale qualificata e ricerca innovativa, coinvolgendo università, centri di ricerca, hub tecnologici e sistema delle imprese. In Sicilia, occorrerà saper cogliere questa opportunità che, se sfruttata nel modo corretto, ci darà la possibilità di rilanciare l’economia regionale, creando le basi per una ripartenza orientata ai giovani ed alla loro crescita professionale ed occupazionale”.

L’Anpal: “Lavoratori specializzati, in Sicilia è molto difficile trovarli”

Il mondo del lavoro specializzato in Sicilia vive una forte contraddizione: i posti disponibili sono un discreto numero, e anche in questa fase di crisi la richiesta è interessante, ma i dati dicono che molte di queste professionalità sono difficilmente reperibili sul territorio.

Lo dicono le rilevazioni mensili del Sistema Informativo Excelsior dell’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive per il lavoro. Dal 2017, infatti, il sistema si è innovato sia sotto l’aspetto metodologico che organizzativo per fornire indicazioni tempestive a supporto delle varie strategie messe in atto per sollecitare in maniera produttiva il mondo del lavoro, sia nella richiesta che nell’offerta.
L’analisi del bollettino si focalizza sulle principali caratteristiche delle entrate programmate nel mondo del lavoro nel mese di gennaio 2021, con uno sguardo sulle tendenze occupazionali per il periodo che va dal mese in corso fino a marzo. La situazione generale non è sicuramente confortante. Rispetto allo scorso anno nello stesso periodo, nella fase immediatamente precedentemente l’avvento della pandemia, la richiesta di professionalità in Sicilia è calata di circa il 25%: si tratta di 14 mila posti disponibili, il 30% dei quali di difficile reperimento.

Un valore alto che si pone vicino alla media nazionale, che si attesta sul 33%. Anche nelle altre regioni la difficoltà sembra essere alta, anche se i numeri sono ben diversi. Il maggior numero di proposte di lavoro viene registrato in Lombardia, con oltre 93 mila richieste. A seguire il Lazio, il Veneto e il Piemonte, che comunque rimangono parecchio più bassi, con, rispettivamente, 35, 32 e 28 mila richieste. Peggio dell’Isola, le regioni del Sud e l’altra isola maggiore. Anche il resto della Penisola ha comunque sofferto un calo rispetto all’anno precedente, in particolare il Nord-Est che registra una riduzione di quasi il 30%.

La Sicilia rimane, anche in questo caso, perfettamente in linea con la media nazionale, che si ferma al 25%.
Il sistema informatico Excelsior realizza indagini mensili sulle imprese, adottando prioritariamente la tecnica di rilevazione Cawi (Computer Assisted Web Interviewing) e somministrando un questionario incentrato sui profili professionali e sui livelli di istruzione richiesti dalle imprese.

Il sistema si avvale della rete delle camere di commercio e InfoCamere, società di informatica del sistema camerale, che assicurano la specifica attività di supporto alle imprese intervistate, e che quindi permettono il contatto immediato con le realtà imprenditoriali locali.

Le informazioni raccolte sono basate sui questionari compilati da quasi 108.000 imprese, campione rappresentativo delle imprese dei diversi settori industriali e dei servizi, raggruppate secondo i codici Ateco in corso. Il sistema lavora in maniera continuativa, e si è fermato soltanto nel periodo di marzo-aprile scorso, a causa del lockdown. Proprio per rispondere al meglio alle esigenze del periodo economico e sociale in corso, il questionario d’indagine è stato arricchito con una specifica sezione che ha l’obiettivo di monitorare la situazione del tessuto imprenditoriale: le informazioni rilevate riguardano gli impatti prodotti dalla crisi sulle imprese e le valutazioni sulle prospettive di recupero, focalizzandosi sui comportamenti delle imprese abitualmente presenti sui mercati esteri e delle imprese più coinvolte nei processi di digitalizzazione.

Michele Giuliano

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