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Lavoro nero, in Sicilia un irregolare su 5

Lavoro nero, in Sicilia un irregolare su 5

Lavoro nero, in Sicilia un irregolare su 5

280 mila lavoratori fantasma in Sicilia. Riparano auto, ristrutturano case, curano l’estetica, realizzano servizi fotografici e video per matrimoni ed eventi di ogni genere. Tutto rigorosamente in nero senza garanzie per sè stessi e per i clienti.

Ecco la fotografia scattata dall’Osservatorio economico di Confartigianato Sicilia, nell’ambito della campagna nazionale, attraverso il linguaggio dei fumetti con strisce dedicate ai vari mestieri, dal titolo “Occhio ai furbi! Mettetevi solo in buone mani”.

In totale sono quasi 100 mila le imprese artigiane abusive, che fanno della Sicilia la terza regione italiana nella classifica del lavoro illegale dopo Calabria e Campania con il 18,5 per cento di imprese abusive.

I tre obiettivi della campagna di Confartigianato Sicilia

La campagna di Confartigianato vuole mettere in guardia i consumatori dal rischio di cadere nelle mani di operatori improvvisati, ma anche valorizzare qualità, durata, rispetto delle norme, convenienza e sicurezza del lavoro dei veri artigiani e richiamare le Autorità ad un’azione di controllo e repressione e di contrasto all’evasione fiscale e contributiva.

Servono più controlli

“Oltre alle campagne però – dice Andrea Di Vincenzo, segretario di Confartigianato Imprese Sicilia – ci vuole un’azione congiunta delle autorità di controllo e degli enti locali nella quale noi siamo pronti a farci parte attiva. Bisogna aumentare i controlli e sconfiggere questo fenomeno. Per premiare gli artigiani che sono riusciti onestamente a sopravvivere alla crisi e per salvaguardare i cittadini e i loro risparmi dagli illegali”.

Il 18,5% del totale dei lavoratori risulta irregolare

L’analisi degli ultimi dati dell'Istat disponibili a livello regionale sull’economia non osservata (anno 2019) evidenzia in Sicilia un peso del lavoro non regolare (280 mila unità) sul totale pari al 18,5% (>12,6% nazionale), che la posiziona terza dopo Calabria e Campania nella classifica nazionale per valore più elevato. A livello settoriale si rilevano valori superiori per Agricoltura (37,0%) e Costruzioni (22,0%); mentre è per il Manifatturiero esteso che si rileva un peso del lavoro irregolare più ridotto (11,3%).

I 14 mestieri a maggior rischio concorrenza sleale

Prendendo a riferimento i quattordici mestieri maggiormente sotto pressione per la concorrenza sleale ed includendo sia i servizi di riparazione di beni per uso personale e per la casa sia i restanti mestieri operanti nella manutenzione e riparazione di autoveicoli (in particolare carrozzieri ed elettrauto) si delinea a fine 2021 un totale di 39.233 imprese attive con un'alta vocazione artigiana: le imprese artigiane perimetrate sono, infatti, 29.744 e rappresentano il 75,8% del totale, quota circa 4 volte il 18,8% osservato per il totale economia.

L'artigianato è particolarmente esposto in quanto in tali mestieri si concentrano il 41,4% delle imprese del comparto, quota circa 4 volte il 10,3% rilevato per il totale imprese.

In particolare, la vocazione artigiana è particolarmente elevata e supera la media già alta per: Acconciatura e estetica (91,7%), Fotografo (84,6%) e Manutenzione e riparazione di autoveicoli (83,0%).

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