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Addio alle Zone Franche Montane in Sicilia

Addio alle Zone Franche Montane in Sicilia

Addio alle Zone Franche Montane in Sicilia

Si è nuovamente arenato il progetto della costituzione delle Zone Franche Montane in Sicilia, ideato e presentato dall’omonima associazione, che aveva visato la luce il 19 dicembre 2019 con l’approvazione della Legge voto, decaduta a seguito della conclusione della XVIII Legislatura. Adesso succede di nuovo e il progetto viene dunque cestinato: “La rappresentanza politica (si spera non tutta) non vuole la fiscalità di sviluppo strutturale, ci siamo arresi alla mediocrità – scrive l’associazione Zone Franche Montane nel proprio comunicato stampa -. Il progetto, nonostante la fattibilità giuridica in quanto pienamente rientrante nelle disposizioni legislative e giurisprudenziali comunitarie e nazionali, deve restare solamente una vana aspirazione dei quanti resistono nei territori siciliani più svantaggiati dagli accadimenti economico-finanziari. Così continua l’emigrazione di tanti siciliani, si disperdono professionalità, si desertificano quei territori per quella improvvisazione che è da tempo il mantra al quale si ispirano tanti politici. Impegnarsi per il presente, al massimo per il domani come se il dopodomani non esistesse. Meglio continuare ad offrire il pesce e non la canna da pesca”.

"Dopo 3205 giorni di battaglia di civiltà, alziamo bandiera bianca: siamo stanchi"

In realtà a rigettare l’istanza non è stato il Parlamento Regionale Siciliano ma i burocrati di Palazzo dei Normanni, secondo cui questa legge deve essere trattata a Roma. “Alziamo bandiera bianca perché ci siamo stancati – ha precisato Vincenzo Lapunzina, presidente dell’associazione -. Sono 3.205 giorni di battaglia di civiltà, ma ancora non abbiamo raccolto nessun risultato tangibile e concreto per la nostra gente. I restanti delle terre alte di Sicilia senza la fiscalità di sviluppo vivranno a tempo determinato nelle montagne siciliane. Non abbiamo prospettive perché la politica non vuole intervenire in maniera concreta e reale senza tergiversare per destinare una fiscalità di sviluppo strutturale, cioè defiscalizzazione dell’Imu, dei contributi previdenziali, Irpef e di tutto il reddito che viene prodotto nelle aziende che hanno la sede legale e operativa ad oltre 500 metri di altezza. Queste aree si sono già spopolate, se non forniamo uno strumento utile per restare agli imprenditori ed ai giovani tra qualche anno non ci sarà più nessuno. Noi non siamo nati per errore nelle Terre Alte di Sicilia, abbiamo diritto di vivere lì, perché non darci questa possibilità?”.

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