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Ars, il Pd e la "Waterloo di Musumeci". Miccichè, è crisi

Ars, il Pd e la "Waterloo di Musumeci". Miccichè, è crisi

Ars, il Pd e la “Waterloo di Musumeci”. Miccichè, è crisi

La finanziaria regionale è passata, ma, come ha sottolineato il capogruppo del Pd all'Ars Giuseppe Lupo, è stata "una Waterloo" per il governatore Nello Musumeci che ha "alzato bandiera bianca" rinunciando "agli ultimi articoli della Legge di stabilità per paura di affondare ancora in aula, prendendosela con gli 'ascari' della sua stessa coalizione". L'omicidio o il suicidio politico, a seconda dei punti di vista, si è consumato in diretta, nel primo pomeriggio di ieri, quando all'Ars mancavano appena dieci articoli per chiudere la manovra finanziaria "monstre" che si trascinava da un mese e mezzo. Legge di stabilità azzoppata Una Legge di stabilità azzoppata prima dalla fronda interna a Forza Italia, che ha destabilizzato il partito, e poi dallo scandalo dei dati sul Covid trasmessi all'Iss, che ha costretto alle dimissioni del pupillo e fedelissimo del governatore, Nello Musumeci, l'assessore alla Salute Ruggero Razza, finito indagato nell'inchiesta della Procura di Trapani. Una manovra con tante norme bocciate a colpi di voto segreto, con il governo incalzato dai franchi tiratori della maggioranza, sempre più numerosi e insofferenti, e con l'assessore all'Economia Gaetano Armao (Fi), vicino a Tajani, accerchiato da gran parte dei deputati azzurri, fedeli a Miccichè. Micciché "maggioranza a pezzi" "Questa maggioranza è a pezzi, non risponde più al governo e all'Assemblea", è sbottato infatti il presidente dell'Ars al rientro in aula, dopo l'ennesimo tentativo fallito di un maxi-emendamento per mediare e calmare gli animi dei malpancisti. Quando Miccichè ha comunicato lo stralcio del resto degli articoli rimasti, nella sala d'Ercole i deputati erano attoniti. Il governatore Musumeci, a capo chino, lo sguardo fisso allo smartphone, ascoltava in silenzio come i suoi assessori. Non siamo più in condizione di votare "Non siamo più in condizione di votare - è stato il de profundis di Miccichè -, è saltato il banco: qualsiasi norma messa al voto viene bocciata". "Ne dobbiamo prendere atto - ha detto il Presidente dell'Ars in aula - e dovremo interrogarci sul perché siamo arrivati a questo punto: se dipende dalla classe dirigente, dagli errori fatti. Sono il primo che si deve interrogare". Qualche deputato ha tentato una timida reazione, chiedendo di votare almeno qualche altra norma, ma il tono di Miccichè si è alzato: "Non mi possono permettere di fare bocciare tutto, tutto continuerà a essere bocciato nel pomeriggio com'è avvenuto stamattina, tutto sarà bocciato domani. Io sto parlando alla maggioranza di quest'aula". Musumeci e gli ascari Musumeci, a quel punto, si è alzato e, parlando all'aula, ha rassicurato sul fatto che alcune delle norme stralciate saranno recuperate. Poi ha attaccato gli "ascari nella maggioranza" addossando loro la responsabilità di quanto accaduto. Fava, la maggioranza non c'è più "La maggioranza non esiste più - ha affermato il presidente dell'Antimafia siciliana, Claudio Fava - e all'incredibile somma di strafalcioni e menzogne sull'emergenza Covid si aggiunge adesso un dato politico incontestabile: la finanziaria è stata affondata dal voto contrario di molti parlamentari del centrodestra". "Ragioni morali e sostanziali - ha concluso - dovrebbero indurre il presidente Musumeci a prenderne atto e a chiudere la sua esperienza di governo adesso. Nell'interesse di tutti". Richieste di dimissioni e bagarre Ma le richieste di dimissioni a Musumeci, che ha reagito in aula con un veemente discorso - ce ne occupiamo in un altro articolo - sono venute anche da M5s e Pd. Da registrare un siparietto che ha dimostrato tutta la tensione nella maggioranza: il vicepresidente vicario dell'Ars, Roberto Di Mauro, ha letteralmente cacciato, urlando, dallo scranno, interrompendo il suo intervento, il deputato del Pd Nello Dipasquale, reo a suo dire di aver travalicato i toni consentiti in un dibattito politico per la frase in cui definiva Ruggero Razza, "politicamente buonanima". Di Mauro ha risposto con il sangue alla testa, tanto che qualcuno gli ha detto "adesso basta, ché poi ti senti male". GUARDA IL VIDEO Armao, concezione nuova per Bilancio Tra i pochi soddisfatti di come sono andate le cose sembra esserci il vicepresidente della Regione e assessore all'Economia, Gaetano Armao, che, a fine serata, ha sottolineato come "Legge di stabilità e Bilancio mobilitano risorse per gli enti locali, le amministrazioni periferiche, i teatri, il mondo del sociale e tutto quello che vive attraverso l'intervento finanziario della Regione". "In più - ha aggiunto -, molti investimenti, la possibilità di rifinanziare i mutui, di assoggettare a un centro unico di committenza l'acquisizione di beni e servizi, la possibilità dell'assessorato all'Economia di governare e monitorare la spesa". E ha parlato di "Una concezione completamente nuova del bilancio per un momento drammatico come quello che sta vivendo la Sicilia". "Anche perché - ha concluso Armao - si rimettono in moto tutte le misure approvate nella scorsa Legge di stabilità e, in più, si mobilitano altri 250 milioni di euro per i ristori, ricavandoli dalla riprogrammazione dei Fondi europei". Nel Bilancio 2021-2023 appena approvato il totale delle spese per l'anno 2021 risulta pari a 19,09 miliardi di euro: 14,62 miliardi per spese correnti; 304 milioni di euro per spese in conto capitale; 1,07 miliardi di euro per spese finanziarie; 2,52 miliardi di euro per rimborso prestiti; 390 milioni di euro per partite di giro; 100 milioni di euro per accantonamento prudenziale per disavanzo presunto. Le entrate tributarie nel triennio sono stimate in 11,79 miliardi di euro (2021), 11,13 miliardi di euro (2022) e 11,55 miliardi di euro (2023).

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