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Def 2023, la “strategia” del Governo Meloni in 12 punti

Def 2023, la “strategia” del Governo Meloni in 12 punti

Def 2023, la “strategia” del Governo Meloni in 12 punti

ROMA - Il 28 aprile scorso Camera e Senato hanno approvato il Documento di economia e finanza 2023, dopo uno scivolone politico dovuto alle assenze dei parlamentari che non aveva consentito alla maggioranza al Senato di raccogliere i voti necessari per approvare uno scostamento di bilancio legato proprio al Def.

Nonostante le iniziali difficoltà del primo giorno, il malore in Aula di Angelo Bonelli e la bagarre che ha portato alla sospensione di alcuni minuti del dibattito il secondo giorno, la maggioranza è riuscita a far passare il Def con 211 voti a favore e 116 contrari, nessun astenuto.

Si tratta di uno dei più importanti documenti di programmazione economica previsti dal semestre europeo, un cronoprogramma comandato a livello comunitario che inizia dal Def per arrivare a fine anno alla redazione della Legge di Bilancio.

Il Def 2023 è suddiviso in tre parti principali. La prima analizza i risultati macroeconomici degli anni passati e le prospettive future tenendo conto degli interveti che l’Esecutivo intende attuare. In poche parole, spiega l’andamento previsto dei principali indicatori dell’economia (Pil, deficit, debito, ecc.)

La seconda parte riguarda invece le prospettive programmatiche, ovvero l’andamento delle variabili macroeconomiche che non considera gli investimenti e le misure che il Governo intende portare avanti durante la legislatura.

La terza parte, infine, contiene una descrizione delle principali riforme che l’Esecutivo è intenzionato a portare avanti e varare: il cosiddetto Programma Nazionale Riforme.

Ma qual è il contenuto del Def 2023? Il Quotidiano di Sicilia prova a spiegarlo in questa guida contenente i dodici punti salienti del documento economico.

1. Aumento del Pil +0,9% nel 2023

Secondo le stime del Governo il principale indicatore economico, il Pil, crescerà costantemente nel prossimo triennio. Una crescita rivista al rialzo rispetto anche al Documento programmatico di bilancio varato a novembre scorso dallo stesso Esecutivo. Per quest’anno è stimata una crescita dello 0,9% del prodotto interno lordo, nel 2024 dell’1,4% nel 2025 dell’1,3% e nel 2026 dell’1,1%.

2. Deficit in calo dal 4,5% al 3%

All’interno del Def è stato stimato un calo del rapporto tra deficit pubblico (ovvero la differenza negativa tra le entrate e le uscite dello Stato) e Pil. Il dato programmatico di questo rapporto prevede per quest’anno un valore del 4,5%, che nel 2024 diminuirà di quasi un punto percentuale arrivando al 3,7% per scendere ulteriormente nel 2025 attestandosi al 3%.

3. 3 mld per il taglio del cuneo fiscale

Proprio la stima del deficit tendenziale per l’anno in corso ha permesso al Governo di mettere sul piatto 3 miliardi di euro da utilizzare per un taglio del cuneoliscale, ovvero la differenza tra quanto paga il datore di lavoro e quanto (per effetto di tasse e contributi) arriva effettivamente nelle tasche del lavoratore. Taglio iniziato con l’ultima Legge di bilancio e contenuto nel “Decreto lavoro” di maggio.

4. Riduzione delle aliquote Irpef

Già a partire dal 2024 il Governo ha previsto una riduzione delle aliquote Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche). Una riduzione da quattro a tre delle attuali, come gà peraltro annunciato dalla riforma fiscale 2023. L’intervento attualmente più probabile sarà quello di accorpare tutte le aliquote, anche se la decisione ultima spetterà al Parlamento e agli specifici decreti attuativi del Governo sul fisco.

5. Bonus Ires dal 2024

Sempre a partire dal 2024 il Governo Meloni prevede l’introduzione del Bonus Ires (Imposta sul reddito delle società). Si tratterebbe di una possibile riduzione dell’aliquota dall’attuale 24% al 15%. Uno sconto che dovrebbe essere valido solo per quelle società che decidono di effettuare nuovi investimenti o di assumere nuovo personale.

6. Detrazioni fiscali previsto taglio

Un’altra previsione contenuta nel Def 2023 recentemente approvato è quella del taglio delle detrazioni che attualmente costano allo Stato dai 150 ai 160 miliardi di euro. Una cifra enorme sarà ridotta attraverso la soppressione di alcune detrazioni esistenti e la semplificazione di altre. In ogni caso, non saranno toccate le detrazioni o deduzioni attualmente in vigore su sanità, famiglia, scuola e casa.

7. Aiuti contro l’inflazione

Nel Def 2023 annunciate anche misure da mettere in campo per frenare la fiammata inflazionistica. Tra queste, il Governo si è impegnato a “valutare nell’ambito degli aventuali spazi di bilancio che si renderannop disponibili per la prossima manovra di bilancio un intervento in materia di innalzamento delle pensioni minime”. Inoltre, previsto anche l’aumento dei fringe benefit per i lavoratori con figli.

8. Indebitamento netto al 4,5%

Confermati anche nel Documento di economia e finanza gli obiettivi di indebimento netto presenti nell’ultimo Documento programmatico di bilancio, varato lo scorso novembre. Nell’anno in corso previsto il 4,5%. Dato che subirà un calo ulteriore nel 2024, attestandosi al 3,7%. Secondo il Governo l’indebitamento netto scenderà anche nel 2025 (3%) e nel 2026 (2,5%).

9. Sparisce Quota 41

Grande assente nel Def 2023 è Quota 41, uno dei cavali di battaglia della Lega. La misura, infatti, non figura tra i 21 “interventi in materia di disciplina pensionistica a completamento della manovra 2023-2025” elencati nel documento. Non ci sono dunque coperture al momento per la misura che consentirebbe l’uscita anticipata dal lavoro dopo 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica.

10. Caro-bollette, aiuti confermati

Confermato anche per il secondo trimestre del 2023 l’azzeramento degli oneri di sistema e la riduzione dell’Iva al 5 per cento sulla somministrazione di gas a uso combustione, per teleriscaldamento e per energia termica. Per l’energia elettrica è prorogato il rafforzamento dei bonus sociali sulle bollette con l’innalzamento della soglia Isee per l’accesso delle famiglie numerose.

11. Rapporto debito Pil in calo

Il rapporto debito/Pil, dopo il risultato inferiore rispetto alla programmazione di bilancio del 2022 (144,4%) continuerà, secondo le stime contenute nel Def 2023, a diminuire anche per il prossimo triennio. Nel 2023 è previsto che il rapporto debito/PIl si attesterebbe al 142,1%. Un ulteriore calo di quasi un punto percentuale si registrerà nel 2024 (141,4%), fino a raggiungere il 140,4% nel 2026.

12. Pressione fiscale: c’è la riduzione

Stando a quanto contenuto nel Documento di economia e finanza da poco approvato dal Governo Meloni anche la pressione dovrebbe diminuire a breve. Secondo le stime dell’Esecutivo, infatti, la pressione fiscale dovrebbe passare dal 43,3% del 2023 al 42,7% entro il 2026. Una diminuzione dello 0,6% in tre anni che potrebbe rappresentare una boccata di ossigeno per imprese e cittadini.

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