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Le ex province siciliane a corto di risorse

Le ex province siciliane a corto di risorse

Le ex province siciliane a corto di risorse

Le ex province siciliane languono tra mancanza di risorse, personale in pensione e una riforma mai compiuta e un’altra (forse) in arrivo. Enti sull’orlo di una "crisi di nervi” per citare un noto film. Nei giorni scorsi in una audizione all’Ars sono stati ascoltati i ragionieri generali della città metropolitana di Palermo e del libero consorzio di Caltanissetta. In un quadro nel quale, ad esempio, anche il libero consorzio di Siracusa (insieme a 57 comuni dell’Isola) sono in dissesto conclamato. Mentre la riforma in arrivo rischia solo di appesantire ancora di più le casse degli enti.

Un quadro a tinte fosche

“E’ inutile fare giri di parole, la situazione economica delle ex province, è tragica in termini di risorse e personale. Così sono destinate a fallire, a prescindere dalla riforma in itinere che, col costo delle poltrone dell’organo politico, non farà altro che peggiorare la situazione”, spiega la deputata M5S Martina Ardizzone, componente della commissione, a margine della seduta della commissione Bilancio dove, anche su sua richiesta, sono stati ascoltati i funzionari. Secondo quanto raccontato dai dirigenti a fronte del calo dei trasferimenti statali nel corso degli anni la situazione delle casse si è aggravata a causa del prelievo forzoso imposto dalle diverse leggi di stabilità. “e le ex province stanno ancora in piedi, lo si deve alle economie di bilancio. Ma è chiaro che così non si può andare avanti, anche perché non c’è il personale per farlo: mancano soprattutto i dirigenti e i tecnici per portare a compimento i progetti relativi ai finanziamenti extraregionali. A Caltanissetta negli ultimi 8 anni i dipendenti sono passati da 600 a 180, con solo due dirigenti in servizio. A Palermo il personale in servizio è solo di 500 unità a fronte dei 1600 dipendenti del 2015”, continua Ardizzone.

Verso la riforma ma servono "risorse e personale"

In tutto questo c’è una riforma che il governo vuole approvare per fare tornare al voto gli enti intermedi e di prossimità. Una situazione, secondo il vicepresidente M5S dell’Ars Nuccio Di Paola, componente della commissione Bilancio, “che non farà altro che peggiorare la situazione a causa del costo dell’organo politico, che inevitabilmente finirà col gravare su bilanci così disastrati. La priorità dovrebbe essere quella di erogare servizi efficienti ai cittadini, che oggi, come è sotto gli occhi di tutti, sono sempre più precari”. “Ci sono diversi elementi di criticità che riguardano tutti gli enti locali: prima di tutto una carenza di risorse determinata dalla riforma Del Rio in poi e poi una tendenza di disinvestimento nelle province locali. Circa 600 milioni di disinvestimenti nelle provincie siciliane come compartecipazione alla spesa pubblica”, aggiunge Mario Giambona, deputato del Pd all’Ars. Poi il blocco delle assunzioni “con carenza di figure apicali”, aggiunge il deputato del Pd, “in alcuni consorzi ci sono le risorse ma non ci sono le professionalità per spendere. La riforma così come è fatta se non mettiamo risorse e professionalità rischia di essere uno specchietto per le allodole”.

Anche i comuni soffrono

Ma le province non sono gli unici enti locali a soffrire. Secondo i dati della Regione Siciliana (si riferiscono a settembre) sono 57 i comuni in dissesto in Sicilia al quale si aggiunge anche il libero consorzio di Siracusa. La situazione di questi enti rappresenta una sfida significativa per l'amministrazione pubblica e la sostenibilità economica della regione. Il dissesto, però, rappresenta solo lo stadio finale di un disequilibrio contabile che si manifesta nel tempo. Proprio per prevenire queste situazioni croniche l’Alta scuola di formazione dei commercialisti (guidata dal presidente dell’ordine di Palermo, Nicolò La Barbera) ha deciso di avviare un corso (on line) per formare esperti nel disequilibrio finanziario degli enti locali. Professionisti capaci di riconoscere tramite la lettura dei bilanci quali sono gli elementi di criticità e dove intervenire prima che sia troppo tardi. “Il raccordo con i controlli interni è una delle misure di rafforzamento che la Corte dei conti conduce sugli enti locali”, spiega Salvatore Pilato che guida la sezione della Corte dei Conti per la Regione siciliana a margine della presentazione del corso della Saf, “il dato statistico è preoccupante perché le procedure di riequilibrio sono in continua crescita. Serve trovare delle sinergie che sviluppino degli effetti concreti e immediati”.

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