
Pescatori in Libia, Luigi Di Maio, “A casa il prima possibile”
"Il fatto che i pescatori siciliani siano ancora in Libia ne fa un caso a metà strada tra fermo e rapimento. Perché stiamo lavorando con un'autorità non riconosciuta, che è quella dell'est della Libia, con un esercito autoproclamato, lo stiamo facendo usando l'intelligence e il corpo diplomatico".
Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio parlando a Porta a Porta del caso dei 18 marittimi di Mazara del Vallo sequestrati in Libia da oltre tre mesi.
"Io e il presidente del Consiglio - ha detto Di Maio - siamo al telefono e con i principali Paesi che hanno influenza in quell'area. Cercheremo di portarli a casa il prima possibile come abbiamo fatto in questi anni".
"Solo nell'ultimo anno - ha aggiunto Di Maio, in autoisolamento dopo la scoperta che la ministro dell'Interno Luciana Lamorgese è stata contagiata dal coronavirus - ne abbiamo riportati sette a casa da varie parti del mondo ed erano in stato di rapimento".
"Io in questo caso - ha concluso - mi sincero ogni giorno, e quindi è un caso diverso, di come stanno, di quello che mangiano. Abbiamo organizzato una telefonata tra i pescatori e i loro familiari e speriamo di portarli a casa il prima possibile".
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