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Renzi a Palermo, scontro con Conte: “Si vergogni”. Sul RdC: “Lavoro, no assistenzialismo”

Renzi a Palermo, scontro con Conte: “Si vergogni”. Sul RdC: “Lavoro, no assistenzialismo”

Renzi a Palermo, scontro con Conte: “Si vergogni”. Sul RdC: “Lavoro, no assistenzialismo”

Il tour elettorale di Matteo Renzi ha portato l'esponente di Italia Viva a Palermo, tra l'altro proprio nelle ore successive a un acceso scontro con Conte (Movimento 5 Stelle).

"Ci aspettiamo un risultato importante", ha commentato di fronte agli elettori e ai giornalisti di Palermo.

Renzi a Palermo: "Vogliamo fare come Macron in Francia"

Renzi e i suoi alleati hanno le idee chiare: mirano a procedere come Emmanuel Macron in Francia e portare il "Terzo Polo" alla guida del Paese.

Sulla questione reddito di cittadinanza [2], Renzi sostiene di voler un confronto con Conte (le cui posizioni sulla misura di sostegno al reddito sono notevolmente diverse). "Il reddito di cittadinanza non ti tira fuori dalla povertà. Per uscire dalla povertà ci vuole lavoro, un lavoro regolare e legale. La Sicilia non crescerà con l'assistenzialismo": questa è la posizione di Renzi.

"Conte si vergogni"

Durante la sua visita a Palermo, Renzi ha discusso anche dello scontro verbale con l'ex premier Giuseppe Conte. Pare che il leader dei pentastellati abbia invitato l'avversario ad andare a Palermo "senza scorta" per confrontarsi direttamente con lui in piazza, usando un linguaggio e una retorica ritenuti "violenti".

"Un’istituzione sta insieme con i valori condivisi. Poi si va alle elezioni e si discute, ma prima di tutto deve esserci il rispetto reciproco. Giuseppe Conte si deve vergognare per le parole di ieri. Caro Conte, tu usi un tono minatorio, noi ti rispondiamo da un luogo di cultura. Palermo insegna civiltà da secoli anche a quelli come te che non hanno capito la civiltà".

"Chiedo scusa alle Forze dell’Ordine, sono mortificato. Grazie a queste straordinarie donne e uomini in prima linea che fanno questo lavoro non perché hanno un grande stipendio - e bisogna fare di più - ma perché hanno vocazione civile".

"Noi - ha aggiunto - non prendiamo lezioni da queste persone ma dai tanti uomini e donne delle Forze dell’Ordine, dell’associazionismo che tengono accesa la fiamma dell’antimafia a 30 anni dalla strage di Capaci [3]. La guerra a Falcone non l’ha fatta la politica ma la mafia. La denigrazione della sua figura l’hanno fatta però alcuni suoi colleghi. Leggetelo il libro di Martelli sui depistaggi. È stato fatto un processo fasullo sulla morte di Borsellino. Pretendiamo di avere la verità per quei giudici che hanno dato la vita per la lotta la mafia".

 

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