PALERMO - Doveva essere una semplice “presa d’atto” di una delibera ormai “superata”, che avrebbe dovuto essere approvata l’anno scorso e invece il Piano triennale delle Opere pubbliche è diventato la miccia che ha fatto saltare per aria la maggioranza aprendo una nuova crisi politica a Palazzo delle Aquile.
A un anno dalle elezioni comunali, infatti, l’astensione dei renziani dal voto finale sul Piano triennale - decisiva per bocciare l’atto - ha scatenato la reazione furibonda del sindaco Leoluca Orlando, che ha firmato una nota congiunta durissima insieme agli altri assessori (con l’eccezione per l’appunto dei renziani Toni Costumati e Leopoldo Piampiano) parlando di “scelte inaccettabili, chi non condivide il nostro approccio si pone di fatto al di fuori di un percorso politico e amministrativo”.
Una frattura che, soprattutto dopo l’uscita ufficiale dei renziani dalla maggioranza, sembra ormai impossibile ricomporre. Una situazione acclara un conflitto strisciante da mesi, dai battibecchi con Sinistra Comune e l’assessore Giusto Catania alla lettera contro Salvatore Orlando (“un atto politico”, secondo il presidente del Consiglio comunale, “forse l’inizio di una nuova maggioranza” con vista sulle elezioni del 2022), dalle polemiche su Tari e Ztl, alla richiesta di dimissioni dell’assessore Maria Prestigiacomo da parte dei renziani. Iv, però, può contare su ben otto consiglieri a Sala delle Lapidi e non sarà facile per il sindaco Orlando farne a meno, se non accettando di andare avanti con un governo di minoranza e di trovare la maggioranza di volta in volta sui singoli atti.
“Se il sindaco Leoluca Orlando - hanno affermato in una lunga nota Dario Chinnici e Gianluca Inzerillo, capigruppo di Italia Viva e Italia Viva-Sicilia Futura - vuole cercare i responsabili delle bocciature di alcuni atti di Giunta, come il Piano triennale delle Opere pubbliche o il Bilancio consolidato, guardi all’interno della sua Giunta: Italia Viva non farà da capro espiatorio per coprire le colpe politiche di altre componenti della maggioranza che, nel frattempo, sono già in campagna elettorale anziché pensare alla città. Abbiamo letto con stupore le accuse del primo cittadino e degli assessori, ma sono accuse che rispediamo con forza al mittente, anche perché destituite di fondamento. Il Piano triennale delle opere pubbliche, arrivato in Aula con mesi di ritardo, è stato accompagnato da una relazione assessoriale scarna e conteneva le opere accessorie del tram che la maggioranza aveva invece deciso di mettere da parte in occasione dell’ultimo bilancio di previsione: sorprende che Orlando abbia dimenticato di aver pienamente condiviso quella scelta anche pubblicamente. Italia Viva non è presente in commissione Urbanistica ed era necessaria una maggiore condivisione del percorso ma, anche questa volta, gli esponenti di giunta hanno preferito fare a meno del confronto con un risultato che era ampiamente prevedibile: da mesi chiediamo al sindaco maggiore coinvolgimento nelle scelte, inascoltati”.
“Vogliamo inoltre ricordare al Professore - hanno continuato - che il Bilancio consolidato è stato respinto per l’assenza di altri gruppi di maggioranza, non di Italia Viva, così come non è certo per colpa nostra se il regolamento sui beni confiscati tarda ad arrivare. Italia Viva ha aderito a un progetto nel 2017 ed è rimasta fedele a quel progetto, sostenendo questa amministrazione anche in occasione di scelte francamente discutibili e che hanno incrinato il rapporto con la città. Italia Viva crede nel gioco di squadra e nel rispetto delle forze politiche. Sono altri a continuare in corse solitarie con finalità personalistiche ed elettorali, come dimostrano le dichiarazioni a mezzo stampa e le scelte compiute in solitaria o fantomatici documenti firmati da alcune forze di maggioranza con le opposizioni, in spregio agli impegni assunti con i palermitani”.
“Italia Viva – hanno concluso Chinnici e Inzerillo - chiede un rilancio dell’azione di governo: la città è in evidente affanno, le emergenze sono continue e serve un reale confronto. Se qualche assessore non è all’altezza, si faccia da parte; se chi dovrebbe fare da collante fra il consiglio e la giunta preferisce dedicarsi ad altro, lo dica; se qualcuno vuole candidarsi a sindaco, abbia almeno la dignità di dimettersi; se qualcuno vuole cambiare maggioranza, abbia il coraggio di farlo pubblicamente. E al sindaco chiediamo di voltare pagina e di riprendere in mano la situazione, per il bene di Palermo”.
Il primo cittadino però sembra sempre più deciso a tirare dritto per la sua strada e usare il pugno di ferro nei confronti dei suoi alleati: il giorno dopo la bocciatura del Piano triennale è stato silurato il presidente della Rap, il renziano Giuseppe Norata, grazie alle dimissioni dei due componenti del Cda Alessandra Maniscalco Basile e Maurizio Miliziano, che di fatto lo hanno messo fuori gioco facendolo decadere. “Tra me e il sindaco Orlando – ha commentato Norata all’Ansa - non c’è stato mai un feeling perfetto. A gennaio avevo pianificato le mie dimissioni che ho congelato in relazione a un’apertura del Comune. Entro marzo il socio unico di Rap aveva preso determinati impegni (Pef Tari, ricapitalizzazione, pagamento dei 40 milioni di vecchi crediti) che non ha rispettato. Niente di niente”.
“Da un punto di vista personale e aziendale – ha concluso - mi sento sereno perché ho dato il massimo, nella quasi totale assenza dell’Amministrazione comunale”.
Gaspare Ingargiola
Lascia una risposta