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Chi ha paura del Mattarellum?

Chi ha paura del Mattarellum?

Chi ha paura del Mattarellum?

Vi ricordate la filastrocca del cartone animato di Walt Disney I tre porcellini, dal titolo Chi ha paura del lupo cattivo? Potremmo parafrasare la domanda in: Chi ha paura del Mattarellum?
Come tutti sanno, si tratta di una legge elettorale equilibrata (n. 277/1993), ideata dall’attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha consentito l’alternanza delle parti politiche e che poi, improvvidamente, è stata abrogata dall’infausta legge 270/2005, denominata Porcellum da tutti, compreso il suo ideatore, Roberto Calderoli.
Nell’assemblea nazionale del Pd di domenica 18 dicembre, Renzi ha lanciato questa seria proposta fatta di due articoli di legge. Con il primo, approvare di nuovo il Mattarellum e, con il secondo, abrogare la legge elettorale vigente (già mutilata dalla Consulta), nonché l’Italicum.
Tutto ciò, se c’è un consenso ampio, si può fare in due settimane, in modo da evitare alla Corte Costituzionale di dover prendere in esame l’Italicum nella prima udienza del 24 gennaio prossimo.

Chi è contrario a questa proposta? Forza Italia, la sinistra-sinistra, il Movimento di Grillo e alcuni cespugli del centro. Sono invece favorevoli sia la Lega che Fratelli d’Italia.
Si tratta di vedere se, anziché cominciare il solito bailamme contraddittorio, il gruppo dei proponenti riuscirà a formulare i due citati articoli sotto forma di Ddl e li depositerà alla Camera, per iniziare l’iter approvativo in tempi rapidi. Ovviamente, i tempi sono stabiliti dalla Conferenza dei capigruppo, che si riunisce sotto la presidenza del vertice camerale.
C’è chi obietta, nel caso di rapida approvazione della legge così formulata, possibilmente prima del 24 gennaio, che bisognerà ridisegnare i Collegi elettorali per le mutate condizioni demografiche delle varie zone del Paese. Nel 1993, occorsero circa sei mesi, ma oggi, con i moderni sistemi digitali e i software di elaborazione, la mappa dei Collegi può essere fatta in un mese.
Non ci sono più scuse per ritardare un appuntamento fondamentale, dando la parola al popolo, in modo da vedere le carte di chi afferma che il 59% dei “No” al referendum è contrario alla politica di riforme iniziata nel 2014.

Non è che il Mattarellum porti con certezza all’elezione di una maggioranza forte, tant’è che quella di Berlusconi e l’altra di Prodi furono scalzate da cespugli, che al loro interno tenevano l’ago della bilancia. Tuttavia, nell’attuale scenario tripolare, è la soluzione che può consentire una certa governabilità e dare subito la parola al popolo.
Il Mattarellum non può temere i fulmini della Consulta perché essi sarebbero arrivati già vent’anni fa e in ogni caso tale legge elettorale rispetta gli articoli della Costituzione.
Quando sentiamo i critici che sostengono come con la legge elettorale non si mangi, dobbiamo sottolinearne la malafede, perché un sistema elettorale piuttosto che un altro fa cambiare maggioranze e quindi politica e gestione del Paese. Di conseguenza, non è indifferente che si voti con una legge elettorale piuttosto che con un’altra. Perciò occorre saggezza nell’individuarne una che non opprima i diritti delle minoranze, ma che, contestualmente, consenta alla maggioranza di operare efficacemente e con rapidità.

Berlusconi vinse le elezioni del 1994 cogliendo il sentimento popolare di rivolta contro la Casta e l’apparato sfociato in Tangentopoli. Potè organizzare Forza Italia in tempi brevi perché utilizzò le sue strutture aziendali. Molti funzionari e dirigenti di Mediaset e Fininvest diventarono uomini politici, che pescarono nella cosiddetta società civile candidati che non pensavano lontanamente di diventare deputati o senatori. Ma un partito-azienda ha i propri limiti, perché non è capace di puntare agli interessi generali, in quanto quelli privati sono sempre presenti nella mente della propria guida.
In questi anni, è sorto un altro partito-azienda: il Movimento 5 stelle, al cui vertice c’è il comico Beppe Grillo, il quale nei suoi spettacoli ha sempre usato ironia per punzecchiare il Potere. Ma dietro di lui vi è l’azienda della Casaleggio-associati, che ha inventato sul piano organizzativo quel Movimento facendo un buon business.
Il figlio di Gianroberto, Davide, è degno del padre: un ottimo imprenditore che fa i propri affari, altro che far politica a servizio dei cittadini!

Carlo Alberto Tregua

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