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Reddito di cittadinanza un premio ai fannulloni

Reddito di cittadinanza un premio ai fannulloni

Reddito di cittadinanza un premio ai fannulloni

Il welfare italiano è uno dei più ampi del mondo intero perché sostiene larghe fasce della popolazione più povera e meno capace di badare a se stessa.
L’aumento dell’età degli italiani fa aumentare il fabbisogno finanziario per sostenere il welfare, sia in termini di pensioni assistenziali (quelle non derivate da contributi versati) e di assistenza medico sanitaria, perché ovviamente più si va avanti nell’età e più c’è bisogno di medici e medicine.
Ma all’interno del welfare si annidano sprechi, inefficienze e privilegi perché non vi sono regole certe da tutti rispettate, perché mancano i controlli, perché non vi sono i piani aziendali e perché non vengono mai commisurati i risultati agli obiettivi.
Che si debba sostenere la popolazione senza redditto o con bassi redditi è pacifico, ma è altrettanto pacifico che non vi debbano essere sprechi, da un canto, e che si debba produrre la ricchezza necessaria per sostenere tale welfare, dall’alto.

In questo clima di perenne campagna elettorale non c’è neanche la prospettiva che dalla prossima tornata elettorale Governo e maggioranza vengano indicati dagli elettori. Si prospetta invece, un Parlamento analogo a quello che vi è stato tra il 1948 e il 1992, quando veniva eletto un governo all’anno, alcuni dei quali denominati balneari perché duravano da giugno a ottobre.
Se questo scenario dovesse realizzarsi - perché il Parlamento non è in condizione di modificare le due leggi elettorali esistenti (una per il Senato e una per la Camera) verso il principio della governabilità stabile per tutta la legislatura - sarebbe un disastro, perché vi sarebbe la costrizione di formare ampie maggioranze ove anche il singolo deputato ha poteri di ricatto.
Ci auguriamo che col chiarimento che avverrà all’interno del Partito democratico - che è il primo partito in atto al di là dei sondaggi - l’elezione di un segretario dalla base, in modo da togliere ogni alibi, e un disegno di legge di modifica delle due leggi elettorali esistenti, si arrivi a sottoporre al popolo chi debba governare e non un rassemblement.

In questo clima pre-elettorale la demagogia è ai più alti livelli. Il Movimento 5 stelle si spara il reddito di cittadinanza, il Partito democratico viene fuori con l’assegno di povertà, le “sinistre sinistre” vogliono ampliare l’assistenza sanitaria al di là di ogni ragionevolezza e fare aumentare la spesa pubblica corrente mediante assunzioni, assunzioni e assunzioni. E chi più ne ha più ne metta.
Il reddito di cittadinanza significa che a tutti i cittadini italiani che non lavorano o non sono pensionati bisogna dare un tot al mese. Ora vi sono cittadini bisognosi e non in condizioni di lavorare, ma tanti altri che non lavorano, o perché il lavoro non c’è o perché non hanno le necessarie capacità, ma non fanno nulla per formarsele, o per altre cause obiettive di un mercato asfittico.
Salvo i casi di effettivo bisogno, il reddito di cittadinanza è un incentivo a non lavorare e a foraggiare i fannulloni: bocciato! Si potrebbe pensare, alternativamente, a un assegno dato a chi lavora gratuitamente nel terzo settore o presso le imprese.

L’assegno di povertà, doveroso a chi è effettivamente povero, trova un limite nella estesa corruzione: proprio in questi giorni sono emersi invalidi che non lo erano, ovvero invalidi parziali risultanti invalidi totali con relativi assegni per gli accompagnatori, oppure invalidi morti non segnalati agli enti previdenziali che hanno continuato a erogare gli assegni. Dalle inchieste delle Procure e delle Forze dell’ordine risultano inoltre assegni pagati ai parenti degli invalidi già morti. E via enumerando.
Poi c’è l’imbroglio dei certificati Isee che determinano lo stato di povertà totale o parziale. Anche in questo caso alcuni cittadini hanno avuto facilitazioni finanziarie e fiscali cui non avevano diritto.
Il quadro che delineamo fa emergere ancora una volta con precisione l’inefficienza della pubblica amministrazione. In conseguenza della quale una parte del welfare si è tradotto in privilegi, cioè sostegni a chi non ne aveva diritto.
Welfare sacrosanto, ma privilegi da tagliare con l’accetta a chi ne abusa.

Carlo Alberto Tregua

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