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Coronavirus, ritardi terapie intensive per colpa delle Regioni

Coronavirus, ritardi terapie intensive per colpa delle Regioni

Coronavirus, ritardi terapie intensive per colpa delle Regioni

"Una procedura macchinosa nel Decreto Rilancio e una grande confusione nei piani presentati dalle regioni hanno causato un grave ritardo nell'incremento delle terapie intensive tra luglio e ottobre". E' quanto affermano il Ministero della Salute e il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri nel nuovo libro di Bruno Vespa in uscita il 29 ottobre. "Anticipando i termini previsti dalla norma - dicono dal dicastero - il Ministero ha approvato entro il 17 luglio i piani delle regioni. Poi questi sono stati trasmessi alla Corte dei conti, dove sono stati esaminati per alcune settimane. Poi il commissario Arcuri ha dovuto confrontarsi sui piani con ciascuna regione, al fine di costituire i capitolati di gara e poi decidere con esse se lasciare la delega come soggetto esecutore al presidente di regione oppure tenerla lui stesso. Alcune regioni, come Veneto ed Emilia Romagna, hanno deciso di prendere la delega e diventare quindi soggetti attuatori. Altre hanno preferito lasciare lo stesso Arcuri soggetto attuatori". Una procedura farraginosa "che purtroppo è stata prevista dal decreto rilancio" dice Arcuri che poi aggiunge: "Ma le difficoltà maggiori sono venute dalla durata media dei piani regionali. Era di 27 mesi, due anni e tre mesi. Tre regioni hanno presentato un piano di sei mesi. Una ha presentato un piano di 87 mesi. E' finita che ho rifatto i piani da capo e entro qualche mese arriverà tutto". All'inizio della pandemia i posti in terapia intensiva erano 5179, poi - prosegue Arcuri - ne abbiamo attivati 3109". Ma il problema, prosegue il Commissario, non è nei reparti di emergenza "ma nei letti ordinari. Il problema è che i medici mandano in ospedale troppe persone che hanno soltanto la febbre a 38". Quanto ai banchi, Arcuri conferma che entro la fine del mese saranno consegnati consegnati alle scuole tutti quelli necessari. Ma c'è stato un atteggiamento molto diverso tra regione e regione. "La Valle d'Aosta ha chiesto banchi nuovi per l'8% della popolazione scolastica. Il Veneto per il 14, l'Emilia Romagna per il 15, il Lazio per il 52, la Campania per il 61 e la Sicilia per il 69. E' chiaro che queste ultime regioni ne approfittano per rifarsi le scuole".

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