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Coronavirus, vaccino moderna, una sola dose protegge dalla trasmissione

Coronavirus, vaccino moderna, una sola dose protegge dalla trasmissione

Coronavirus, vaccino moderna, una sola dose protegge dalla trasmissione

Mentre l'Europa intera aspetta di cominciare a inoculare i primi vaccini contro il coronavirus, la ricerca scientifica internazionale prosegue la sua corsa. Così dagli Usa si apprende che il vaccino Moderna, secondo una prima analisi, proteggerebbe sia dall'infezione che dal contagio, mentre dal Regno Unito viene reso noto che a gennaio prenderanno il via il test di fase 1 di un candidato vaccino contro il Covid in forma di spray nasale e la sperimentazione clinica del vaccino dell'azienda francese Valneva. La notizia più incoraggiante è stata diffusa dal Wall Street Journal che, citando l'analisi di Moderna pubblicata dalla Food and Drug Administration (Fda), l'agenzia Usa per i farmaci, scrive che il vaccino della casa farmaceutica potrebbe ridurre con la prima dose le infezioni asintomatiche. E spiega che se questa scoperta dovesse essere confermata in ulteriori analisi, anche dopo la seconda dose, potrebbe significare che il vaccino di Moderna "non solo protegge gli individui dalla malattia, ma frena anche la trasmissione del virus da persona a persona". I nuovi dati di Moderna - che mostrano una riduzione delle infezioni asintomatiche dopo la prima dose - significano che è possibile "rallentare la diffusione del virus nella comunità vaccinandosi, oltre a proteggersi da malattie gravi", ha sottolineato Stephane Bancel, Ceo di Moderna. Intanto Nbc News ha riportato un secondo documento pubblicato martedì sul sito della Fda, dal quale si apprende che le infezioni asintomatiche sono state ridotte del 63% dopo la prima dose del farmaco. "Stiamo trattenendo il respiro", ha commentato William Schaffner, esperto di malattie infettive presso il Vanderbilt University Medical Center di Nashville, in Tennessee. "Se riducessimo anche la trasmissione, oltre a proteggerle da malattie gravi, sarebbe un doppio vantaggio". Insomma, se così fosse si tratterebbe di un passo avanti gigantesco. Molti esperti tuttavia preferiscono essere cauti, a cominciare da Chris Whitty, infettivologo e consigliere medico di riferimento del governo britannico di Boris Johnson, che parlando di vaccinazioni a Downing Street (già avviate nel Regno Unito dopo il via libera al prototipo Pfizer/BioNtech) ha sottolineato come i dati siano incoraggianti sul fronte della protezione dell'infezione acuta sia per il siero di Pfizer, sia per quelli vicini all'approvazione di Oxford/AstraZeneca e dei laboratori Moderna. E tuttavia ha aggiunto che per assicurare "un'immunità collettiva sulla popolazione" bisognerà verificarne l'efficacia a lungo termine nell'inibire "la trasmissione del virus fra le persone". Cautela nei comportamenti per almeno un mese dopo la prima iniezione del vaccino viene indicata anche dal matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo 'Mauro Picone' del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac), che ha analizzato i dati sul vaccino Pfizer-BioNTech, pubblicati dal New England Journal of Medicine. "Un'attenzione ancora maggiore è necessaria nel periodo di 21 giorni compreso fra la prima somministrazione e il richiamo - ha spiegato - i dati indicano infatti che la grande amplificazione degli effetti si ottiene solo dopo il richiamo". Il lavoro instancabile dei ricercatori prevede poi per gennaio, in Gran Bretagna,il test di fase 1 di un altro candidato vaccino in forma di spray nasale, messo a punto dall'azienda statunitense Codagenix. Il Covi-Vac è del tipo 'vivo attenuato', contiene cioè una versione del virus geneticamente modificata che è più 'debole' dell'originale ma riesce comunque a suscitare una risposta immunitaria. Sempre nel Regno Unito è iniziata la sperimentazione clinica su 150 volontari del vaccino dell'azienda francese Valneva. Il governo britannico ha già preordinato 60 milioni di dosi. Valneva ha fatto sapere di avere la capacità di fornire fino a 250 milioni di dosi.

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