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Fibrosi polmonare, importante scoperta di tre ricercatori siciliani in Usa

Fibrosi polmonare, importante scoperta di tre ricercatori siciliani in Usa

Fibrosi polmonare, importante scoperta di tre ricercatori siciliani in Usa

Sono italiani, precisamente di origine siciliana, i tre ricercatori che hanno dato una speranza in più per la cura della fibrosi polmonare idiopatica con la loro scoperta. Emigrati negli USA da anni, oggi Nunzia Caporarello, ricercatrice alla Mayo Clinic, Giovanni Ligresti, professore associato all’Università di Boston, e Roberto Nicosia, professore emerito all’Università di Washington, aggiungono un tassello importante per la lotta contro la malattia.

I tre ricercatori, studiano una malattia polmonare per la quale oggi esistono sul mercato pochi farmaci in grado solo di rallentarne la progressione, ma non di farla regredire o di bloccarla.

Gli studi condotti dai tre ricercatori italiani si sono concentrati sulle cellule endoteliali che formano i vasi sanguigni dei polmoni, spesso sottovalutate come materia di studio.

“Quando io e Giovanni ci siamo incontrati lavoravamo sulla fibrosi, ma il nostro target di allora non erano i vasi sanguigni. Ce lo siamo costruito. Col tempo abbiamo capito che è il tassello mancante per conoscere meglio la patologia della fibrosi polmonare” spiega Nunzia Caporarello, laureata all’Università di Catania e attualmente alla Mayo Clinic, in Minnesota.

I tre ricercatori sono impegnati su questo studio da circa tre anni. La Dott.ssa Caporarello è la ricercatrice che ha condotto lo studio in prima persona e ha analizzato i dati. Il Dott. Ligresti è il direttore del laboratorio che ha coordinato lo studio nonché colui che ha supportato la ricerca con fondi dei Grant ottenuti dal National Institutes of Health – NIH. Il Dott. Nicosia, patologo ed esperto di vasi sanguigni, ha contribuito con la sua esperienza nel campo alla valutazione e interpretazione dei dati.

Tre generazioni di ricercatori legati tra loro per essere stati: Nicosia il mentor di Ligresti all’Università di Washington e quest’ultimo il mentor di Caporarello alla Mayo Clinic, con la visione comune di dare una speranza ai malati di fibrosi polmonare.

“È stato un processo durato tre anni. Durante la pandemia, abbiamo sfruttato Zoom per sentirci spesso e lavorare insieme, nonostante i fusi orari. Abbiamo lavorato molto a lungo, ma non invano” afferma Giovanni Ligresti e aggiunge: “Sono stati i dati che abbiamo generato col tempo che gradualmente ci hanno fatto realizzare che lavoravamo su qualcosa di importante”.

I tre, infatti, hanno avuto una intuizione fondamentale a livello scientifico, diventando così i pionieri della rilevanza dei vasi sanguigni nella fibrosi polmonare. “Abbiamo condotto studi utilizzando modelli preclinici e cellule umane e abbiamo scoperto che ERG, una proteina che in condizioni fisiologiche controlla la funzione e la rigenerazione delle cellule endoteliali, si deteriora con l’invecchiamento ed è coinvolta nello sviluppo della malattia. Nelle cellule endoteliali del polmone malato, la funzione di ERG è ridotta ed è responsabile di disfunzione vascolare e progressione di fibrosi polmonare. Esperimenti condotti in modelli preclinici hanno confermato che questa proteina è necessaria per la fisiologica risposta dei vasi sanguigni al danno del tessuto polmonare e per il riparo del danno senza la formazione di cicatrici” dichiara Nunzia Caporarello entusiasta.

I tre ricercatori hanno dato così una nuova visione della fibrosi polmonare applicabile ad altre malattie polmonari croniche. “Adesso si sa che i pazienti che sopravvivono al Covid-19 e hanno avuto complicazioni respiratorie possono sviluppare fibrosi polmonare – spiega Roberto Nicosia - Sappiamo che il Covid-19 è più grave negli anziani. Conoscere meglio come l’invecchiamento influenza questo tipo di patologia ci mette nella condizione di studiarla meglio”.

La scoperta è già stata notata. L’articolo scientifico che riporta questa scoperta è stato appena pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Communications.

Cosa succederà da adesso in poi? “Continueremo a studiare la vascolatura” risponde senza dubbi Giovanni Ligresti. “L’obiettivo è sviluppare un farmaco che migliori la funzionalità dell’endotelio polmonare nella persona anziana per trattare in maniera più efficace la fibrosi polmonare. L’idea è di fermare la progressione della malattia per dare anni di vita a questi pazienti”. “La ricerca nella fibrosi polmonare finora non ha tenuto conto della vascolatura il cui ruolo nella progressione della malattia e’ stato sottovalutato” specifica Roberto Nicosia.

È un momento significativo per la carriera dei tre ricercatori. Questa scoperta, infatti, assume un significato diverso per ognuno di loro in relazione ai loro percorsi professionali. Per Nunzia Caporarello “è un riconoscimento fondamentale per proseguire i miei studi sulla fibrosi polmonare”, per Giovanni Ligresti c’è la voglia di “approfondire un argomento importante con le nuove conoscenze acquisite” e per Roberto Nicosia è un ulteriore modo per continuare ad “esprimere la sua curiosità scientifica in un affascinante campo di ricerca”.

I loro obiettivi professionali al momento non intravedono un ritorno in Italia. Tutti e tre sono unanimi nell’affermare che la loro esperienza di ricerca all’estero è stata facilitata da un sistema più efficiente e meritocratico. “Sono diversi il modo in cui la ricerca viene gestita, il metodo di insegnamento, i criteri di promozione, e l’erogazione di fondi di ricerca.” “Il sistema USA facilita la formazione di ricercatori indipendenti”. Ligresti, che si è laureato all’Università di Trieste e si è formato come ricercatore al Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, ci tiene comunque a sottolineare come in Italia “ci siano molti esempi di colleghi che hanno lavorato all’estero e applicano con entusiasmo e professionalità metodi di insegnamento e  ricerca appresi dalle loro precedenti esperienze”. Nicosia è dello stesso parere e “profondamente grato per l’istruzione e la formazione avuta nelle scuole e università italiane ed è fiducioso nel futuro della ricerca in Italia”.

Nonostante abbiano trovato fortuna e opportunità di lavoro all’estero, per i tre studiosi “L’Italia è e resta casa, quel posto in cui tornare per vivere la sua storia, cultura e le sue meraviglie”.

Sandy Sciuto

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