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Liste d’attesa e mobilità passiva le zavorre della Sanità siciliana

Liste d’attesa e mobilità passiva le zavorre della Sanità siciliana

Liste d’attesa e mobilità passiva le zavorre della Sanità siciliana

PALERMO - Segno negativo per il saldo mobilità interregionale della Sicilia. È quanto emerge dal ventesimo rapporto “Ospedali e Salute”, consueto monitoraggio realizzato dall’Aiop (Associazione italiana ospedali privati). Molti i temi affrontati in questo nuovo rapporto, tra cui il fenomeno delle lunghe liste d’attesa e l’indice di attrazione che una Regione incassa in termini di offerta dei servizi sanitari, alimentano la mobilità interregionale, chiaramente passiva per le regioni da cui si “scappa”.

Sanità, quali sono i numeri della Sicilia?

Ma in tutto questo, quali sono i numeri della Sicilia? Si prenda in esame la qualità delle prestazioni misurate attraverso il peso medio (anni 2017-2020 per gli ospedali pubblici e privati, 2021 solo per i privati). Nel 2020, gli ospedali pubblici registrano un peso medio di 1,29 a fronte di un dato nazionale pari a 1,35. Per gli istituti privati accreditati il dato è pari a 1,36 nel 2020 su un dato nazionale dell’1,42; e un dato pari a 1,41 per il 2021 su un dato nazionale di 1,47. Se poi si considera la variazione percentuale delle prestazioni di specialistica ambulatoriale nel primo semestre 2020, 2021 e 2022 rispetto al 2019 la Sicilia si posiziona nel confronto “2019 vs primo semestre 2020” con un -38,2; nel 2021 va a -19,6 e infine nel 2022 va a -19,1 (dati Agenas). Mentre una Regione come il Veneto (equivalente per popolazione alla Sicilia), che è tra le regioni storicamente virtuose sul piano sanitario, rileva un meno 13,1 nel 2022.

Mobilità passiva

Secondo il rapporto Emilia Romagna e Lombardia seguite dal Veneto rappresentano i poli di maggiore richiamo dei pazienti, a cui si affiancano altre cinque Regioni, sia pure con saldi economici positivi molto più contenuti. Segue poi il resto delle Regioni con saldi negativi, a partire da quelli più modesti di quattro autonomie speciali (Province autonome di Trento e di Bolzano, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta) e quindi da due regioni del Centro (Umbria e Marche) e per finire le regioni del Mezzogiorno (oltre alla Liguria). Calabria e Sicilia presentano due esempi di stabile prevalenza della mobilità passiva, ma sempre con una contrazione evidente sempre nell’anno-chiave 2020 e con una successiva ripresa nel 2021: più rapida per la Calabria e più lenta per la Sicilia.Per la Sicilia la spesa data dalla mobilità interregionale è un saldo negativo pari a -109,60 mln di euro. Per il Veneto il saldo è positivo e del valore di 102,06 mln di euro (dati Agenas 2021). Lo precedono solo l’Emilia Romagna al primo posto con +293,97 mln di euro, e al secondo posto la Lombardia con +274,97 mln di euro.

Per ciò che concerne “Le differenze in termini di opportunità di cura sul territorio, misurate dalla mobilità per ricoveri ospedalieri(a). Anni 2016-2020” il saldo di mobilità per la Sicilia è pari a -16.314 con un indice d’attrazione pari a 0,23 nel 2020; mentre il Veneto nello stesso periodo ha un saldo mobilità pari a 12.227 e un indice d’attrazione paria 1,52.

Le liste d'attesa

Agenas – Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali ha per la prima volta nel 2022, provato a valutare i tempi di attesa, misurando la proporzione di ricoveri per prestazioni di classe A1, effettuati entro la tempistica richiesta di 30 giorni.

I dati pubblicati, per ora, da Agenas – relativi agli interventi programmati per patologie cardiovascolari e patologie tumorali – presentano uno scenario estremamente eterogeneo, ma diffusamente critico, considerato che, per la tipologia di prestazioni analizzate, non sono ammissibili valori attesi diversi dal 100 per cento. La Sicilia, considerando il 2021, per quanto riguarda il servizio sanitario pubblico, nell’area cardiovascolare si ferma all’85,2 (86,5 in Veneto), mentre nel privato accreditato sale a 86,3 (98,2 per il Veneto). Nell’area oncologica nel pubblico la percentuale si attesta al 76,8 (90,9 in Veneto); mentre il privato sale all’80 (97,6 in Veneto).

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