Sanità e corruzione in Sicilia: il doppio volto della politica tra favori, gare d'appalto e transazioni sospette

Sanità e corruzione in Sicilia: il doppio volto della politica tra favori, gare d'appalto e transazioni sospette

Sanità e corruzione in Sicilia: il doppio volto della politica tra favori, gare d’appalto e transazioni sospette

In Sicilia, chi occupa una carica pubblica — elettiva o fiduciaria — esercita spesso un’influenza decisiva nei rapporti tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione. Un potere che, anziché garantire imparzialità, può favorire interessi personali o politici.

Il fallimento della riforma Bassanini

Nonostante l’intento della riforma Bassanini degli anni '90 di separare nettamente l’indirizzo politico dalla gestione amministrativa, i fatti raccontano una realtà diversa. Le cronache giudiziarie mostrano politici che orientano gare d'appalto, concorsi pubblici e nomine strategiche. In questo contesto, avere contatti nella politica può trasformarsi da vantaggio a condizione necessaria.

Il caso Sciacchitano: tra potere e relazioni

Nell’ultima inchiesta sulla corruzione nella sanità, la politica ufficialmente resta in ombra. Eppure il protagonista principale, il commercialista Antonino Sciacchitano, vantava la fiducia di figure istituzionali di primo piano come il presidente della Regione Renato Schifani. Secondo la giudice Carmen Salustro, Sciacchitano avrebbe gestito un sistema clientelare in grado di favorire imprenditori a lui vicini in cambio di compensi mascherati da attività di lobbying.

Polygon e la transazione "strategica"

Il cuore dell’indagine ruota attorno a Polygon, azienda specializzata in tecnologie sanitarie. Dopo l’inchiesta “Sorella Sanità”, Polygon fu venduta a un fondo statunitense. Ma prima della cessione, l’azienda cercò di risolvere un contenzioso con la Regione per salvare un appalto da milioni relativo alla manutenzione di apparecchiature elettromedicali.

La mediazione dei faccendieri

Sciacchitano e il faccendiere Giovanni Cino si attivarono per facilitare un accordo con la Regione, presentando la proposta di transazione come un modo per evitare un nuovo bando. La loro mediazione non era disinteressata: puntavano a ricevere fino a 200mila euro ciascuno. Alcune somme, secondo l’accusa, sarebbero state destinate anche a ringraziare intermediari, tra cui Silvio Cuffaro — fratello dell’ex presidente della Regione Totò — che avrebbe fatto da ponte con l’allora dirigente della Cuc, Giovanni Di Leo.

L’obiettivo: chiudere prima del voto

Sciacchitano insisteva sulla necessità di chiudere l’accordo prima delle elezioni regionali del 25 settembre 2022, per evitare che l’insediamento di nuovi politici complicasse l’iter. “L’assenza della politica ci aiuta”, diceva in una conversazione intercettata. Una frase che racconta molto: in alcuni casi, l’influenza politica non è solo un’opportunità, ma anche un ostacolo da evitare.

Simone Olivelli

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