PALERMO – Tra acqua e rifiuti si prevede un Ferragosto all’insegna dell’emergenza nel capoluogo siciliano. Quella idrica potrebbe in realtà rientrare a giorni. Stando all’ultimo report della Protezione civile “i valori di alluminio riscontrati in uscita del Potabilizzatore di Risalaimi stanno lentamente diminuendo e sono attualmente pari a 222 µg/l (il valore limite è pari a 200 µg/l)”. Buone notizie, in particolare, per il quartiere Uditore, dove la situazione è tornata alla normalità.
A preoccupare però è la raccolta dei rifiuti, fra cassonetti dati alle fiamme, strade bloccate dall’immondizia e campane della differenziata stracolme: fino a qualche giorno fa giacevano abbandonate su strade e marciapiedi fra le tre e le quattrocento tonnellate di spazzatura. E proprio mentre la Rap tenta affannosamente di recuperare gli arretrati sono arrivate tra capo e collo le dimissioni del direttore generale Roberto Li Causi (pare per una serie di dissapori con l’amministratore unico Girolamo Caruso). Li Causi non dovrebbe essere sostituito: Caruso accentrerà su di sé l’intera gestione del servizio di raccolta. La Rap tra l’altro si trova in un momento particolarmente delicato anche dal punto di vista economico, dato che il Consiglio comunale non ha approvato le nuove tariffe con l’aumento della Tari per coprire i costi extra per il trasporto dei rifiuti fuori Palermo. Per tappare la falla il Comune ha destinato una quota vincolata e accantonata di 16 milioni del risultato di amministrazione.
Dopo una polemica a distanza con la Lega sul paventato rischio fallimento della partecipata, l’assessore al Bilancio Sergio Marino ha provato a gettare acqua sul fuoco: “Quanto accaduto nei giorni scorsi insieme alle dichiarazioni rese sulle vicende che riguardano la Rap impongono alcuni doverosi chiarimenti. Com’è noto, e più volte ribadito, la Giunta ha destinato 16,1 milioni del fondo vincolato per far fronte alle spese sostenute dall’azienda a causa dei maggiori costi per il conferimento dei rifiuti fuori Palermo dopo la mancata consegna da parte della Regione della settima vasca”.
“Tali extracosti – ha spiegato Marino – sono contenuti nel Pef 2020 validato dall’Ente territorialmente competente, cioè la Srr, e dovranno essere frazionati nei tre anni dal 2021 al 2023 giusta delibera del Consiglio comunale. La Rap pertanto non ha nulla da temere circa il riconoscimento degli extracosti che, si ripete, sono dovuti dal Comune, tanto è vero che la Giunta ha, con atto politico, accantonato e destinato a tal fine i 16,1 milioni proprio per far fronte alle più pressanti necessità di cassa. Tale circostanza deve indurre tutti, dentro e fuori la Rap, a ritrovare un clima di serenità”.
“A nulla serve ipotizzare catastrofi inesistenti – ha sottolineato l’assessore – se non a dare una comunicazione errata i cui effetti possono indebolire la nostra azienda nel mercato in cui opera. Siamo consapevoli delle debolezze strutturali della Rap sia in termini di mezzi che di personale. Stiamo superando le prime con i fondi del Pon React senza perciò appesantire il prelievo ai cittadini, mentre per le seconde siamo in attesa di aver il Piano dei Fabbisogni del personale che l’amministratore unico dovrà trasmettere al Comune per verificarne la fattibilità e la sostenibilità economica. In attesa di condividere un quadro programmatico chiaro e sostenibile possiamo auspicare in un ulteriore sforzo dei sindacati e dei lavoratori tale da far uscire Palermo dalle attuali criticità nella raccolta dei rifiuti”.
“Sulla ricapitalizzazione – ha concluso – abbiamo dato ulteriore impulso agli uffici affinché portino a compimento le procedure avviate con la massima urgenza così da consolidare il patrimonio di Rap e, di conseguenza, renderla più stabile”.
Il riferimento “all’ulteriore sforzo dei lavoratori”, però, non è piaciuto ai sindacati, che hanno replicato a stretto giro di posta: “Ci piacerebbe – hanno scritto in una nota congiunta Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Fiadel e Filas - che i lavoratori venissero percepiti dalla cittadinanza esattamente come sono, appunto lavoratori e non dipendenti e queste giornate di criticità lo hanno ampiamente dimostrato. Senza il doppio contributo quotidiano dei lavoratori, stante l’attuale forza lavoro e parco mezzi, si vivrebbe in una condizione di continua emergenza. Nove ore di lavoro continuative al giorno a 35-40 gradi sono il segnale tangibile che i lavoratori sono con la città. Al contrario non è questa la sensazione spesso percepita dai 1.650 operai dell’azienda di piazzetta Cairoli. Non dimentichiamo che il Consiglio comunale non vota e fa prevalere logiche politico-elettoralistiche, che il 50% dei contribuenti non paga la Tari e questo mette in crisi l’azienda che, per legge, di Tari si alimenta e che le centinaia di discariche a cielo aperto con materassi, mobili, wc, sfabbricidi, carcasse di moto non si creano certamente dal nulla”.
“Eppure – hanno sottolineato le parti sociali – sul banco degli imputati salgono sempre i lavoratori, i non competenti anche tra i banchi del Consiglio comunale immaginano che privatizzazione equivalga a dire che esiste un privato pronto a sborsare di tasca sua il 50% del canone del servizio non pagato dal cittadino e che l’incivile improvvisamente si educhi (forse sì, ma a suon di telecamere e salate sanzioni)”.
“In mezzo – hanno concluso – ci sono le preoccupazioni sul futuro dei lavoratori Rap e delle loro famiglie e un servizio di gestione rifiuti non efficiente che crea disagi ai cittadini. La verità è che urgono almeno trecento operatori e una cinquantina di autisti, nuove assunzioni per dare occupazione in una città affamata di lavoro”.
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