Con l’anno che volge al termine, le coste della Sicilia hanno subito l’impatto devastante di numerose mareggiate. Il fenomeno, oltre ad accelerare l’erosione delle spiagge e mettere a rischio i lungomari delle principali località turistiche, ha evidenziato un grave problema di inquinamento. Dopo ogni mareggiata, l’immagine che si presenta è quella di spiagge invase da un’impressionante quantità di plastica e microplastiche. Bottiglie, oggetti vari, e infradito logorate dagli agenti atmosferici formano un tappeto desolante, accompagnato da minuscoli frammenti di plastica che si confondono con i granelli di sabbia.
Un caso emblematico alle Eolie
Recentemente, una spiaggia delle isole Eolie è stata sommersa da frammenti di polistirolo, una sostanza altamente pericolosa per i pesci e, di conseguenza, per la salute umana. Il presidente regionale di Legambiente, Tommaso Castronovo, ha descritto una situazione preoccupante: “Nonostante una maggiore sensibilità ambientale rispetto al passato, la salute del nostro mare resta gravemente compromessa. Le mareggiate rivelano quanto sia alta la presenza di plastica e microplastiche nei nostri mari”. L’indagine annuale di Legambiente, “Beach Litter”, monitora in primavera le spiagge per valutare l’entità dell’inquinamento, evidenziando la presenza di plastica, idrocarburi e altri rifiuti.
Il problema della cattiva depurazione
Gran parte dei rifiuti spiaggiati proviene da una depurazione inadeguata. In Sicilia, la scarsità di depuratori efficienti aggrava il problema. Castronovo spiega: “Molti rifiuti derivano dalle nostre carenze strutturali, ma anche dalle correnti che trasportano plastica e polistirolo da altri Paesi del Mediterraneo, soprattutto quelli nordafricani”.
Controlli insufficienti e normative deboli
Un altro punto critico riguarda la mancanza di controlli adeguati. “Chi verifica cosa accade in mare? Anche se l’Europa rispettasse pienamente le normative, dovremmo affrontare il problema dei rifiuti provenienti da Paesi come Tunisia, Libia ed Egitto. Molti residui, come cassette di pesce e plastiche, arrivano sulle nostre coste proprio da lì”, sottolinea Castronovo.
Emergenza bottiglie di plastica
Le bottiglie di plastica rappresentano un altro problema significativo. Sebbene esistano direttive che incentivano il riciclo e vietano il monouso di determinati oggetti, in Sicilia la situazione è complicata dalla carenza di una rete idrica efficiente. La scarsa qualità dell’acqua potabile spinge molte persone ad acquistare acqua imbottigliata, aumentando la quantità di rifiuti plastici. Castronovo conclude: “È necessario migliorare le infrastrutture idriche e sensibilizzare i cittadini verso comportamenti più sostenibili”.
Una lunga strada da percorrere
Miglioramenti concreti richiederanno decenni, e il cammino è ancora lungo. “Abbiamo fatto passi avanti nel monitoraggio e nelle sanzioni per i reati ambientali, ma il nostro mare resta in una condizione critica”, osserva Castronovo. L’inquinamento non si limita alla plastica; idrocarburi e metalli pesanti sversati dagli insediamenti industriali rappresentano un’altra grave minaccia.
Il caso di Augusta, Priolo e Melilli
Tra le aree più colpite, il tratto di mare compreso tra Augusta, Priolo e Melilli è uno dei più inquinati. Qui si concentra un acceso dibattito sul depuratore locale, coinvolto in uno scontro tra magistratura e governo. Legambiente chiede una riconversione industriale che garantisca un futuro sostenibile per la comunità e i lavoratori, lontano dalle fonti fossili.
La tutela del mare siciliano è una sfida complessa che richiede interventi strutturali, sensibilizzazione pubblica e un impegno politico deciso per invertire la rotta.
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