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Bess, il progetto che salva le spiagge più belle della Sicilia

Bess, il progetto che salva le spiagge più belle della Sicilia

Bess, il progetto che salva le spiagge più belle della Sicilia

È chiamato "Bess - Pocket Beach Management & Remote Surveillance System" il progetto di monitoraggio a basso costo e ad alta componente tecnologica che punta a tutelare alcune piccole baie del sud Italia, ovvero uno dei patrimoni naturalistici più preziosi di tutto il Mediterraneo.

Tra la Sicilia e Malta, le spiagge più iconiche del progetto: Isola Bella di Taormina, San Vito lo Capo, Mollarella a Licata, Cava d'Aliga a Scicli, Petrosino e di Ramla a Gozo, Scala dei Turchi a Realmonte o dell'Area Marina Protetta a Capo Milazzo.

In tutto saranno 132 le Pocket Beaches letteralmente “spiagge tascabili”, sono piccole spiagge, limitate da promontori naturali o artificiali capaci di condizionarne il clima d’onda locale e la dinamica della linea di riva, con lo spostamento dei sedimenti provenienti da terra da apporti solidi di brevi corsi d’acqua o dall’erosione delle falesie retrostanti oppure da mare dovuti a sovralluvionamenti di corsi d’acqua viciniori, o da depositi dovuti a tempeste o a tsunami.

Il progetto “BESS” si propone di realizzare un sistema di gestione di specifiche nicchie ambientali, basato su un piano di monitoraggio attivo a basso costo e ad alta componente tecnologica. I futuri piani di gestione, sulla base di una mappatura di dettaglio degli ambienti interessati, permetteranno di realizzare dei sistemi di difesa, non necessariamente strutturali, ma basati sulla buona pratica di gestione continua al fine di sfruttare la resilienza intrinseca del sistema piuttosto che irrigidirla con massi naturali o artificiali.

In ambito costiero la sfida per la difesa delle coste dall’erosione, non può essere improntata alla realizzazione di una continua protezione rigida, dove barriere frangiflutti e pennelli, talvolta proteggono le aree immediatamente retrostanti, ma inevitabilmente spostano sottoflutto i processi erosivi.  La sfida culturale è proprio quella di individuare sistemi di difesa che si basino sulle naturali caratteristiche di difesa delle coste.

Il progetto è co-finanziato dall’Unione Europea è della durata di 30 mesi, coordinato dal Dipartimento di Scienze Matematiche e Informatiche, Scienze Fisiche e Scienze della Terra (MIFT) dell’Università degli Studi di Messina (UNIME).

I partner Maltesi, sono il Ministero di Gozo e lEuro-Mediterranean Centre on InsularCoastal Dynamics (ICoD), quelli Siciliani sono il Dipartimento di Scienze della Terra (DiSTeM) dell’Università degli Studi di Palermo (Unipa) e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).

(ansa)

redazione

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