Ebola e Covid-19, solo per citare due casi recenti, ce lo hanno ricordato: le malattie possono essere trasmesse dagli animali agli esseri umani (e viceversa) e in questi casi trovano ampi spazi per svilupparsi perché non riconosciuti dai sistemi immunitari. Un termine che Ebola e Covid-19 hanno contribuito a rendere popolare è zoonosi, parola che indica il passaggio di una malattia da animale a uomo.
Creato nei primi anni Duemila, il concetto di One health, 'una sola salute’, sottolineano all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale per l’Abruzzo e il Molise (Izsam) contiene ciò che ha sempre saputo il secolo precedente: “La salute umana e animale sono interdipendenti e legate alla salute degli ecosistemi in cui esistono. Il 60 per cento degli agenti patogeni che causano malattie umane provengono dagli animali domestici o dalla fauna selvatica. Il 75 per cento degli agenti patogeni umani emergenti sono di origine animale. L’80% per cento degli agenti patogeni che destano preoccupazione per il bioterrorismo hanno origine negli animali”.
Questo significa - si legge in un approfondimento dedicato al One Health da Oltremare, il magazine della Cooperazione Italiana - che prendersi cura della salute umana senza prendersi contemporaneamente cura di quella animale o di quella dell’ambiente in cui animali e esseri umani interagiscono, porta ad affrontare il tema della salute dell’uomo solo in parte.
L’attenzione principale sulla salute umana e animale in Africa è posta principalmente sulle malattie umane come la tubercolosi, la malaria e l’Hiv.
Al contrario, viene trascurato l’impatto socio-economico delle malattie infettive animali fatali e devastanti sul bestiame e di conseguenza sulla salute umana.
Erfan mira a rafforzare quelle capacità strumentali per condurre studi a carattere regionale sulle malattie zoonotiche, e che quindi hanno un impatto rilevante sulla salute umana. E vede l’Italia silenziosamente protagonista.
(agi)
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