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Carola Farci, la prof che pulisce il Mediterraneo

Carola Farci, la prof che pulisce il Mediterraneo

Carola Farci, la prof che pulisce il Mediterraneo

ROMA - Impressionata dalla quantità di rifiuti trovati nella spiaggia davanti a casa e nei fondali esplorati durante le immersioni, ha preso un anno sabbatico dalla scuola in cui insegna ed è partita per ripulire le coste dell’Europa. In sette mesi di viaggio ha attraversato 11 Paesi e percorso in compagnia del suo cane Polly 14mila chilometri. È la storia di Carola Farci, 33 anni, prof. di ruolo di storia e italiano in un liceo di Cagliari e protagonista, insieme a tre coetanee di Germania, Kenya e Tunisia della serie ‘Wonder Women - Storie di donne ordinarie che fanno cose straordinarie’, prodotta da Unknown Media per l’ong WeWorld.

Affetta per sua definizione da ‘ansia ecologica’, Carola fin da piccola ha l’abitudine di pulire il litorale di Cagliari. “Durante la pandemia sono andata a stare da mio padre, che vive davanti alla spiaggia e l’unica cosa che potevo fare era uscire e portare fuori il cane. Come altre persone, pulivo lo stesso tratto varie volte al giorno, ma nonostante questo trovavo sempre qualcosa da raccogliere”, racconta Carola, che è anche amante di immersioni subacquee. “Vado fino a 42 metri di profondità e anche lì si trovano rifiuti”. Come se non bastasse, nell’estate 2021, durante una vacanza nel Golfo di Napoli, a bordo di una barca a remi “sono stata travolta da un fiume di plastica. Ho tentato di buttarmi a raccoglierla, ma era troppa”.

Da lì la decisione di “dire basta e trovare del tempo per fare per l’ambiente qualcosa di più della pulizia di mezz’ora al giorno”, racconta la ‘eco-prof’, che al rientro a casa dalla vacanza prende un periodo di aspettativa e il 18 ottobre 2021 parte per il suo viaggio da spazzina per Italia, Grecia, Turchia, Bulgaria, Macedonia, Kosovo, Albania, Montenegro, Bosnia, Croazia e Slovenia.“Credevo che il Mediterraneo fosse rimasto un minimo preservato dallo schifo che si vede in altre parti del mondo, invece è invaso dalla plastica. Mi sono ritrovata a camminare su bottiglie, fustini di detersivo e pannolini. In sette mesi da sola ho raccolto più di tre tonnellate di plastica, per lo più bottiglie, bicchieri e buste”, racconta. Il Paese più sporco? “Assolutamente l’Albania, è messo anche peggio della Turchia”. E i più puliti? “Slovenia e Croazia, seguite dall’Italia, che è al terzo posto. Questo fa capire quanto siano sporchi gli altri Paesi".

Tra montagne di rifiuti di plastica, che al termine di ogni spedizione quantificava con un pesa valigie prima di buttarli nella spazzatura (quasi sempre nell’indifferenziata, perché la raccolta della plastica ha scoperto che non si fa quasi da nessuna parte), Carola nel suo viaggio ha trovato anche tanti oggetti ‘da salvare’: palloni da calcio, rastrelli, secchielli e palette per bambini, e poi bicchieri e set di piatti in ceramica, ma anche oggetti particolari. Il più strano? “Un candelabro a forma di Gesù Cristo trovato sull’isola di Tinos, in Grecia”. Quello che si è rivelato più utile è stato invece un martelletto in legno, raccolto lungo un fiume in Bulgaria e servito per battere all’asta, dopo averlo disinfettato, tutto il bottino riportato al ritorno in Italia. Il ricavato è stato destinato, tramite l’associazione Treeonfy, alla piantumazione di 6.000 alberi.

La missione della ‘eco-prof’ però non è finita con il suo viaggio. Al ritorno l’insegnante ha deciso di iscriversi a due master su sostenibilità e cambiamento climatico, ma soprattutto “ho capito che, proprio perché ho visto tutto quello che c’è nelle nostre spiagge, è mio dovere raccontarlo a più persone possibile”. Lo ha fatto tramite un libro ‘Plastichiadi’, pubblicato qualche giorno fa dall’editore sardo Condaghes (i diritti d’autore verranno devoluti per opere di riforestazione in Italia) e lo fa tutti i giorni da dietro la sua cattedra, cercando di sensibilizzare le nuove generazioni sul problema dell’inquinamento. “La prima cosa da fare – spiega con certezza - è smettere di produrre rifiuti, ne produciamo una marea”.

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