È questa l'indiscrezione che arriva dalla Regione e che vede nell'anno in corso l'ultimazione del collettore fognario che da Aci Castello – in realtà l'infrastruttura servirà anche una piccola parte del territorio di Acireale – dovrà portare i reflui al depuratore di Pantano d'Arci, a Catania.
I lavori di realizzazione del collettore fognario
L'opera, tra le più attese sulla costa catanese, dovrebbe mettere fine all'era degli scarichi che finiscono all'interno dell'area marina protetta Isole Ciclopi. Un paradosso che racconta l'incapacità di prendersi cura del territorio siciliano e che, nel corso degli anni, ha contribuito a far scattare la sanzione dell'Unione europea per le inadempienze in materia di depurazione.
Quella dei lavori per la realizzazione del collettore fognario è una storia che affonda le radici ormai a quasi un decennio fa: era il 2016 quando i lavori furono consegnati alle ditte Comer Costruzioni Meridionali e Cospin. Da allora il cantiere è andato avanti tra rallentamenti e contrattempi, trascinandosi anche oltre il parziale stallo causato dalla pandemia.L'ultimo capitolo di questa saga è rappresentato dalla seconda perizia di variante che dovrebbe permettere di superare le problematiche relative alle interferenze dell'infrastruttura con i sottoservizi.
Le carte alla Regione
Al centro della perizia di variante, che a differenza della prima non comporterà un aumento di spesa, c'è la modifica delle dimensioni dei manufatti in cemento armato che dovranno ospitare sei delle dieci centrali di sollevamento dei reflui previste dal progetto originario, nonché la dislocazione di quattro di essi.
Si tratta degli impianti Colombo, Barriera-Dusmet, Gibuti e Acque Casse. A corredo di ciò, si è deciso anche di progettare altri brevi tratti di collegamento per permettere l'allaccio della condotta alle nuove sedi delle centrali Colombo e Acque Casse e, per finire, modificare la tipologia di apparecchiature di pompaggio, con l'obiettivo di avere le prestazioni attese ma occupando meno spazio.
A doversi esprimere sulle modifiche al progetto sarà la commissione tecnico-specialistica della Regione, chiamata a valutare l'eventuale incidenza dal punto di vista ambientale delle centrali di sollevamento Colombo, in via Cannizzaro, e Gibuti, sul lungomare Ciclopi, sui siti di interesse comunitario denominati Isole dei Ciclopi e Fondali Di Acicastello.
Prima che la Cts prenda in mano la questione, saranno concessi trenta giorni al pubblico per esprimere osservazioni sulla perizia che, dal canto suo, ha già ricevuto i pareri di diversi enti: dai Comuni di Aci Castello, Catania e Acireale alla Città metropolitana, dalla Soprintendenza alle società che si occupano dei sottoservizi, come Telecom, Terna, Enel e-Distribuzione. Nessuno si è espresso negativamente, ma alcuni hanno chiesto di effettuare sopralluoghi congiunti per trovare le soluzioni migliori ed evitare problemi.
Un lavoro da oltre 20 milioni
Il collettore fognario, oltre a essere un'infrastruttura attesa per innalzare la qualità della vita di chi vive lungo il litorale castellese, è un'opera in cui la Regione ha investito decine di milioni. Per l'esattezza, il valore complessivo del contratto sottoscritto da Comer Costruzioni Meridionali e Cospin è di 15 milioni e 113mila euro. A questa somma si è arrivati a dicembre 2020, quando la Regione ha approvato una perizia di variante suppletiva. Quattro anni prima, la gara d'appalto era stata aggiudicata per il prezzo di 12,6 milioni. Se poi all'attuale valore del contratto si aggiungono le somme a disposizione dell'amministrazione per spese tecniche, incentivi e copertura di eventuali imprevisti, la cifra complessiva dell'investimento arriva a 21,7 milioni.
Quattro centrali che mancano
Nel corso degli incontri che si sono tenuti l'anno scorso tra Regione e imprese esecutrici, e che poi hanno portato alla decisione di optare per una seconda perizia di variante, si è stabilito “di procedere ad adeguare la fase realizzativa del collettore e degli impianti ad esso pertinenti per renderla coerente con la tempistica realizzativa e di messa in esercizio di altre infrastrutture ad essa connesse, al fine ultimo – si legge in uno dei documenti inviati alla Cts – di conseguire un’economia di spesa per la finanza pubblica ed evitare sprechi e possibili vandalizzazioni ad impianti realizzati ma non in esercizio e che non sarebbero sottoposti alla custodia a cura di un gestore”.
Tuttavia, stando a quanto appreso dal Qds, in attesa del responso della Cts per le centrali di sollevamento Colombo e Gibuti, i lavori sono proseguiti nei siti non oggetto di valutazione ambientale. Ciò ha consentito di completare altri due impianti. Da fare ne resterebbero quindi quattro.
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