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Eventi geologici, in Sicilia manca la prevenzione

Eventi geologici, in Sicilia manca la prevenzione

Eventi geologici, in Sicilia manca la prevenzione

PALERMO - In Sicilia una scarsa cultura della prevenzione sul piano ambientale. Ma serve anche che se ne convincano le pubbliche amministrazioni della necessità di mettere in campo azioni importanti sul piano geologico: partendo anzitutto dall’incardinare nelle proprie piante organiche professionisti in grado di trasferire il loro sapere. Anche sul piano legislativo esistono dei “buchi neri” da colmare, come la legge urbanistica e il testo unico per l’edilizia. Parole del neopresidente dell’ordine dei geologici di Sicilia Giovanni Pantaleo, 45 anni, di Alcamo nel trapanese, investito della carica di presidente dell’ordine dei geologi di Sicilia. Succede a Giuseppe Collura che, a due mesi dalla conclusione del mandato, si è dimesso dalla carica per “motivi personali”.

Pantaleo, originario di Partinico, dove in passato ha anche ricoperto il ruolo in più mandati di consigliere comunale e assessore, è stato votato all’unanimità dall’assemblea chiamata al voto in seguito proprio alle dimissioni di Collura. Il 45enne, che dal 2013 è coordinatore della commissione regionale Urbanistica e Lavori pubblici dello stesso ordine, ricoprirà il nuovo incarico di presidente sino a nuove elezioni fissate per il prossimo maggio. Nonostante il suo ruolo di traghettatore in questi due mesi ci sono una serie di obiettivi che si è prefissato Pantaleo, come ha voluto ribadire a noi in questa intervista esclusiva.

Presidente, diciamo che sul piano delle attuali norme sono in corso dei confronti e delle novità che il vostro ordine ha spinto. Lei rimarrà in carica soltanto per i prossimi due mesi. Potrebbe veder sbocciare queste novità normative sotto la sua presidenza?
“Io mi auguro proprio di sì e assicuro il massimo impegno sotto questo aspetto, insieme a tutto il consiglio, che ringrazio per avermi dato questa fiducia all’unanimità. Seguiremo con il dovuto pressing le modifiche alla nuova legge urbanistica regionale affinchè la stessa fissi una più accurata pianificazione geologica, come il rispetto dell’invarianza idraulica e della relazione ambientale preliminare. Così come riteniamo necessario che il testo unico per l’edilizia contempli l’introduzione del ‘fascicolo del fabbricato’ per classificare ogni tipo di struttura dal punto di vista geologico e sancisca la figura del geologo pianificatore. Chiediamo inoltre la certezza dei pagamenti per i professionisti nello sviluppo delle pratiche del ‘sisma bonus’, prevedendo delle ben precise linee guida e la congruità delle tariffe sulla base anche di nostre precise proposte già avanzate. Questi per noi sono principi cardine, che possono essere raggiunti con un confronto costante con il Consiglio nazionale dei Geologi per portare avanti tali adempimenti nell’interesse della categoria”.

Diciamo che in Sicilia, ma anche nel resto d’Italia, non è che ci sia una grandissima cultura della prevenzione. La vostra professionalità invece mira proprio a lavorare su questo aspetto. La situazione siciliana qual è sotto tale punto di vista?
“Diciamo che la situazione non è delle più rosee. Eppure è paradossale perché la prevenzione fa risparmiare tantissimi fondi alle pubbliche amministrazioni, così come ai privati. E’ evidente che lavorare poi a disastro naturale avvenuto costa tanti più soldi rispetto che invece fissare degli interventi a monte che mirino per l’appunto ad evitare che quel disastro si verifichi. Serve ad esempio che tutti i Comuni si dotino di un ‘piano di emergenza per rischio specifico’. Non ci si deve dotare solo di un generico piano di protezione civile, che è sicuramente importantissimo. Serve però lavorare anche su altri fronti, come su quello mirato sul versante della prevenzione di eventi geologici. Quanto carente sia la cultura delle prevenzione è poi un fatto evidente. Stando a quanto è emerso dall’ultimo atto di interpello agli enti locali, in Sicilia soltanto 11 Comuni su 390 possiedono geologi all’interno della loro pianta organica. Senza queste professionalità non si possono aggiornare dei piani di prevenzione completi, è evidente”.

Servono delle risorse. Ci sono?
“Certo che sì. Il recovery fund permetterà di spendere ben 1.800 miliardi sull’intera Unione Europea. Da qui si deve ripartire per far spazio anche alla professione del geologo. Anzi, i geologi avranno un ruolo fondamentale nella prevista messa in sicurezza dell’immenso patrimonio naturalistico per un’Italia più ecologica, digitale e resiliente. Inoltre grazie all’azione dell’ordine regionale in questi anni è stato istituito un apposito capitolo in finanziaria regionale per l’assunzione di geologi nella pubblica amministrazione, basta impinguare tale capitolo”.

Qual è lo stato di salute della professione oggi in Sicilia?
“Inutile negare che non sia molto buono. Non tanto per la qualità dei professionisti siciliani, quanto per le opportunità che purtroppo mancano. La Sicilia resta la regione in Italia con il più alto numero di iscritti all’ordine dei geologi, ben 2 mila. Ma negli anni abbiamo visto una contrazione del 25% del numero di iscritti. Esiste un problema ed è dovuto al fatto che i colleghi cercano altre opportunità di lavoro proprio per la scarsità di spazi, dal momento che manca la coscienza dell’importanza di questa figura a livello sia pubblico che privato. Così molti iscritti continuano ad emigrare al nord in cerca di lavoro, in tanti hanno scelto la strada dell’insegnamento”.

Immagino che all’interno dell’Ordine ci saranno anche delle emergenze da affrontare. Quali?
“Sicuramente, a partire dalla necessità di dotarsi del bilancio consuntivo del 2020, tra gli atti da predisporre con immediatezza. Inoltre è prioritario definire in tempi brevissimi tutti gli atti necessari per permettere la modalità di voto telematica per il rinnovo del consiglio dell’ordine regionale ed evitare un commissariamento che sarebbe disastroso per l’ordine. Inoltre penso anche alla crisi che ha colpito la nostra professione. E allora da subito applicheremo il regolamento per la rateizzazione legate alla morosità delle quote. Inoltre si sta lavorando per il recupero del coattivo e per il riaccertamento dei residui attivi e passivi in capo all’ordine. Voglio precisare che queste azioni non hanno alcuna mira vessatoria, soprattutto in considerazione della grave crisi che stiamo attraversando, ma semplicemente di responsabilizzazione per avere un ordine che trovi la sua ragion d’essere nella tutela e salvaguardia dei professionisti e della collettività”.

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