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Fiamme "criminali" in boschi e riserve. Regione sotto accusa

Fiamme "criminali" in boschi e riserve. Regione sotto accusa

Fiamme “criminali” in boschi e riserve. Regione sotto accusa

PALERMO - Neanche l’ultimo fine settimana di agosto ha risparmiato la Sicilia dalle fiamme, che ancora una volta hanno devastato centinaia di ettari di vegetazione, in particolare ad Altofonte, comune alle porte di Palermo, dove ben 400 persone hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni. Il rogo, come ha poi rivelato il Forum per l’Oreto, ha “completamente distrutto il bosco della Moarda, un grande polmone verde per Palermo e Provincia, ma soprattutto una importantissima area di assorbimento dell’acqua piovana che poi viene convogliata nel fiume Oreto”. Il fuoco non ha risparmiato nemmeno una meravigliosa località della nostra Isola, meta di migliaia di turisti ogni anno, come la Riserva dello Zingaro, la prima area tutelata della regione istituita quarant’anni fa. Da Macari, nel trapanese, è infatti divampato un altro rogo che si è esteso prima fino alla Tonnara di San Vito Lo Capo, sulla costa, e successivamente alla riserva, che già nel 2012 era stata distrutta dalle fiamme. E ancora un terzo incendio è scoppiato a Pettineo, un paesino dei Nebrodi tra le province di Messina e Palermo. Di fronte alle macerie e alla desolazione per un patrimonio di biodiversità che è andato in fumo, è tanta la rabbia per quello che appare come un crimine di cui si sconoscono solo i nomi e i cognomi degli autori. Di “atto criminale” parla, a proposito dello Zingaro, il sindaco di San Vito Lo Capo, Giuseppe Peraino: “La mano criminale ha agito ancora una volta sul nostro territorio che è stato letteralmente assediato da un fronte di fuoco troppo grande, fatto in maniera scientifica per far sì che con il vento si estendesse il più possibile”. Un copione che, come detto prima, si è ripetuto uguale anche ad Altofonte. “Non ci sono scuse - afferma ancora il Forum per l’Oreto in una nota - questo non è il cambiamento climatico, il fuoco è stato appiccato in cinque punti diversi, è un attentato al nostro territorio. Pretendiamo risposte dalle istituzioni”. Risposte che il QdS ha chiesto proprio lo scorso sabato in un’inchiesta che ha provato a mettere in luce i gravi ritardi delle istituzioni, a tutti i livelli, nella pianificazione degli interventi di prevenzione nonché nel controllo del territorio, dove spesso i piromani agiscono indisturbati. Era già accaduto qualche settimana fa nella riserva attorno al Lago Soprano: anche in quell’occasione i presunti delinquenti hanno trovato la strada libera per appiccare gli incendi in diversi punti del bosco. “Che i piromani siano criminali senza scrupoli è noto. Che troppo spesso la facciano franca, pure. Che quando vengono presi dovrebbero ricevere ben altre pene, lo pensiamo tutti”, ha scritto su facebook il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ringraziando il Corpo forestale e i centinaia di operatori che fino a ieri si sono prodigati per spegnere i focolai. Al riguardo è prevista anche una riunione di Giunta per chiedere lo stato di calamità e per intervenire a sostegno delle comunità colpite. Intanto la Cgil e la Flai regionali hanno annunciato la presentazione di un esposto alla magistratura. “Va fatta luce su quanto accaduto - dicono Alfio Mannino e Tonino Russo, segretari della Cgil e della Flai - individuati gli interessi e le persone che stanno dietro questo disastro, la regia occulta, e le pene devono essere severe”. I due esponenti sindacali aggiungono che “chiamare in causa i forestali con qualunque mezzo, social compresi, che da quanto accaduto ricavano solo un danno visto che il loro posto di lavoro va in fumo, oltre ad essere assurdo sarebbe diffamatorio e non esiteremo a procedere per le vie legali”. Mannino e Russo chiedono al governo nazionale e a quello regionale “di istituire negli aeroporti siciliani, di concerto con l’Aeronautica militare e l’Esercito, una flotta aerea stanziale, che possa intervenire subito sugli incendi, non gravando ulteriormente sui conti pubblici e sulle tasche dei siciliano”. Critiche, invece, arrivano dal Movimento cinque stelle che chiede al Governo di portare l’argomento nella prima seduta utile dell’Aula: “Musumeci porti piani concreti, i roghi non si fermano con le chiacchiere”. “Non si può - afferma il capogruppo Giorgio Pasqua - liquidare il tema scaricando le colpe solo ed esclusivamente sui quei pazzi criminali dei piromani, che vanno condannati e additati al pubblico ludibrio, ma la sensazione è che siamo in guerra con le fionde. Checché ne dicano l’assessore Cordaro e il presidente Musumeci, i mezzi di reazione e, soprattutto, quelli di prevenzione, messi in campo dalla Regione sono nettamente insufficienti, come abbiamo denunciato a più riprese in passato. Paghiamo il prezzo di un piano della protezione dei boschi che funziona solo se vengono assegnati i fondi europei: non ci sono soldi a sufficienza nel bilancio della Regione, che però trova i fondi per operazioni alla Dolce & Gabbana”. “Oltre ad un piano della forestazione degno di questo nome e di una riforma degli operai forestali che ne garantisca un impiego tutto l’anno - afferma il deputato Giampiero Trizzino - la Sicilia ha bisogno di ammodernare i suoi strumenti di prevenzione e controllo seguendo modelli più virtuosi, come quelli che si avvalgono di torrette dotate di webcam e dei droni. Ho sentito oggi il ministro dell’Ambiente Costa che si è mostrato sensibilissimo sul tema e disposto a parlarne in maniera concreta”. In difesa della Giunta, interviene l’assessore regionale per l’Agricoltura, Edy Bandiera, che non ci sta a sentire parlare di mancata prevenzione: “è stata regolarmente assicurata, nonostante i ritardi determinati dalle misure anti Covid - spiega -. Misure che sono state volute dal governo nazionale e che hanno portato la Sicilia ad approntare uno specifico protocollo attuativo condiviso e sottoscritto con tutte le parti sindacali confederali ed autonome. E nonostante tutto, proprio quest’anno, abbiamo notevolmente incrementato le attività meccanizzate così da accelerare ed efficientare al meglio l’esecuzione dei lavori di prevenzione previsti per maggio e completati regolarmente. Mi pare superfluo sottolineare e ricordare che fino all’anno 2017, le attività di prevenzione avevano iniziato soltanto tra giugno e luglio e non nel mese di maggio, cosìcome abbiamo programmato e realizzato in questi anni”.

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