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La startup siciliana che “imbottiglia” l’anidride carbonica e produce metano

La startup siciliana che “imbottiglia” l’anidride carbonica e produce metano

La startup siciliana che “imbottiglia” l’anidride carbonica e produce metano

PALERMO – La Sicilia che non t’aspetti è stata protagonista di uno dei primi casi di applicazione pratica di economia circolare in agricoltura, convertendo e utilizzando l’anidride carbonica dei processi fermentativi per la produzione di metano verde. Un modello che vanta prestigiose collaborazioni accademiche, tra cui quella con l’Università di Perugia – Dipartimento di Ingegneria Ambientale a cui la startup marsalese “I nuovi mille” ha inviato la CO2 di fermentazione recuperata e imbottigliata in una cantina nel corso dell’ultima campagna vendemmiale.

UNA STORIA LUNGA CINQUE ANNI
L’iniziativa era stata presentata nell’ormai lontano 2015, durante le attività del progetto europeo Vienergy finanziato dal Po Italia Malta, da parte dell’Istituto regionale “Vini e Oli” di Sicilia che aveva condotto degli studi sulla possibilità di riutilizzare tutti gli scarti del settore vinicolo per ottenere energia. In particolare, si trattava della produzione di metano verde che avrebbe sostituito i combustibili fossili, rendendo di fatto “carbon free” il vino isolano.

COME FUNZIONA IL PROGETTO
Per soddisfare i principi dell’economica circolare, si prevede di produrre metano sintetico rinnovabile CO2 neutrale per sostituire il normale gasolio di origine petrolifera che viene utilizzato attualmente nei macchinari impiegati nella coltivazione delle vigne. “Il metano sintetico è prodotto da un apposito impianto di metanizzazione, un reattore nel quale anidride carbonica e idrogeno si combinano producendo il metano – si legge nel documento di presentazione del progetto –; la produzione dell’idrogeno necessario alla reazione di metanazione avviene tramite elettrolisi dell’acqua con il vantaggio di potere utilizzare energia elettrica in esubero nella rete, come quella degli impianti eolici o fotovoltaici, fonti energetiche non programmabili, fattore di instabilità per la rete stessa”. La fonte del “carbonio utilizzato nella reazione è, in questo caso, la CO2 proveniente dalla fermentazione dei mosti, se ne producono infatti circa 90 gr per ogni litro di mosto in fermentazione”. Lo scarto prodotto della reazione è un ossigeno elettrolitico puro che può essere utilizzato in diversi settori.

L’IMPIANTO
L’impianto nel complesso è “composto sostanzialmente da due sezioni: la prima di separazione e stoccaggio del CO2 proveniente dalla fermentazione del mosto d’uva, la seconda una sezione di produzione di metano di sintesi composta, a sua volta, da un elettrolizzatore di produzione dell’idrogeno, e da un ‘reattore di metanazione’”.

L’ESEMPIO DI TRAPANI
Considerando una stima effettuata sul territorio della provincia di Trapani, valutato come uno dei più territori più vitati (coltivato a viti) d’Europa, si è calcolato che, in quell’area, si producono circa 2 milioni di ettolitri di vino all’anno, un potenziale incredibile da sfruttare per rendere più sostenibile tutto il sistema. Proprio nel centro siciliano, precisamente in una cantina, è stato installato un impianto di cattura e stoccaggio della CO2, consentendo così di stoccare ad alta pressione il metano sintetico prodotto dalla reazione e di metterlo a disposizione per l’alimentazione dei trattori per la coltivazione delle vigne.

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