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Nel Mediterraneo il 7% di tutte le plastiche finite negli oceani

Nel Mediterraneo il 7% di tutte le plastiche finite negli oceani

Nel Mediterraneo il 7% di tutte le plastiche finite negli oceani

ROMA - Inquinamento, pesca sostenibile, riscaldamento globale, erosione delle coste. Sono alcune sfide al centro dell’Agenda strategica del progetto BlueMed, coordinato dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e finanziato dall’Unione europea con 3 milioni di euro, nell’ambito del programma Horizon 2020. Risultati del progetto, finalità e priorità dell’agenda sono presentati e discussi nel corso della conferenza finale on line trasmessa dal digital hub organizzato presso la sede centrale del Cnr a Roma. Il progetto BlueMed è durato quattro anni, ha visto la partecipazione di 9 Paesi europei (Francia, Spagna, Portogallo, Malta, Cipro, Grecia, Croazia, Slovenia oltre all’Italia) e 11 partner, coinvolgendo però tutti e 22 i Paesi del Mediterraneo appartenenti a tre Continenti diversi. Da BlueMed è arrivata un’Agenda strategica dell’economia blu del Mediterraneo con tredici priorità comuni e con un piano di implementazione che definisce tempi e modi per realizzare le priorità di intervento individuate, tra cui figurano la spazzatura marina, la pesca sostenibile, la salvaguardia della biodiversità, il riscaldamento globale. “Abbiamo collettivamente definito una Agenda strategica per l’innovazione e lo sviluppo dell’economia blu del Mediterraneo, da cui poi abbiamo ‘distillato’ tredici priorità. Queste - spiega Fabio Trincardi, direttore Dipartimento scienze del sistema terra e tecnologie per l’ambiente (Cnr-Dsstta) e coordinatore del progetto - sono state definite in un modo fortemente partecipativo perché quello che è interessante in un bacino così complesso è il fatto che ogni Paese ha una percezione diversa di quali sono i problemi più importanti, per la natura del proprio territorio, per la natura delle proprie pericolosità naturali, per la storia degli impatti antropici che sono diversi da Paese a Paese, ma anche per cultura, perché abbiamo percezioni culturali che sono molto diverse”. Tra le priorità l’inquinamento, non solo quello derivante dalle plastiche, ma anche quello acustico legato al forte rumore del traffico marittimo. Il bacino del Mediterraneo, prosegue Trincardi, “rappresenta l’1% della superficie globale di tutto l’oceano ma raccoglie il 7% di tutte le plastiche che ci sono negli oceani ed è attraversato dal 25% del traffico marittimo commerciale, quindi noi siamo un medio oceano che sta tra la Via della Seta, diciamo, e l’Atlantico e parte di questo attraversamento significativo non è neanche che contribuisca in modo signidicativo alla ricchezza dei 22 Paesi. Di sicuro impatta sull’ambiente, raggiungendo poi porti più importanti dei 400 scali tanto frammentati del nostro bacino”. Un bacino, quello Mediterraneo, che è anche uno degli hotspot del cambiamento climatico. “Significa - spiega Trincardi - che noi stiamo già raggiungendo i 2 gradi, quindi siamo già oltre il grado e mezzo degli accordi di Parigi, cioè siamo oltre il riscaldamento medio dell’intero pianeta e questo ha gravi conseguenze di cui anche l’economia blu dovrà tenere conto perché ci saranno eventi estremi, ciclogenesi sempre più energetiche, desertificazione delle coste, con una serie di sinergie tra il cambiamento climatico che è accentuato nel Mediterraneo e una serie di azioni che l’uomo fa in condizioni di poca consapevolezza. Ne cito una sola, se continuiamo l’emungimento delle acque dolci dalle falde delle zone costiere, - avverte - in queste falde entrerà acqua salata, si chiama penetrazione del cuneo salino, se questo processo avviene in condizioni di generale innalzamento delle temperature, non facciamo che accelerare ulteriormente il processo di desertificazione di gran parte delle nostre coste”. Il progetto BlueMed ha affrontato questi problemi “coinvolgendo idealmente tutti i 22 paesi e mandando un messaggio all’Europa: tutta l’Europa è mediterranea, quindi tutta l’Europa si deve interessare alla qualità o al miglioramento della qualità degli ecosistemi e dell’ambiente mediterraneo”, conclude. Oggi, nel corso dell’ultima giornata della conferenza finale del progetto, saranno presentati i risultati preliminari del progetto interdisciplinare Snapshot, promosso da BlueMed e coordinato da Mario Sprovieri, dirigente di ricerca Cnr-Ias. Verranno mostrati alcuni effetti del lockdown, connesso alla pandemia, sugli ecosistemi marino-costieri italiani tra cui: la riduzione del 30-50% del rumore sottomarino nell’area della laguna di Venezia, diminuzione di circa il 30-80% nella quantità di numerosi contaminanti in varie aree del Paese, la netta decrescita (nell’ordine del 30%) del carico di materia organica da terra a mare in diversi siti analizzati.

redazione

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