fbpx

Caltanissetta ricorda Adnan, a un anno dal brutale omicidio

Caltanissetta ricorda Adnan, a un anno dal brutale omicidio

Caltanissetta ricorda Adnan, a un anno dal brutale omicidio

«Quello che ci fa rabbia è non averlo saputo prima ma solo a cose fatte. Se avessimo conosciuto prima la situazione, Adnan probabilmente lo avremmo salvato. Invece non siamo riusciti a intervenire e questo è il nostro grande rammarico». Filippo Maritato, presidente del Mo.V.I. (Movimento Volontariato Italiano) e direttore della Casa delle Culture e del Volontariato di Caltanissetta non nasconde l’amarezza mentre è alle prese con gli ultimi preparativi dell’evento di commemorazione che, ad un anno di distanza dal brutale omicidio, avrà luogo giovedì 3 giugno dalle 19 in memoria di Adnan Siddique.

Un momento di ricordo e di memoria quello dedicato al giovane cittadino nisseno di origine pakistana accoltellato e pestato a morte un anno fa, mentre l’iter processuale muove i primi passi con l’udienza preliminare - fissata per il 1 giugno e poi rinviata dal GUP Alessandra Maira del Tribunale nisseno per l’assenza dell’interprete - che vede imputati quattordici cittadini pakistani e una ragazza di Canicattì, con l’accusa, a vario titolo, di omicidio, associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento di lavoratori stranieri, favoreggiamento, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, rapina, estorsione, lesioni personali, violazione di domicilio, minaccia e porto abusivo di armi.

Cosa accadde il 3 giugno 2020

La notte del 3 giugno 2020 in via San Cataldo il trentaduenne operaio tessile, residente da anni nel capoluogo nisseno, venne accoltellato e pestato a morte per aver aiutato dei connazionali, impiegati come braccianti agricoli in varie aziende del circondario, a sottrarsi ai propri sfruttatori con numerose e circostanziate denunce. A precedere il tragico epilogo, una serie di minacce e ritorsioni, da parte di quella che si delineava come una vera e propria organizzazione criminale finalizzata al caporalato composta da pakistani e italiani.

«Per tutti noi fu veramente uno choc e ancora non ci abbandona il senso di rabbia e amarezza per una giovane vita spezzata», racconta Anna Rita Donisi, attivista del Comitato “Giustizia per Adnan” che insieme al Mo.V.I. e all’Associazione Migranti Solidali porta avanti la battaglia perché la morte del giovane abbia giustizia e perché non sia stata vana. «Adnan - continua - era un bravo ragazzo, sin da subito è riuscito ad inserirsi e si è fatto portatore di legalità aiutando chi era in difficoltà a prezzo della sua stessa vita. Subito dopo l’intera città scese in piazza. Anche le donne di altre nazionalità, che generalmente rimangono piuttosto defilate, c’erano in quell’occasione».

Se, come ricorda Maritato, immediatamente dopo il delitto furono proprio i ragazzi della comunità pakistana a chiedere aiuto, la solidarietà e la vicinanza della cittadinanza nissena non ha tardato ad arrivare. «Nessuno - aggiunge - sapeva o immaginava una situazione simile, la morte di Adnan ci ha permesso di scoprirla quando quella stessa mattina i ragazzi si sono rivolti a noi in cerca di aiuto. Immediatamente c’è stata la massima collaborazione dei nisseni.

Caltanissetta è una città di accoglienza da sempre e lo dimostra anche la partecipazione di 800 persone durante l’evento in piazza. Abbiamo dimostrato anche a chi vedeva i migranti come persone che non lavorano o che disturbano, si ubriacano e hanno occupato il centro storico che molti sono dei bravi lavoratori, che hanno messo su legalmente dei negozi al centro storico e in alcuni casi sono stati sfruttati da altri. Venivano presi la mattina alle 5 e portati nei campi anche fuori dalla provincia di Caltanissetta (a Delia, Sommatino, Canicattì, Licata, etc)».

«Abbiamo - continua - preso in carico la situazione da subito e non abbiamo mai smesso di aiutarli anche a parlare con le forze dell’ordine, cosa che ha permesso poi l’arresto dei responsabili. Ci è sembrato giusto difendere e metterci al fianco dei pakistani onesti e punire chi è stato disonesto: abbiamo raccolto firme ma anche soldi da inviare alla famiglia di Adnan che si è trovata in grosse difficoltà, da quel momento mensilmente abbiamo affrontato questa situazione e ci siamo subito messi a disposizione».

Indagini in corso

Le indagini delle forze dell’ordine e della magistratura faranno luce su quello che si delinea come un fenomeno strutturato di sfruttamento e criminalità che si perpetrava da almeno due anni. «Abbiamo scoperto – aggiunge Maritato – grazie ai loro racconti che questi individui non si limitavano al caporalato ma estorcevano ai propri connazionali favori e servizi che poi non venivano pagati ed erano anche dediti allo spaccio e allo sfruttamento della prostituzione in particolare di ragazze nigeriane. Qualcuno all’epoca commentò ‘tanto si ammazzano tra di loro’, quasi come una sorta di alibi, ma difficile non immaginare una sorta di autorizzazione o connivenza della mafia locale».

«È stato - racconta Donisi - un omicidio efferato, di una violenza inaudita. Non ci sono omicidi delicati, è vero, ma quello di Adnan è stato davvero tremendo. Le indagini sono ancora in corso ma gli inquirenti hanno definito da subito il metodo paramafioso. È inconcepibile: siamo nel 2021 e in Italia si muore di lavoro, si viene sfruttati e si viene strappati alla vita per aver accompagnato qualcuno a denunciare i propri aguzzini».

«A fare giustizia - aggiunge - ci penseranno le istituzioni e le forze dell’ordine. A noi spetta il compito di nutrire la memoria scardinando indifferenza, paura e silenzio, invitando le persone al non-silenzio ma a prendere consapevolezza e applicando quelle leggi in cui Adnan stesso ha creduto fino alla morte. Ogni parola in questo contesto sembra superflua ma continuano ad essere importanti perché diventano azione, responsabilità e memoria. Ed è quello a cui speriamo possa servire la commemorazione di domani, perché commemorare significa riportare alla memoria, dire ‘noi ci siamo ora e per tutto quello che sarà il percorso’».

Il Comitato e il Mo.V.I infatti si costituiranno parte civile nel processo insieme ai familiari di Adnan, al Comune di Caltanissetta e quattro ospiti dell’associazione “I Girasoli” – insieme all’associazione stessa - vittime di un violento raid punitivo in una comunità per minori di Milena dove erano alloggiati.

Il ricordo

Durante l’evento – trasmesso anche in diretta streaming sui canali web e social del Mo.V.I. e cui prenderanno parte il sindaco, il Prefetto, il Questore, rappresentanti delle Forze di Polizia e le altre autorità - verrà presentato il trailer del reportage “ll Silenzio del Sudore” diretto da Elia Miccichè, studente diplomando della Scuola Nazionale di Cinema del Centro Sperimentale di Cinematografia.

«Il 16 luglio prossimo presenteremo in anteprima l’intero lavoro della durata di 35 minuti. Sarà inoltre l’occasione per fare il punto della situazione insieme a diverse autorità regionali e nazionali», conclude Maritato lanciando l’appuntamento. Fulcro della serata di commemorazione sarà, oltre ad alcune esibizioni musicali, un momento conclusivo di preghiera interreligiosa, cattolica e islamica.

Valentina Ersilia Matrascia

risuser

Lascia una risposta

Chiusi
Chiusi

Inserisci il tuo username o il tuo indirizzo email. Riceverai via email un link per creare una nuova password.

Chiusi

Chiusi