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Colleferro, i fratelli Bianchi: “Non abbiamo ucciso Willy”

Colleferro, i fratelli Bianchi: “Non abbiamo ucciso Willy”

Colleferro, i fratelli Bianchi: “Non abbiamo ucciso Willy”

COLLEFERRO - “Non lo abbiamo toccato. Respingiamo ogni accusa. Siamo intervenuti solo per dividere, abbiamo visto un parapiglia e siamo arrivati. Siamo stati chiamati da amici al telefono. Siamo dispiaciuti e distrutti perché accusati di un omicidio che non abbiamo commesso”.

È questa la versione di quella tragica sera in cui è morto Willy Monteiro Duarte che hanno dato i due fratelli Bianchi, Marco e Gabriele, durante l’interrogatorio di convalida davanti al giudice di Velletri. Interrogatorio che si è concluso con la disposizione di una consulenza tecnico-scientifica sui vestiti dei quattro ragazzi arrestati con l'accusa di omicidio preterintenzionale. Inoltre, secondo quanto riferito dai difensori dei fratelli Bianchi, i Pm intenderebbero anche analizzare i cellulari e le telecamere a circuito chiuso presenti nella zona della rissa avvenuta tra sabato e domenica scorsi.

“Durante l'interrogatorio - ha dichiarato l'avvocato Massimiliano Pica, uno dei legali dei fratelli Bianchi e di Mario Pincarelli - i miei assistiti hanno raccontato di avere visto delle persone che loro conoscevano e che erano coinvolte in una rissa con altri soggetti a loro sconosciuti. I miei assistiti hanno fornito al giudice i nomi dei loro conoscenti”. Il penalista ha sostenuto che i suoi assistiti, in quella tragica serata, si sono sbracciati “per dividere gli autori della rissa ma di non avere colpito il ragazzo. Domani (Oggi, ndr) depositeremo nuove testimonianze - ha aggiunto - che contraddicono quelle della Procura. I fratelli Bianchi affermano di non avere visto Willy a terra, vittima del pestaggio”.

A gettare un’ombra di mistero sulla morte di Willy sono i filmati delle telecamere di videosorveglianza, che secondo l’avvocato Massimiliano Pica, “hanno ripreso solo l'arrivo e la partenza dell'auto dove a bordo erano presenti i fratelli Bianchi ma non hanno ripreso la scena della rissa”. Tuttavia, un testimone (il padre di uno dei ragazzi usciti con Willy quella sera), ha dichiarato che “I fratelli Bianchi erano lì solo per picchiare. Non è stata una rissa, ma un'aggressione. Sono stati 20 secondi di violenza inaudita".

L’unica certezza è che l’omicidio del giovane Willy ha causato profonda indignazione nell’opinione pubblica italiana. E tanti sono stati i gesti di solidarietà nei confronti della famiglia della vittima. Come quello del segretario del Pd, nonché presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. "Ecco dove conduce l'odio: violenza fisica, verbale, e perdere anche l'ultimo briciolo di dignità - ha dichiarato - Un ragazzo privato del proprio futuro, una vita spazzata via in pochi secondi. Vicini alla famiglia e agli amici di Willy, sosterremo le spese legali di cui dovranno farsi carico contro queste bestie. Non vi lasceremo soli”, ha assicurato Zingaretti.

Parole di conforto e profondo dispiacere sono venute anche dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che durante l’interrogatorio di convalida si trovava a Beirut in visita istituzionale. “Sono rimasto fortemente colpito, scioccato, e uso una parola forte" dall'uccisione di Willy ed è il momento di interrogarsi. “Ho preferito - ha aggiunto - non rilasciare dichiarazioni, ho parlato con i genitori del ragazzo. Volevo far sentire loro la commossa vicinanza del governo e della comunità nazionale ma non volevo essere invasivo. Ho trovato un papà affranto, sopraffatto, dal grande dolore. Non spetta a me - ha detto ancora - farmi carico delle indagini, dire se c'è l'aggravante razziale, lo decideranno i magistrati. Non mi sento neppure di chiedere una pena esemplare. Ma dico, fermiamoci tutti a riflettere: cosa diremmo ai nostri figli? Diremmo di non intervenire in una lite? A quali rischi vanno incontro i nostri ragazzi? Willy è intervenuto per sedare un litigio, che cieca violenza si è scatenata. Interroghiamoci”.

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