di Roberto Pelos
PALERMO – Gli istituti scolastici sono pronti a riaprire i battenti in un periodo ancora difficile a causa della pandemia. Ne abbiamo parlato con Roberto Lagalla, assessore regionale all’Istruzione.
Come si è preparata la scuola siciliana per la riapertura, soprattutto in considerazione del fatto che l’emergenza covid-19 non è ancora finita?
“Che l’emergenza covid restasse latente e continuasse a imperversare era una previsione relativamente facile, la scuola si è preparata con attenzione e con un grande lavoro comune tra tutte le istituzioni. Naturalmente non mancano le difficoltà, ma noi ci auguriamo che con l’inizio delle scuole tutto gradualmente possa andare a regime”.
Avete in programma accordi con enti o altri assessorati per supportare studenti e insegnanti in questo momento ancora difficile?
“Finora è stato fatto un lavoro importante, sia attraverso l’emanazione di linee guida regionali che hanno recepito le indicazioni nazionali, sia attraverso un coinvolgimento e un lavoro ampio che è stato svolto con gli enti territoriali (Comuni, Province, Città metropolitane), con le prefetture, con l’Ufficio scolastico regionale, con l’Anci; è stato varato un protocollo d’intesa con la Conferenza episcopale siciliana per il reperimento di spazi aggiuntivi scolastici in luoghi ecclesiastici, c’è un impegno dell’Assessorato alle Politiche sociali e degli enti locali che sta incalzando tanto le ipab quanto i Comuni per il reperimento di quegli spazi che ancora mancano per potere accogliere opportunamente quelle scuole che ancora si trovano in uno stato di difficoltà”.
A proposito di spazi: la Sicilia è la prima regione d’Italia per la presenza di beni immobili confiscati alla mafia e non utilizzati. Avete pensato a questa soluzione?
“Questa è una materia che rientra nella sensibilità e nella competenza dei Comuni che ovviamente vi hanno pensato. Banalmente il “Danilo Dolci” a Palermo utilizzerà degli spazi confiscati alla mafia, ma non sempre questi spazi sono consoni ed adeguati ad accogliere le scuole in quanto gli istituti devono avere alcune caratteristiche in termini di superfici, di accessibilità, di sicurezza e di normativa antisismica”.
Lei vede la possibilità di un ritorno alla didattica a distanza o è un’ipotesi che pensa si possa escludere e che non sia necessario?
“La didattica a distanza è entrata nella consapevolezza generale dei modelli formativi nel periodo di lockdown. E’ chiaro che noi lavoriamo per riammettere in classe tutti e in particolare coloro che frequentano la scuola materna, l’elementare e la scuola media. Per quanto riguarda i licei, le linee guida nazionali recepite anche a livello regionale, prevedono la possibilità che nei casi di incompatibilità tra spazi disponibili e numero di allievi, a rotazione, alcuni degli studenti possano fruire delle lezioni con modalità a distanza; quindi non una modalità esclusiva ma mista, ibrida, che eroghi la più parte degli insegnamenti in presenza ed alcune ore di insegnamento a distanza. Ma solo per le scuole superiori”.
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