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Il Sì elimina i privilegi, via 215 inutili senatori

Il Sì elimina i privilegi, via 215 inutili senatori

Il Sì elimina i privilegi, via 215 inutili senatori

Il futuro non va temuto, ma coltivato e perseguito. Perciò bisogna riformare l’esistente, eliminando senza esitazione i privilegi ovunque si trovino, tagliando la spesa corrente dannosa, ritornando ai valori di merito e responsabilità, facendo funzionare la Pubblica amministrazione che è decisiva per progredire. Quando essa è permeata di corruzione e inefficienza, tutta la macchina economica si ferma, perché anche il settore privato lavora spesso in sintonia con quello pubblico.
Chi combatte la Riforma costituzionale, definita da Massimo Cacciari una puttanata, eppur votandola, intende mantenere lo status quo, con la conseguenza che viene votata negativamente da chi sta bene così com’è.
Quando ci si lamenta dei 4,6 milioni di poveri (ma quelli veri sono forse il doppio), quando ci si lamenta della mancata ristrutturazione antisismica degli immobili del Paese di fronte alla quale una classe politica inerte e affaristica non ha fatto nulla in questi ultimi settant’anni, quando ci si lamenta che la stessa classe politica non ha fatto nulla per le indispensabili opere a salvaguardia del territorio, e così via enumerando, si capisce subito benissimo che quella classe politica, ripetiamo inerte e affaristica, va mandata a casa: l’unico modo per farlo è approvare la Riforma costituzionale.Di parole ne abbiamo sentite tante in questi ultimi decenni, di azioni concrete ed efficaci, invece, poche. La vecchia classe politica, molto abile a parlare, non è stata mai severamente punita dagli elettori, tanto che ancora sono sulla scena i De Mita, i D’Alema, i Cirino Pomicino e tante altre cariatidi.
I politicanti si sono comportati come i feudatari: hanno tenuto le segreterie territoriali per colloquiare con il loro elettorato non già su questioni di interesse generale, bensì su altre di interesse personale di questo o di quello. Insomma, tali politicanti si sono preoccupati di sistemare in qualche modo gli amici e non di affrontare i problemi di interesse generale. Ed è proprio questo il vulnus di una vecchia classe politica che è arrivato il momento di mandare definitivamente a casa.
Fra questi politicanti vi sono i 315 senatori, che andranno tutti a casa. Di essi, 215 vengono cancellati dal Senato, 5 sono senatori ma solo per sette anni e non più a vita, 21 sono i senatori di derivazione regionale e 74 proverranno dagli Enti locali.
Dice il falso chi afferma che tali senatori non vengano eletti. Infatti, quando i cittadini sceglieranno i consiglieri regionali e comunali dovranno (o potranno) indicare coloro che rappresenteranno le autonomie locali e regionali al Senato.
Vi è poi tutto il capitolo del taglio delle spese: via 215 indennità per i senatori; vie le proporzionali spese del Senato, dovendone gestire solo 100, cioè due terzi in meno; un’ulteriore diminuzione perché le sedute diminuiranno in pari con la riduzione dei compiti del Senato.
Altro taglio riguarda le indennità dei consiglieri regionali, che non potranno essere superiori a quelle dei sindaci del Comune capoluogo, con un risparmio di oltre metà della spesa complessiva. Ulteriore taglio, quello relativo al Cnel: un ente inutile che farà risparmiare circa 3 milioni. Cifra piccola, ma simbolica.Ci saranno altri risparmi dovuti alla semplificazione dell’iter legislativo, che non consentirà più il ping pong fra Camera e Senato, salvo le questioni europee.
Un altro punto importante della riforma è la semplificazione dei rapporti fra Stato e Regioni, mediante la quale tutte le questioni di interesse nazionale diventano di responsabilità esclusiva del Governo e della Camera, mentre altre materie saranno di esclusiva competenza delle Regioni. Così si libera la Corte Costituzionale di centinaia di controversie fra centro e periferie, che ne intasano l’attività in maniera del tutto inutile.
Dal quadro che precede, si capisce con chiarezza che, nonostante errori, scritture complicate, lacune e altro la Riforma vada approvata senza alcuna esitazione, perché è lo strumento indispensabile per far fare all’Italia un deciso passo in avanti sul piano del funzionamento, per ora bloccato dai privilegiati, che continuano a vivere parassitariamente sui cittadini.
Sono convinto che così si regolerà la maggioranza silenziosa, solo ora richiamata da Renzi.

Carlo Alberto Tregua

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