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Lukoil Priolo, vicina la vendita dell’Isab agli israeliani

Lukoil Priolo, vicina la vendita dell’Isab agli israeliani

Lukoil Priolo, vicina la vendita dell’Isab agli israeliani

PRIOLO (SR) - Conto alla rovescia a Priolo per l’acquisizione della raffinaria Isab della Lukoil da parte del colosso internazionale Goi energy. I referenti del gruppo che fa capo a una holding israeliana attendono già entro la fine di questo mese le decisioni del governo Meloni e in particolare del ministero delle Infrastrutture diretto dal ministro siciliano Adolfo Urso che da mesi segue attentamente tutto l’iter dopo la vicenda Lukoil e l’embargo sul petrolio russo.

Da quello che emerge l’azienda, che mira a assorbire il 100 per cento della proprietà della russa Lukoil, avrebbe già ultimato il trasferimento di tutti i documenti richiesti per consentire al governo di mettere il cappello su una operazione che di fatto supererebbe del tutto i rischi collegati al blocco della raffinazione del petrolio russo, garantendo non soltanto un sito strategico per gli approvvigionamenti per il territorio nazionale, ma in particolare la garanzia occupazionale per gli oltre 10mila lavoratori che tra Isab e indotto gravitano in tutto il petrolchimico.

La firma definitiva entro fine mese

L’accordo definitivo è comunque nell’aria e ha ricevuto già la maggior parte dei visti del ministero. La firma finale dovrebbe essere apposta entro il 31 marzo. Essendo un asset strategico per il Paese sul contratto deve esprimersi il governo attraverso una “golden power”. Goi energy ha consegnato tutta la documentazione richiesta alla Presidenza del consiglio il 2 febbraio scorso dando garanzie sulla solidità finanziaria dell’operazione, sulla continuità produttiva, sulla continuità occupazionale e sul piano di riconversione green. I rappresentanti del colosso israeliano contemporaneamente a questo iter hanno incontrato poche settimane fa sia il ministro Urso per metterlo al corrente della consistenza del gruppo e successivamente anche il presidente della Regione, Renato Schifani che, di concerto col governo, si è speso in prima persona affinché il petrolchimico non subisse forti contraccolpi, dalla crisi internazionale con l’estromissione dei russi, da un asset strategico per l’intero Paese e senza entrare in contrasto con i dettati dell’Unione europea in fatto di sanzioni energetiche. Da notizie non confermate sembra che il governo potrebbe già esprimersi in questi giorni dando di fatto il via libera definitivo all’operazione.

Il petrochimico in mani israeliane

L’acquisizione della raffineria Isab da parte di Goi energy fu annunciata lo scorso 9 gennaio e può in effetti segnare una nuova era, con benefici significativi per l’economia nazionale e locale, oltre che per l’ambiente. In particolare il piano della nuova società assicura la continuità produttiva e lo stato dei livelli occupazionali, ma prevede anche una riconversione ambientale dell’intero sito, più volte al centro dell’attenzione anche per le ormai note vicende del depuratore dell’intero sito produttivo. Goi Energy costituisce il ramo energetico di Argus New Energy Fund. Argus Group è un fondo di “private equity” e di gestione patrimoniale, con sede a Cipro e con una lunga esperienza ventennale, gestito da un team di professionisti con un patrimonio in gestione consulenziale superiore a 2 miliardi di euro. Argus New Energy Fund investe in settori di importanza cruciale per l’economia globale, con l’obiettivo di generare rendimenti a lungo termine e sicuri per gli investitori.

L’amministratore delegato di Goi Energy, Michael Bobrov, è anche amministratore delegato e azionista di maggioranza di Green oil Energy, che a sua volta è l’azionista di maggioranza di Bazan group, uno dei più grandi e complessi gruppi energetici in Israele, che gestisce il più grande impianto integrato di raffinazione e petrolchimico del Paese.

Nell’ambito di questa transazione, Goi energy ha concordato accordi esclusivi di fornitura e di offtake a lungo termine con “Trafigura”, uno dei maggiori commercianti indipendenti di petrolio e prodotti petroliferi al mondo. Gli accordi garantiranno una fornitura sicura di petrolio alla raffineria e un’offerta garantita di prodotti raffinati, oltre a sostenere il fabbisogno di capitale circolante della raffineria. La partnership commerciale con il secondo più grande trader di petrolio al mondo, dunque, può garantire la continuità produttiva dell’impianto con flussi di petrolio ininterrotti e un approvvigionamento compatibile con le direttive europee che consente a Goi energy di movimentare materie prime in tutto il mondo. Insomma vista così la nuova acquisizione di Isab dovrebbe consentire al Petrolchimico di continuare tranquillamente la sua produzione.

Il nodo del depuratore

Un capitolo a parte riguarda invece l’annosa vicenda del depuratore del petrolchimico e degli sversamenti nocivi in mare. Lo scorso gennaio la Presidenza del consiglio ha dichiarato il depuratore Ias sito di interesse strategico nazionale per evitare strascichi giudiziari e di scontro con la procura di Siracusa che aveva avviato le procedure di sequestro del sito, dopo la lettera dell’amministratore giudiziario del depuratore che annunciava l’avvio delle procedure di interruzione degli sversamenti industriali nel sito, appreso il mancato rispetto delle norme in materia ambientale.

Con questo decreto di fatto si stoppano le procedure giudiziarie, ma resta il vero nodo ancora aperto, quello dell’inquinamento ambientale di una zona nella quale vivono decine e decine di migliaia di persone. Una vicenda che dovrebbe essere a tempo per consentire al sito di mettersi in regola con i dettati ambientali. Una sola domanda: tra qualche anno tutto finirà come al solito? Con l’ennesimo scandalo che scoppierà e poi con la corsa ai ripari delle istituzioni con la scusa di sito di interesse strategico?

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