fbpx

Pescatori trattenuti in Libia, nuove proteste dei familiari

Pescatori trattenuti in Libia, nuove proteste dei familiari

Pescatori trattenuti in Libia, nuove proteste dei familiari

Rabbia e sconcerto a Mazara del Vallo (Trapani) dopo la liberazione, ieri pomeriggio, della nave turca "Mabouka", che con il tutto il suo equipaggio composto da sette marinai era stata sequestrata dalla milizia del generale Khalifa Haftar nell'Est della Libia il cinque dicembre scorso. L'annuncio è stato dato direttamente dal portavoce militare di Haftar, il generale Ahmed al Mismari, che ha detto che la nave ha pagato una multa per aver violato le acque libiche. "Apprendiamo con stupore che è stata liberata la nave cargo turca mentre i nostri pescherecci con 18 marinai a bordo è ancora bloccata in Libia dal primo settembre scorso", ha detto Tommaso Macaddino, della Uila pesca che si trova nell'aula consiliare a Mazara occupata, da tre mesi, dai familiari dei pescatori fermati. "Siamo indignati perché i nostri congiunti subiscono un trattamento diverso da quello riservato ai turchi. Il ministro degli Esteri ci deve riportare i nostri cari a casa, siamo indignati e disposti ad inscenare proteste estreme", ha detto Cristina Amabilino, moglie di Bernardo Salvo, uno dei marittimi. "II cargo turco liberato attraverso un riscatto era stato fermato con la stessa motivazione di sconfinamento avanzata ai nostri pescherecci", ha aggiunto Macaddino. "Incredulo" anche il sindaco di Mazara, Salvatore Quinci: "c'è un senso di smarrimento e di incredulità in questo momento. Proviamo la sensazione che il nostro Stato non conti nulla. Oltre cento giorni di attesa sono davvero troppi: un tempo lunghissimo. Ed ora la vicenda della liberazione della nave turca sta generando una rabbia enorme da parte dei nostri concittadini che attendono il rilascio dei propri congiunti. Sembra che il nostro governo non abbia le carte in regola per risolvere questa situazione. Ci sentiamo non tutelati". In realtà il ministro degli Esteri Di Maio ha spiegato a chiare lettere nei giorni scorsi come il fatto che i pescatori siciliani fossero ancora in Libia ne facesse “un caso a metà strada tra fermo e rapimento: stiamo lavorando con un'autorità non riconosciuta, che è quella dell'est della Libia, con un esercito autoproclamato, lo stiamo facendo usando l'intelligence e il corpo diplomatico". Ma la vicenda dei pescatori assume sempre di più una connotazione politica: ieri i familiari hanno concluso la manifestazione sotto la casa mazarese dei genitori del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, urlando slogan e scandendo “Vergogna, vergogna". Sul posto sono arrivati Polizia, Carabinieri e Polizia Municipale. "Questi politici devono dimettersi” ha dichiarato Giuseppe Giacalone, padre di Giacomo, uno dei marittimi sequestrati".

risuser

Lascia una risposta

Chiusi
Chiusi

Inserisci il tuo username o il tuo indirizzo email. Riceverai via email un link per creare una nuova password.

Chiusi

Chiusi