Mentre in gran parte della provincia meno della metà dell’acqua immessa nelle condotte arriva realmente nelle case, Catania rischia di perdere quasi 17 milioni di euro del Pnrr destinati proprio alla riduzione delle perdite idriche. Una vicenda che riaccende polemiche e frustrazione, tra ritardi amministrativi, scontri istituzionali e scadenze ormai considerate irraggiungibili. Il finanziamento, pari a 16.899.026,60 euro, era stato assegnato per interventi strutturali sulle reti idriche etnee, tra le più obsolete d’Italia. Ma oggi la revoca appare sempre più probabile.
Pnrr e reti idriche a Catania: il progetto bloccato
Il progetto rientra tra quelli finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e avrebbe dovuto essere attuato dalla Servizi Idrici Etnei (Sie), la società pubblico-privata incaricata della gestione unica del servizio idrico in 58 Comuni della provincia.
Tuttavia, a oltre un anno dall’assegnazione, la gestione non è mai realmente partita. Tra i principali ostacoli:
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l’assenza di un piano d’ambito aggiornato
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le perplessità dei sindaci sulla solidità finanziaria della società
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una lunga fase di transizione ancora incompiuta
Un immobilismo che ha impedito l’avvio concreto dei lavori e ha messo in crisi il rispetto delle tempistiche imposte dal Pnrr.
Le scadenze mancate e la posizione del Ministero
La conferma ufficiale del rischio revoca è arrivata con una lettera della Direzione generale per le dighe e le infrastrutture idriche del Ministero delle Infrastrutture, inviata all’Ati, alla Sie e all’Unità di missione Pnrr.
Il nodo centrale è uno solo: l’impossibilità di rispettare la scadenza finale del 31 marzo 2026. A riconoscerlo è stata la stessa Sie che, già il 13 settembre, aveva comunicato formalmente al Ministero l’impossibilità di raggiungere l’obiettivo nei tempi previsti. Nonostante una prima tranche da 5 milioni di euro fosse già stata assegnata, il progetto è rimasto fermo sulla carta.
Avviata la procedura di revoca dei fondi Pnrr
Il procedimento di revoca è stato avviato a metà ottobre. Nella comunicazione ministeriale si legge che: “Il termine di trenta giorni per presentare controdeduzioni è scaduto senza che siano pervenute memorie idonee a superare le condizioni che danno luogo alla revoca”. Neppure l’impegno dell’Ati a garantire con fondi propri la copertura finanziaria residua è stato ritenuto sufficiente per superare le criticità. Anzi, nei mesi precedenti era stata la stessa Assemblea territoriale idrica a chiedere formalmente la revoca, davanti allo stallo della gestione.
Ultima finestra per i sindaci, ma le speranze sono poche
Prima della chiusura definitiva della partita, i sindaci avranno dieci giorni per presentare ulteriori documenti o osservazioni. Tuttavia, appare difficile immaginare una soluzione in grado di ribaltare l’orientamento del Ministero. L’unica possibilità resterebbe una proroga straordinaria delle scadenze Pnrr, ipotesi che però non dipende dagli enti locali e che potrebbe essere richiesta anche da altre amministrazioni italiane in difficoltà.
Reti idriche, Pnrr e il paradosso catanese
Il paradosso resta evidente: in un territorio dove le perdite superano il 50%, le risorse per intervenire rischiano di tornare indietro. Una vicenda che riapre il dibattito sulla capacità amministrativa, sulla governance dei servizi pubblici e sull’utilizzo effettivo dei fondi europei.
Ancora una volta, l’emergenza idrica di Catania si scontra con i limiti della macchina burocratica, lasciando sul campo una delle occasioni più importanti per modernizzare le infrastrutture dell’Isola.
di Simone Olivelli
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