Abbiamo più volte evidenziato, la questione dei cosiddetti Diritti acquisiti, sottolineando che si tratta, invece, di Privilegi acquisiti, in quanto coloro che percepiscono somme da Stato, Regioni e Comuni, cui non corrispondono controprestazioni, perché sono molto minori, non hanno il diritto di riceverle.
Per esempio, dirigenti e dipendenti pubblici, alte cariche dello Stato, parlamentari nazionali, consiglieri regionali e tanti altri, ricevono assegni pensionistici enormi, totalmente scollegati dai contributi versati dai rispettivi datori di lavoro, cioè gli Enti pubblici.
Alcuni Governi hanno tentato di tagliare gli stipendi pensionistici di alcune categorie, ma l’hanno fatto male perché non hanno applicato il principio generale, per cui tale operazione andava estesa a chiunque maturava un Diritto acquisito, alias un Privilegio acquisito. Cosicché la Corte costituzionale ha avuto gioco facile a tagliare tali leggi, sentenziando che non erano conformi all’art. 3 della Carta.In qualche altro caso, i Governi hanno scelto un’altra strada: fare un prelievo sulle pensioni d’oro, escluse ovviamente quelle dei politici. In questo caso la Corte costituzionale ha confermato la legittimità della legge.
La questione ha una valenza generale perché tutti coloro che continuano a percepire assegni pensionistici superiori ai contributi versati, ottengono un ingiusto arricchimento a carico della collettività.
Quindi le istituzioni politiche che volessero servire i principi di equità e giustizia dovrebbero eliminare indistintamente tutti i privilegi, chiamati Diritti acquisiti, ad eccezione di quei cittadini che percepiscono pensioni basse, mettiamo da 1.500 euro in giù.
Nessuna legge ordinaria potrebbe raggiungere questo risultato, ammesso che vi fosse la volontà del Parlamento di andare in questa direzione, perché la Corte costituzionale interverebbe giustamente per dichiararne l’illegittimità, anche per violazione del principio del Legittimo affidamento. Esso indica che il cittadino ha fatto un patto con lo Stato, che lo deve onorare, anche se sbagliato.
Per esempio, dirigenti e dipendenti pubblici, alte cariche dello Stato, parlamentari nazionali, consiglieri regionali e tanti altri, ricevono assegni pensionistici enormi, totalmente scollegati dai contributi versati dai rispettivi datori di lavoro, cioè gli Enti pubblici.
Alcuni Governi hanno tentato di tagliare gli stipendi pensionistici di alcune categorie, ma l’hanno fatto male perché non hanno applicato il principio generale, per cui tale operazione andava estesa a chiunque maturava un Diritto acquisito, alias un Privilegio acquisito. Cosicché la Corte costituzionale ha avuto gioco facile a tagliare tali leggi, sentenziando che non erano conformi all’art. 3 della Carta.In qualche altro caso, i Governi hanno scelto un’altra strada: fare un prelievo sulle pensioni d’oro, escluse ovviamente quelle dei politici. In questo caso la Corte costituzionale ha confermato la legittimità della legge.
La questione ha una valenza generale perché tutti coloro che continuano a percepire assegni pensionistici superiori ai contributi versati, ottengono un ingiusto arricchimento a carico della collettività.
Quindi le istituzioni politiche che volessero servire i principi di equità e giustizia dovrebbero eliminare indistintamente tutti i privilegi, chiamati Diritti acquisiti, ad eccezione di quei cittadini che percepiscono pensioni basse, mettiamo da 1.500 euro in giù.
Nessuna legge ordinaria potrebbe raggiungere questo risultato, ammesso che vi fosse la volontà del Parlamento di andare in questa direzione, perché la Corte costituzionale interverebbe giustamente per dichiararne l’illegittimità, anche per violazione del principio del Legittimo affidamento. Esso indica che il cittadino ha fatto un patto con lo Stato, che lo deve onorare, anche se sbagliato.
Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha fatto stimare dai suoi uffici quanto risparmierebbero le casse dello Stato, inserendo un algoritmo nei conteggi delle pensioni che liquida l’Istituto ogni anno: rapportandole ai contributi effettivamente versati da ciascuno, il risparmio sarebbe stimato intorno ai quaranta miliardi.
Il che significa che tutti i contribuenti pagano 40 miliardi in più di quanto dovrebbero, per continuare a foraggiare i cittadini privilegiati che percepiscono più di quanto sarebbe il loro diritto.
Se un Governo ed una maggioranza volessero affrontare il problema alla radice, avrebbero lo strumento per poterlo risolvere? Sì, c’è. Si tratta di approvare una legge costituzionale, secondo il percorso previsto dall’art. 138 della Costituzione, la quale dovrebbe sancire che, anche per effetto del 4° comma dell’art. 81 della Costituzione che prevede il pareggio di bilancio, tutti i cittadini dovrebbero percepire, dal momento dell’approvazione della legge, solo l’assegno pensionistico proporzionato ai contributi e non un euro di più.Si comprende che le prime vittime di questa iniziativa sarebbero parlamentari e consiglieri regionali. Siccome cane non mangia cane, riteniamo altamente improbabile che gli attuali parlamentari possano votare una legge contraria alla categoria sapendo che essi stessi sarebbero penalizzati quando sarà loro liquidato l’assegno pensionistico chiamato vitalizio.
Quando tutti dicono che la politica ha un costo, affermano la verità, perché la democrazia ha un costo. Ma esso deve essere proporzionato ai servigi che i politici rendono ai cittadini. Com’è possibile accettare ancora che ex presidenti di Camera e Senato, per ben dieci anni, continuino ad avere in dotazione uffici, personale, auto ed autisti? Sembra incredibile, eppure è così.
Si dice che Camera e Senato hanno bilanci autonomi, ove il Governo non può entrare, ma si dimentica che sono gli stessi parlamentari, esprimenti il governo, che potrebbero decidere di tagliarsi i privilegi in uno a tutti gli altri privilegiati.
Il che significa che tutti i contribuenti pagano 40 miliardi in più di quanto dovrebbero, per continuare a foraggiare i cittadini privilegiati che percepiscono più di quanto sarebbe il loro diritto.
Se un Governo ed una maggioranza volessero affrontare il problema alla radice, avrebbero lo strumento per poterlo risolvere? Sì, c’è. Si tratta di approvare una legge costituzionale, secondo il percorso previsto dall’art. 138 della Costituzione, la quale dovrebbe sancire che, anche per effetto del 4° comma dell’art. 81 della Costituzione che prevede il pareggio di bilancio, tutti i cittadini dovrebbero percepire, dal momento dell’approvazione della legge, solo l’assegno pensionistico proporzionato ai contributi e non un euro di più.Si comprende che le prime vittime di questa iniziativa sarebbero parlamentari e consiglieri regionali. Siccome cane non mangia cane, riteniamo altamente improbabile che gli attuali parlamentari possano votare una legge contraria alla categoria sapendo che essi stessi sarebbero penalizzati quando sarà loro liquidato l’assegno pensionistico chiamato vitalizio.
Quando tutti dicono che la politica ha un costo, affermano la verità, perché la democrazia ha un costo. Ma esso deve essere proporzionato ai servigi che i politici rendono ai cittadini. Com’è possibile accettare ancora che ex presidenti di Camera e Senato, per ben dieci anni, continuino ad avere in dotazione uffici, personale, auto ed autisti? Sembra incredibile, eppure è così.
Si dice che Camera e Senato hanno bilanci autonomi, ove il Governo non può entrare, ma si dimentica che sono gli stessi parlamentari, esprimenti il governo, che potrebbero decidere di tagliarsi i privilegi in uno a tutti gli altri privilegiati.
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