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Servizi sociali e socio educativi, in Sicilia i Comuni spendono pochissimo

Servizi sociali e socio educativi, in Sicilia i Comuni spendono pochissimo

Servizi sociali e socio educativi, in Sicilia i Comuni spendono pochissimo

I servizi sociali non sono al centro dell’interesse dei Comuni siciliani. Nel 2021, secondo il report appena pubblicato dall’Istat su “La spesa dei Comuni per i servizi sociali”, in Sicilia sono stati spesi soltanto 416 milioni di euro, su un totale nazionale di oltre 8,3 miliardi di euro. La somma siciliana, pertanto, rappresenta appena il 5% della cifra spesa nell’intera penisola. Per rendere ancora meglio l’esiguità dell’importo isolano, è stata calcolata la spesa procapite per singola regione. In Sicilia sono stati spesi soltanto 86 euro a persona, contro una media nazionale che sale a 142 euro. Il confronto diventa ancora più significativo se si guarda ai territori più virtuosi: nella provincia autonoma di Bolzano si arriva a 592 euro a persona, in Trentino Alto Adige a 429 euro, in Friuli Venezia Giulia a 286 euro. Peggio della Sicilia, invece, la Calabria, a 37 euro, la Basilicata a 65 euro, la Campania a 66, e Lazio e Abruzzo, rispettivamente a 73 e 78 euro.

La maggior spesa al Nord

A livello macroterritoriale, sul totale nazionale la spesa maggiore si rileva nel Nord della penisola, dove si concentra oltre la metà della spesa. Nel Nord Est, in particolare, la spesa procapite arriva a 197 euro, mentre nel Nord Ovest arriva a 156 euro. Anche il Centro si mantiene al di sopra della media nazionale, segnando 151 euro di spesa a persona. Se si guarda allo storico, nel 2021 la spesa dei Comuni, al netto delle integrazioni del servizio sanitario nazionale e delle quote pagate dagli utenti, è aumentata del 6,7% rispetto al 2020. Il maggiore incremento è stato al Sud, ben dell’8,1%, ma restano ampi differenziali rispetto alle altre aree del Paese. A livello regionale i maggiori incrementi di Calabria (27,6%), Puglia (18,5%) e Basilicata (17,2%) non sono sufficienti per modificare sostanzialmente i divari. Per comprendere come questi fondi vengono spesi, una chiave di lettura è la distribuzione dei fondi attraverso il servizio sociale professionale, porta di accesso per la presa in carico delle persone e dei nuclei familiari da parte dei Comuni o degli enti territoriali di riferimento.

Gli assistenti sociali

Il servizio, che raggiunge il maggior numero di utenti in tutte le aree di intervento, è basato sulla figura professionale degli assistenti sociali, che forniscono attività di consulenza, valutazione e progettazione di soluzioni specifiche ai problemi delle persone in difficoltà. In questo ambito, in Sicilia il 34,5% della spesa è dedicato a famiglia e minori, il 28,7% a tutti quegli interventi per la povertà, il disagio degli adulti e i senza dimora, il 17% ai disabili. Si scende, quindi, all’11,4% per gli anziani, al 7,1% per gli immigrati, rom, sinti e caminanti, e solo l’1,1% per le dipendenze di vario tipo. Se si focalizza l’attenzione sulle strutture residenziali, le quote di spesa sono più alte in Sicilia (40%) e in Campania (30%) e più basse nelle province autonome di Bolzano e Trento (14% e 15% rispettivamente) dove si registrano maggiori risorse per i contributi economici a integrazione del reddito delle famiglie.

La spesa per gli immigrati

A livello nazionale, la spesa per gli immigrati occupa una quota ancora marginale della spesa complessiva per i servizi sociali dei Comuni (4,2%), ma ha avuto un incremento significativo dal 2014, mentre negli anni precedenti il peso di quest’area di utenza non ha mai superato il 3%. L’incremento di spesa si è verificato in quasi tutte le regioni italiane ed è stato particolarmente rilevante in Sicilia. L’andamento nell’area immigrati riflette le modifiche introdotte negli ultimi anni nel sistema di accoglienza degli stranieri e dei richiedenti asilo.  

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